Chapter 09.

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"È perché credo nell'amore, ma non credo che sia per tutti."

Già. L'amore forse non è per tutti, così come non lo è la vita.
Laura ha smesso di credere all'amore, io di credere alle possibilità nella vita.

Non mi ero mai creato delle crisi esistenziali, pensando alla fine inevitabile che avrei prima o poi dovuto affrontare, anche se avevo sempre pensato che sarebbe stata 'poi'.
Avevo pensato alla morte come ad un riposo eterno, al quale ti ci abbandoni come se niente fosse.
Iniziai a percepire la morte come un fattore reale solo a undici anni, al funerale di mio nonno materno. Avevo capito che la morte era veloce, infida e bastarda. Si era presa una cosa non sua, cioè la vita di mio nonno ed era successo tutto così in fretta. Alla sera cenammo dai miei nonni, ci salutammo e la mamma si organizzò per ospitarli a pranzo tre giorni dopo. Al mattino dopo il nonno non c'era già più.
Se n'era andato, lasciando dietro di sé solo dei ricordi, che ora stavano andando in frantumi e stavano sbiadendo con il tempo.

Io avrei avuto la stessa sorte.

Mi sembrava di svanire ogni giorno di più e di non aver lasciato nulla. Non mancavo ai miei amici, siccome non ne avevo, alla fine.
Ogni giorno, quando accompagnavo Laura al college, mi toccava vedere le loro facce e pensare a che doppiogiochisti erano stati nei miei confronti. A scuola sempre meno persone parlavano di me; ma i miei banchi restavano vuoti e freddi. Il mio armadietto, con dentro alcuni libri di testo, restava chiuso. La maglia della mia divisa restava appesa al mio appendino, nello spogliatoio della palestra.

Nel frattempo, la polizia aveva interrotto le mie ricerche, siccome ero sparito senza lasciare nessuna traccia. Presto o tardi avrebbero archiviato il caso e mi avrebbero semplicemente dato per scomparso.
Non avevo più neache incrociato per caso i miei fratelli. Non che volessi vederli, ora come ora. Avrebbe solo fatto più male.

"Senti Lynch, me la dai una mano a mettere a posto questi libri?" Domandò la voce impertinente di Laura, alla mia destra.
Abbassai lo sguardo su di lei e la vidi con il suo solito abbigliamento 'casalingo', cioè gli occhiali sistemati sul ponte del naso ed i capelli raccolti in un concio tutto disordinato. Il tutto senza trucco, che metteva solo per uscire. Dovevo ammettere però che era piuttosto carina anche senza: le sue ciglie erano lunghe ugualmente, le sue guance più rosee.
"Marano, prenditi un calmante ogni tanto." Borbottai, afferrando alcuni libri dalle sue mani e li sistemai nell'ordine che mi disse lei, sopra alla mensola più alta.
"Di solito come li metti a posto, scusa?"
"Prendo la sedia e ci salgo sopra."
"Certo che sei proprio nana." Dissi, ridacchiando.
"Ti colpirei con un oggetto contundente, se solo ti facesse male."
"Che sfortuna che hai, eh Marano?"

I nostri battibecchi erano sempre frequenti, ma almeno erano meno offensivi rispetto a prima. Strano.
In un certo senso ci eravamo persino avvicinati. Non che fossimo amiconi o ci confidassimo a che età avessimo avuto la varicella. Semplicemente, ci sopportavamo di più.

"Onestamente, quanto leggi?"
"Il giusto." Rispose Laura, scrollando le spalle.
"Hai più libri di una libreria."
"Pensa che una delle mensole mi si ruppe, a causa del peso di tutti i libri."
"Santo cielo..." Lei rise piano, alla mia espressione stanca. Scosse poi la testa e riprese a passarmi altri libri.

"Alla fine la relazione com'è andata?" Domandai, una volta finito di mettere a posto tutta quella pila - infinita - di libri.
Laura stava sorseggiando un té alla pesca, seduta sul suo letto. Teneva le gambe piegate, con le ginocchia vicino al petto. Fra le mani stringeva quella che avevo notato fosse la sua tazza preferita. Era bianca, con il bordo più alto rosa antico e sopra vi erano disegnati dei piccoli fiorellini azzurri.
Soffiò un paio di volte verso il liquido caldo, dal quale si elevava una piccola nuvolettina di vapore, per raffreddarlo un po'.
"Bene dai. Ho scritto quasi seimila parole e l'insegnante mi ha sorriso oggi in classe, quindi potrebbe essere un buon segno." Rispose lei. Si portò la tazza alle labbra e sorseggiò un po' del suo té. "Spero comunque che ne sia valsa la pena."
"Perché?"
"Non mi convinceva molto." Si limitò a dire, facendo un sorriso tirato.

Another Chance || A Raura Fanfic.Where stories live. Discover now