Chapter 07.

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Alla quarta fermata del tram scendemmo anche noi. Laura si incamminò lungo un viale alberato, vicino ad un parco. Riconobbi il posto. Ci venivo da piccolo, a giocare sulla neve. Durante il periodo natalizio la via era sempre tutta addobbata e piena di lucine, fino all'inizio del centro.
Sospirai malinconicamente di nuovo. Sembrava che ogni cosa mi riportasse a galla dei ricordi, che non facevano altro che ferirmi, uno dopo l'altro.

Camminando raggiungemmo l'area pedonale, nella quale le macchine non potevano passare.
Centinaia di persone andavano e venivano, piene di borse della spesa o dello shopping, chi in coppia, chi in gruppo o chi solo.
Sobbalzai, al grido entusiasto di Laura: "Ragazzi!"
Lei corse verso due ragazzi, poco distanti da noi.
Uno dei due si girò di scatto e l'accolse fra le sue braccia, ricambiando l'entusiasmo.
"Lauryy!" Esclamò il ragazzo, sorridendole.
L'altro l'abbracciò, stringendole il fianco.
Mi avvicinai a loro.
Erano entrambi molto alti. Quello che l'aveva abbracciata per primo aveva i capelli nero corvino, con un ciuffo che ricadeva vicino all'occhio destro ed anche da questa distanza notai quanto azzurri fossero i suoi occhi.
L'altro ragazzo era ancora più alto ed aveva una pettinatura molto simile a quella dell'amico; aveva però i capelli castani ed il ciuffo sulla sinistra. Aveva anche degli orecchini neri, che erano azzeccati con il resto dei suoi vestiti.
Converse nere, jeans neri ed un giubitto nero, con delle finte cerniere qua e là.
Il corvino invece sfoggiava una giacca con una galassia stampata sopra e dei jeans neri, infine delle nike bianche.
Avevo più o meno idea di chi fossero. Li avevo visti spesso parlare con Laura e tutti e quattro avevamo una lezione in comune.
"Ce l'hai fatta ad arrivare." Disse quello più alto, lanciandole un sorriso radioso. Due fossette profonde si allargarono sulle sue guance, facendo risaltare gli zigomi.
"Ah-ah, come sei simpatico." Rispose Laura, colpendo il ragazzo sul petto. Lui provò a parare il colpo, senza riuscirci.
"Questa è violenza."
"Stai zitto. Andiamo dai, ho voglia di qualcosa di buono!"

I tre entrarono dentro al ristorante giapponese, parlottando.
Io li seguii a ruota, camminando con le mani nelle tasche dei jeans. Mi guardai intorno, osservando il luogo.
L'entrata era composta da un piccolo corridoio, con due porte: quella di entrata ed una poco più avanti.
Per terra vi era un tappeto color paglia, con sopra disegnata una lettera giapponese. Onestamente non avevo idea di cosa significasse. Rydel mi avrebbe strozzato, se lo avesse saputo.

Quando avevo sedici anni mi obbligò ad imparare il giapponese con lei. Diciamo che le cose non andarono bene... io non ero molto portato e lei un giorno mi regalò una maglia, con delle scritte in giapponese. Mi disse che sopra vi era scritto: "La chiave della tua felicità sei tu stesso.", in verità c'era scritto: "Sono stupido". Maledetto io che non le avevo dato ascolto.

Il ragazzo dai capelli neri aprì la porta e fece passare sia Laura che l'altro ragazzo, per poi farla richiudere. Io passai attraverso il vetro, entrando nel locale.
Il posto era davvero carino. Vi erano decine di tavoli, anche se solo pochi erano già occupati.
Le varie aree del ristorante erano divise da dei separè di legno, con disegnati sopra dei petali di ciliegio.
Nel soffitto erano appese delle piccole lanterne rosse, che illuminavano tutto il locale. In una parete era appesa una lastra di ferro, dalla quale scendeva dell'acqua, creando una cascata artificiale.

I ragazzi si fermarono, aspettando che qualcuno arrivasse, per farli accomodare.
Da una porta, alla fine della stanza, sbucò una ragazza. Era piuttosto bassa, con i capelli lisci e corti a caschetto, con una frangetta perfetta. Estrasse un piccolo taccuino da una delle tasche della divisa e sorrise ai tre.
"Salve e benvenuti." Li salutò. "Vi mostro il vostro tavolo, venite pure." Lei si incamminò a passo spedito e gli altri quasi faticarono a starle dietro.
Si fermò davanti ad un tavolino da quattro posti e li fece accomodare. Dal tavolo accanto, che era vuoto, prese tre menù e li lasciò sul loro, per poi andarsene.
Il tavolino era nascosto da una separè di legno, ed era vicino a quello che sembrava un bonsai. In quella parte del ristorante c'eravamo solo noi ed era comunque piuttosto silenzioso; si sentiva giusto il chiacchiericcio delle persone dall'altro lato del locale ed il cocciare delle stoviglie in cucina.
I due ragazzi si sedettero vicini, dando le spalle al separè, mentre Laura si sedette dal lato opposto, davanti a quello dai capelli neri.
Io mi accomodai vicino a Laura, cercando di non far notare agli altri due il rumore della sedia che si spostava 'da sola'.
La ragazza mi lanciò uno sguardo con la coda dell'occhio, come per assicurarsi a sua volta che i due non avessero visto nulla.

Another Chance || A Raura Fanfic.Where stories live. Discover now