Talk me down

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Isak's pov

"Ho combinato un casino."

"Vieni subito a casa di Even."

"Non so cosa devo fare."

Il messaggio di Eskild mi martella in testa durante tutto il tragitto in bus. La stessa strada che ho percorso un milione di volte, improvvisamente, mi appare sconosciuta. Infinita.

La miriade di sensazioni fa vacillare quell'equilibrio che fortemente ho ricercato in questi mesi.
Che ho ottenuto a fatica attraversandone ogni fase, senza sconti:

la negazione, quando la mia mente rifiutava di credere che tutto quello che avevamo costruito fosse finito. I sogni, i progetti e tutte le promesse.

La rabbia accecante, inevitabile, necessaria. Quell'energia oscura che ti rende vittima e carnefice di te stesso, che ti seduce e ti abbandona lasciandoti in preda al dolore.

Non si guarisce mai del tutto dal dolore.

Arriva nella fase successiva come un manto nero e pesante che si cala sulle spalle. Ti fa accomodare sulle macerie di quell'amore che hai vissuto e lascia che sia la nostalgia ad accarezzare il tuo cuore infranto.
Quelle stesse spine che ti pungevano la carne e l'anima non sono che petali secchi ormai.

Non sono che ricordi.

Viaggi interiori che mai corrisponderanno ai passi che compirai con le gambe; universi paralleli destinati a non incontrarsi mai.
Echeggi che un giorno percepirai lontani perchè quei chilometri percorsi ti avranno condotto oltre, verso una nuova destinazione.

"Questa è la linea 12, Via Grümerløkka e Thorshov a Disen." *
Sorrido all'annuncio della mia fermata che risuona forte, pronto a contraddire i miei pensieri di poco prima.

Mi osservo intorno e mi stupisco di come il destino ci faccia inciampare nelle vecchie abitudini, di come tutto cambi per restare sempre uguale:

il negozio di ortaggi vicino alla fermata, quello polveroso di souvenir alla sinistra e il palazzo giallo con le inferiate grigie appena svoltato l'angolo. Dieci passi ancora prima di ripiombare in quel passato doloroso che mi ero lasciato alle spalle.

Prendo un respiro profondo e cerco di svuotare la mente

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Prendo un respiro profondo e cerco di svuotare la mente.
Tutto questo non significa niente.
Non sto ricadendo negli stessi sbagli.
Non sto riaprendo una vecchia ferita.
Metto un piede avanti all'altro, concentrandomi sull'obiettivo: assicurarmi che Even stia bene e tornare alla mia vita.
Tutto il resto non conta. Non importa cosa è successo e soprattutto non mi importa il perché. Non è più affar mio.

THE BOY WHO COULDN'T HOLD HIS BREATH UNDERWATERМесто, где живут истории. Откройте их для себя