⭐Capitolo 115⭐

6.5K 219 21
                                    

2 anni dopo...

<< Torno oggi a pranzo, aspettatemi. >> Dice e si sporge in avanti per baciarmi.
Posa le sue labbra sulla mie: chiudo gli occhi, posa una mano sulla mia guancia accarezzandola delicatamente, sfiora la mia lingua con la sua e io gli porto le braccia al collo.
<< Non andiamo da nessuna
parte. >> Dico accarezzandomi l'enorme pancione che mi ritrovo.
Mi sfiora la guancia: << Siete la mia vita. Vi amo da morire. >>
Sorrido e mi alzo sulle punte per baciarlo sulla guancia.
<< A dopo. >> Dico e lui va via.
È riuscito a tenersi il bar, ha fatto di tutto per non darla vinta a suo padre e a suo fratello, e alla fine ci è riuscito.
Dopotutto, il locale era suo; quando decise di aprire il bar, comprò il locale con i suoi soldi, e loro non avevano alcun diritto nel portarglielo via!
Chiudo la porta e vado a stendermi un po' sul divano. Nell'ultimo mese, sono poche le cose che riesco a fare.
E in questa casa c'è tanto da fare!
Quando mi ha fatto la proposta - ricordo come fosse ieri - siamo subito andati in giro per trovare casa, e quando ho visto questa casa... Me ne sono completamente innamorata.
È una villa, su un solo piano.
Mi piacciono quelle su due piani, ma credo siano troppo faticose!
Un enorme soggiorno, arredamento moderno, molto semplice, non mi piacciono le cose complicate.
Un'enorme cucina - anche se non sono molto brava a cucinare, ma di tanto in tanto, Sophie viene a darmi qualche lezione, e mi ritengo fortunata - c'è una grande penisola, che semplicemente adoro. Mi è sempre piaciuta. A casa dei miei genitori c'era...
La camera da letto affaccia sul giardino; adesso è incasinata, con l'arrivo del bambino non si capisce più nulla!
Quando entro devo farlo ad occhi chiusi, perché se solo vedessi come è messa, mi strapperei tutti i capelli che ho in testa.
Ho il bagno in camera! Che è la cosa più bella e comoda al mondo! Per non parlare della cabina armadio!
Due camere vuote, non una! Ben due!
Be', adesso ne rimarrà una, perché l'altra sarà occupata, a breve...
Sono al nono mese di gravidanza e mancano solo due settimane al parto.
<< Ahi... >> Mi ha appena tirato un calcio. << Piccolo... Non puoi tirare il calcio alla mamma ogni volta che papà va' via. >> Dico guardandomi il pancione.
Si, è un maschietto!
Il mio primo bambino. Il nostro primo bambino.
Cammino lenta, e mi sistemo meglio sul divano, sistemandomi i cuscini dietro la schiena per stare più comoda.
Non appena alzo le gambe, mi sento sollevata. Sono diventata molto più pesante!
Spero che una volta partorito, tornerò ad avere il peso di una volta...

<< Amore sono a casa! >> La porta d'ingresso si spalanca e Christian viene subito da me. Mi bacia sulla fronte e carezza nostro figlio.
<< Come stanno i miei tesori? >>
Sorrido: << Bene. >> M bacia sulle labbra.
<< Vado a preparare la tavola, tu perché non fai una doccia. >>
Annuisce. << Okay. >>
Faccio per andare via, ma mi prende per un braccio e mi fa voltare lentamente.
<< Prima però voglio un bacio. Mi sei mancata oggi. Come ogni volta che non sei con me. >>
Ridacchio e mi avvicino a lui: << Anche tu. >> Avvolge le sue braccia attorno alla mia vita e mi attira a se, allora gli porto le braccia al collo e lo bacio dolcemente.
Lui infila la lingua, è così calda a contatto con la mia. Accarezza delicatamente la mia, poi mi tira indietro delicatamente.
<< Per adesso mi basta. >> Scherza.
Sorrido. << Vai... >> Quando si volta, gli do un leggero colpo sul sedere e lui scoppia a ridere.
In cucina, apro il cassetto e prendo la tovaglia per apparecchiare la tavola.
Prendo i bicchieri nella credenza, e mi avvicino alla tavola per posarli al centro. Improvvisamente un forte dolore mi fa piegare in due. Strillo con tutte le mie forze.
Piegata in avanti, apro gli occhi che avevo chiuso per il forte dolore e vedo a terra acqua.
Acqua!
<< Christian! Christian! >> Strillo.
Sento un forte rumore provenire dal bagno, passi veloci, poi compare Christian con indosso solo i pantaloni.
<< Grace! Che succede?! >> Chiede terrorizzato.
<< Mi... Le acque! >> Strillo. Il dolore è talmente forte che non riesco a parlare.
<< Cosa?! >>
Strillo ancora e lui mi si avvicina sempre più terrorizzato dai miei strilli disumani.
Guarda a terra ai miei piedi; << Oddio! Le acque! Ti si sono rotte le acque! >>
<< Riesci ad andare a mettere il cappotto? Indosso la maglia e andiamo! >> Dice in preda al panico.
Annuisco.
Corre via e io cammino lenta verso l'ingresso e indosso il cappotto.
<< Andiamo! Sei pronta? >> Corre verso di me.
<< Si. >>
<< Ce la fai a camminare? >>
Scuoto la testa: << Lascia perdere, ti porto in braccio lo stesso! >>
Mi fa ridere un po'. È più spaventato lui di me.
Porta un braccio dietro la mia schiena, e uno dietro le ginocchia, mi solleva da terra delicatamente e cammina a passo svelto verso l'auto.
Mi aiuta a salire e poi prende posto al mio fianco, lato guida. Mette in moto e parte come un razzo.
Spero di arrivarci viva!
<< Ma che cazzo! Non mancavano ancora due settimane?! >>
Scuoto la testa e strillo per il forte dolore: << Non lo so! Tu guida! >>
Lui annuisce e respira a fatica, poi profondamente. << Si. Si. Guido. Grace mi fai uscire fuori di testa! >>

Ti odio. Ma forse ti amo{COMPLETA}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora