⭐Capitolo 77⭐

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<< Cosa devi dirmi Christian? >> Sto cominciando ad innervosirmi; sono dieci minuti che sono chiusa qui dentro con lui, e fino ad ora, non ha fatto altro che guardarmi, sorridere, e non ha ancora aperto bocca.
<< Dimmi la verità, Watson... Ti ha dato fastidio sapere che sono stato con Miranda? >>
Scoppio in una risata isterica: << Cosa?! Sul serio? Davvero me lo stai chiedendo? >> Incrocio le braccia al petto, << Non sei il centro dell'universo, bello... >>
Inarca un sopracciglio e scoppia a ridere: << Bene. Almeno so che mi trovi bello. >> Mi sento avvampare.
Chi non lo penserebbe!
Ha due occhi che fanno paura è un fisico!
Grace Watson! Fai silenzio!
Be', inutile negare che è un bel tipo, ma non per questo deve tirarsela così tanto!
Si alza dalla sedia e viene ad accovacciarsi davanti a me. Mi sfiora la guancia e un brivido mi percorre per tutto il corpo.
<< Sei arrossita Watson. >> Sussurra con voce seducente; << Ho caldo. >> Mento.
Ridacchia: << Ma se ci saranno si e no cinque gradi fuori! >>
Lo guardo male: << Be', qui dentro ho caldo, okay?! >> Sbotto.
Mi guarda attentamente e sorride di nuovo. Si nota così tanto che ho detto una stupidaggine?
<< Watson... >> Mi alzo di scatto e prendo le distanze prima che possa dire qualcosa.
<< Watson...!? >>
<< Devo lavorare Christian, non ho tempo da perdere. >> Dico avviandomi alla porta. La apro e corro via.
Lo lascio lì, imbambolato.
Non volevo dicesse qualcosa; però adesso che ci penso, sono curiosa di sapere cosa voleva dirmi.
<< Ethan... >> Appena lo vedo, gli corro incontro e mi butto tra le sue braccia; lui le avvolge attorno alle mie spalle e mi stringe forte: << Grace, che ti succede? >> Sussurra vicino al mio orecchio.
Ancora stretta a lui dico: << Ho bisogno dell'abbraccio di un amico. >>
<< Okay. >> Lo sento dire; mi stringe più forte e chiudo gli occhi.
La voce di un cliente fa sussultare entrambi e sciogliamo l'abbraccio, mi porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
<< Stai bene adesso? >> Dice tenendomi per le braccia.
Faccio spallucce: << Va bene se ti rispondo che non lo so? >>
Mi sfiora la guancia: << Amica mia, cosa ti succede? >> Chiede preoccupato.
Ethan non sa di Christian. Anche se a dire la verità non c'è nulla da sapere.
Sophie e le ragazze hanno in testa quest'idea che io e lui avremmo una cotta l'una per l'altra; ma non è così.
Io non ho nessuna cotta, e tantomeno lui.
<< Niente. Mi sentivo un po' giù di morale e avevo bisogno di due braccia amiche. >>
Mi sorride e annuisce senza fare domande.
<< Hei! Piccioncini! Sto chiamando voi! Vi decidete a servirmi o no! >>
Il cliente che prima ci ha chiamati, è un ragazzo.
Ethan si acciglia: << Sta' zitto
stronzo! >> Dice alzando il tono di voce.
Il ragazzo scatta in piedi dalla sedia e viene a passo svelto verso di noi, fino a quando non si trova faccia a faccia con Ethan: << Come mi hai chiamato brutto figlio di... >>
<< Basta! >> Lo interrompo.
Mi piazzo tra i due e il ragazzo abbassa gli occhi su di me, scoppia a ridere per poi posarli infine su Ethan: << Ti fai difendere dalla tua ragazza? >>
Mi acciglio: << Non sono la sua ragazza! >> Dico guardandolo in cagnesco.
<< Sei comunque una ragazza che lo sta difendendo. >> Commenta divertito.
<< Adesso basta. >> Ringhio.
Mi lancia un'occhiataccia e mi afferra per un polso strattonandomi e poi spingendomi via, << Togliti dalle palle, stronza. >>
Sferra un pugno ad Ethan che sta per cadere all'indietro, ma riesce a stare in equilibrio.
<< Questa me la paghi. >> Dice pulendosi il labbro dal sangue.
Lo colpisce sulla guancia, e il ragazzo emette un lamento per il forte colpo.
<< Basta! Smettetela! >> Strillo disperata.
<< Cosa diavolo sta succedendo! >> Christian arriva correndo. Prende il ragazzo per il colletto bloccandolo alla parete: << Se sei venuto qui per cercare rogne, è meglio che te ne vai. >> Ringhia.
Il ragazzo spinge via Christian e si risistema la giacca, lancia un'occhiataccia ad Ethan e se ne va.
Una volta andato via, cala il silenzio. Sentiamo Christian sospirare; fissa l'ingresso, dove è uscito il ragazzo, poi dice: << Mi spiegate che cazzo succede? >> Si volta e nei suoi occhi vedo la rabbia.
In questo momento mi fa paura.
<< Quello ha usato un tono di voce che non mi è piaciuto. >>
<< Ha osato chiamarci piccioncini! >>
Aggiunge alla fine, e in questo momento vorrei essere io a strozzarlo!
Christian da Ethan sposta lo sguardo su di me: << Perché? Cosa stavate facendo? >> Chiede.
Come se io ed Ethan potessimo fare qualcosa, ma dai!
<< Ci stavamo abbracciando, Grace mi sembrava molto triste. Me lo ha chiesto lei. >> Sospiro nervosa. Alzo gli occhi al cielo e picchietto il piede a terra.
Adesso lo ammazzo.
Christian mi si avvicina e posa una mano sulla mia spalla: << Va tutto bene? >> Chiede.
Faccio un passo indietro togliendomi di dosso la sua viscida mano, << Non mi toccare. >>
Mi volto e scappo via.
Vado nel bagno e mi ci chiudo dentro.

Venti minuti dopo ritorno da Ethan; si sta pulendo ancora il sangue.
<< Lascia fare a me. >>
Corro a prendere del disinfettante che ho nella borsa. Lo porto sempre con me, non si sa mai: potresti tagliarti e doverti disinfettare il taglio, un tuo amico potrebbe fare a pugni...
Uomini! Ma perché devono usare sempre la violenza?
Ritorno da lui, si è seduto su una sedia, prendo un po' di carta e ci metto su un po' di disinfettante.
Glielo poso sul labbro sanguinante e si lamenta perché deve fargli male.
<< Mi dispiace. Ma questo è quello che ti meriti. Dovevi lasciarlo perdere. >>
<< Si, ma... >>
<< Niente ma, con tipi come quelli non ci puoi discutere, si arriva sempre e solo a questo. >> Lo interrompo.
Abbassa lo sguardo: << Hai ragione. >>
<< Tienici questo su e dopo metti questo. >> Gli do un piccolo cerotto.
Ridacchia: << Ma cosa avete in quelle borse voi donne? Il mondo intero? >>
Annuisco: << Esatto. Hai indovinato. >> Scherzo.
<< Io mi metto a lavoro. >> Ho visto che sono entrati dei clienti.
Mi fermo e mi volto di nuovo verso Ethan: << Era meglio se non dicevi che mi stavi abbracciando. >>
Inarca un sopracciglio: << A chi? >>
Aggrotto la fronte: << Come a chi? A Christian! >> Esclamo.
Annuisce: << Si, okay. Ma perché? >> Chiede.
Ma non poteva annuire e basta? Deve per forza chiedere il perché?
<< Perché ti dico che è così. >> Gli volto di nuovo le spalle e me ne vado.

Per tutto il giorno non ho visto Christian, per fortuna.
Non voglio mi faccia domande.
<< Grace servi tu quel tavolo? Io sto servendo quello. >> Indica un tavolo dove c'è una coppia di marito e moglie con i propri figli.
Invece al tavolo che mi ha chiesto di servire, ci sono una coppia di anziani.
Ma è la stessa coppia dell'altra volta.
La signora che mi dava consigli sull'amore!
Mi scappa un sorriso. Mi piace troppo quella coppia!
Corro da loro e con il sorriso sulle labbra chiedo loro cosa vogliono ordinare.
<< Ciao cara. A me porti un succo alla mela, e a lui un bicchiere d'acqua. >>
Guardo il signore che la sta guardando male: << Solo acqua? >> Chiedo.
Annuisce e così vado via con l'ordine.
Che strani. Non erano come l'altra volta. Che abbiano litigato?

Alle 23.30 Ethan va via, e rimango solo io. Finisco di servire gli ultimi clienti rimasti per poi andare via.
<< Signorina! Può portarmi il conto, per favore? >>
Sorrido cortesemente: << Certo! Arrivo subito. >>
Sono esausta. Non vedo l'ora che questa giornata giunga al termine.
Mi passo una mano sulla fronte per poi portare il conto al cliente che me lo ha richiesto.
Dopo aver servito gli ultimi clienti, portato il conto, dedico gli ultimi minuti per pulire il banco.
Dieci minuti dopo, sono negli spogliatoi a cambiarmi.
Sto indossando la camicetta quando sento un rumore, e d'un tratto vedo Christian sbucarmi alle spalle; trasalisco, sto per urlare dallo spavento quando mi zittisce posando una mano sulla mia bocca.
Vado indietro e batto la testa contro qualcosa: << Ahi! >> Porto la mano dietro la testa.
<< Watson! >> Christian posa la mano sulla mia.
<< Ti sei fatta male? >> Chiede con un sussurro.
È troppo vicino, mi sento avvampare. Sento il cuore martellarmi forte nel petto. Cosa mi succede?
<< Si, no, si. Cioè... No. >>
Sorride, poi con la mano libera mi sfiora delicatamente la guancia.
<< Si o no, Watson? >>
Mi raddrizzo e con aria dura scuoto la testa.
<< Cosa ci fai qui? >>
Sospira: << Non so perché ho fatto quel che ho fatto. >> Lo guardo male, si allontana da me e il mio cuore comincia a rallentare.
<< Non mi riguarda, te l'ho detto. Tu per me non sei niente. >>
Si rabbuia.
<< Okay. >>
<< Potresti uscire? Sai, mi sto cambiando. >>
Annuisce: << Scusa. Vado via. Aspetto che tu vada via per chiudere. >>
<< Puoi lasciare le chiavi a me, chiudo io se c'è Miranda che ti aspetta... >>
Scuote la testa. << No, non c'è. Ti aspetto. >>
Faccio spallucce: << Come vuoi. >>
Esce e io finisco di prepararmi.

<< Ti accompagno. >> Dice quando mi vede arrivare.
Scuoto la testa: << No. >>
<< Insisto. >>
<< No. >> Faccio per andare via, ma mi afferra per un polso, mi volto verso lui: << Non ti lascio andare via da
sola. >> Sussurra a un soffio dal mio viso.

Non ho potuto fare altro che accettare, così mi ha riaccompagnata a casa.
Adesso sono nel letto, al caldo.
Ripenso a quello che ha detto: "Non so perché ho fatto quello che ho fatto".
⭐⭐⭐⭐
Bene! Buona lettura!
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Scrivetemi in tanti!
Baci! 😘

Ti odio. Ma forse ti amo{COMPLETA}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora