Capitolo 9

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All'improvviso il mio cervello si accende.
Cerco di aprire gli occhi, senza riuscirci, svegliandomi da quello stato di incoscienza in cui sono finito... quando? Qualche minuto fa? Qualche ora?
Non ricordo assolutamente nulla, solo di essere svenuto e di non essermi più svegliato fino a questo momento.
Lo schiocco di una mano calda sul mio polso mi fa trasalire, ma decido ugualmente di non muovere un muscolo.
-Pft, Di Angelo. Ma che combini?-
Inarco involontariamente le sopracciglia, riconoscendo all'istante la singolare voce che caratterizza un certo spilungone biondo di mia conoscenza.
Cosa ci fa lui quì?
Come faceva a sapere del mio svenimento?
Forse è capitato quì per caso mentre andava da Amalia.
Ciò vuol dire che l'ora d'aria è già iniziata.
Allora perchè è tutto cosi silenzioso?
Dopo pochi secondi di riflessione profonda ad occhi chiusi percepisco uno spostamento d'aria e il tremolio stridente emesso dal movimento di una sedia.
Socchiudo un occhio, ancora mezzo incollato dal sonno.
Il figlio d'Apollo è girato di spalle ai piedi del letto, frugando all'interno di una borsa nera, passando la mano tra quelli che, a giudicare dal rumore, sembrerebbero tubetti di un qualche medicinale.
Spalanco le palpebre.
-Che ci fai tu qui?-
Vedo la schiena del biondo sobbalzare leggermente, preso alla sprovvista dalle mie parole.
Appoggio il peso sui gomiti, tirandomi su col busto per mettermi a sedere, ma vengo subito trascinato per le spalle sul materasso dalle stupidissime mani della stupidissima persona che, ora, è a pochi centimetri dalla mia faccia.
-Stai giù.- mi intima il ragazzo, commettendo il più grande errore mai commesso durante tutta la sua inutile esistenza.
Forse non ha mai provato a dare un ordine ad un figlio di Ade prima d'ora.
Il che è comprensibile dato che al campo Mezzosangue sono l'unico figlio di quel divoratore di anime.
-Spostati ragazzo torcia, non ho intenzione di trascorrere tutta la vita sdraiato su questo letto.- dico, tentando nuovamente di alzarmi.
La sua presa si fa più forte, costringendomi a smettere di opporgli resistenza.
È inutile.
La mia debolezza peggiora ogni giorno di più.
Una volta sarei riuscito a batterlo senza il minimo sforzo.
Mi vengono i brividi al solo pensiero di tutti quegli allenamenti sotto il sole cocente, resi inutili da quegli stupidi e "immaginari" problemi che non ho.
Sospiro, alzando gli occhi al cielo e sento le dita del biondo allentare la stretta, ma mi ci vuole solo un secondo per realizzare il vero problema in cui mi trovo: Will è letteralmente sopra di me, con le mani appoggiate sulle mie spalle e una gamba tra le mie, per bloccarmi ogni via di fuga.
Una situazione al quanto imbarazzante, ma lui sembra perfettamente a suo agio, divertito oserei dire.
Aggrotto le sopracciglia.
Lui mi scruta con lo sguardo, forse non capendo il motivo di quel cambio d'umore repentino, ma gli ci vuole solo un momento prima di abbassare lo sguardo sull'incrocio di ginocchia creatosi sul materasso ed arrossire violentemente.
Allora salta giù dal letto, alzando le mani in aria, in segno di resa.
-Scusa! Scusa Nico, n-non me n'ero accorto!- dice, finendo la frase con una risata imbarazzata e una mano dietro alla nuca.
Gonfio le guance, sentendo improvvisamente una ventata attraversarmi le ossa e diramando un brivido freddo per tutto il corpo.
Agito una mano in aria, con fare indifferente ed incrocio le braccia al petto.
Dopo avermi dedicato un enorme sorriso sollevato il biondo si volta, dandomi di nuovo le spalle e continuando a frugare all'interno della misteriosa borsa nera... che poi il nero non è per niente un colore da figlio di Apollo, ma lui non mi sembra comunque molto normale, quindi decido di tralasciare.
-Se sono bloccato a vita su questo letto, posso almeno sapere cosa stai cercando di tanto importante? E cosa c'è in quella borsa?-
Will in un primo momento ignora le mie domande, continuando a far suonare i medicinali all'interno dei tubetti di plastica colorata.
Dopo pochi secondi esclama: -TROVATA!-, impugnando una scatoletta di cartone appartentemente normale, ma entrambi sappiamo benissimo che non è così.
Il contenitore è bianco, non più grande di una mano, con delle rifiniture argentate e una scritta in nero al centro "Αμβροσία" (Ambrosia), il cibo degli dei.
Si gira verso di me, aprendo la scatola, ma rimanendo a fissare la barretta d'orata con aria perplessa.
-Che c'è?- chiedo, notando la sua indecisione.
-No, niente. Stavo solo facendo due calcoli.-
-Due calcoli su cosa?-
Il Semidio alza la testa, tenendo però lo sguardo basso sulla sostanza divina ed indicandone un angolo col dito.
-Ecco, vedi, sei troppo debole per prenderne un pezzo intero, ma se non ne prendi nemmeno un quadratino non riuscirai a guarire... o almeno non così velocemente. Stavo solo ragionando sulla quantità, ecco.- risponde, appoggiando l'indice e il pollice sotto il mento.
-Non sono troppo debole, dammene un pezzo e basta.- ribatto, leggermente infastidito.
Cascasse il mondo, io non ammetterei mai la mia mancanza di forze di fronte ad un altro Semidio.
Al campo ero temuto da tutti, perchè nonostante la mia giovane età, allenandomi giorno e notte (soprattutto notte) ero riuscito a superare i più grandi in potenza e in agilità in battaglia.
Ora che tutti i miei sforzi sono andati perduti devo dimostrare a tutti il contrario, anche se svenire in continuazione non aiuta affatto a mantenere alta la mia reputazione.
Una volta finita la mia profonda (ed inutile) riflessione, lo osservo staccare metà quadratino d'orato dalla barretta ed appoggiarlo sulla scatola.
Una mano va ad infiltrarsi tra le mie spalle e il letto, sollevandomi lentamente il busto.
Nel breve istante che impiego per realizzare, rimango paralizzato... di nuovo.
-W-Will?- dico con voce tremante, ma lui non sembra badarci.
Lo sento sedersi dietro di me, come se niente fosse, con una gamba a penzoloni dal materasso, tenendomi le spalle con un braccio.
Le guance mi si incendiano pericolosamente.
Sto per scattare in avanti, quando uno strano tepore rilassante mi si dissolve per tutto il corpo, partendo dal centro della schiena, dove il biondo sta premendo il suo palmo aperto.
Una sensazione di stanchezza mi assale, ma non come la debolezza che mi perseguita ogni giorno... più simile a quel sonno che ti impedisce di mantenere le palpebre aperte per troppo tempo.
Socchiudo gli occhi, lasciandomi cullare dai poteri del figlio di Apollo e poggiando la testa sul suo petto, mentre, con la mano con cui prima mi sorreggeva, mi mette il quadratino di Ambrosia di fronte al viso.
Cerco di alzare un braccio per afferrarlo, ma lui, più rapido, mi imbocca prima che potessi farlo io, facendomi passare le guance ad una tonalità di rosso ancora più scura.
Un sapore forte di menta mi investe, ricordadomi il dolce che mia madre preparava sempre a me e a Bianca quando c'era qualche ricorrenza importante, con quel gusto acidulo e dolce che tanto ci piaceva.
Certo che questa situazione è strana: prima d'ora non avrei mai pensato di diventare talmente tanto rammollito da permettere ad un figlio di quel narcisista del Dio del Sole di curarmi.
Ne andava della mia reputazione.
Ma allora perchè adesso mi sento così bene?
Appoggiato al petto di Will, con gli occhi chiusi e la sua mano sulla mia schiena che mi trasmette calore.
Sarà che oltre al corpo mi si è indebolito anche il cervello... probabilmente è per questo.
Sta di fatto che il quadratino dorato non sta facendo il suo effetto ed io sto cominciando a preoccuparmi.
Le sue dita iniziano a solleticarmi ed io mi schiaccio involontariamente, ancora di più, contro il suo addome, ma lui, al posto di ritirarsi, fa scivolare entrambi le mani sul mio stomaco, probabilmente per comodità, facendo impazzire circa un miliardo di farfalle-scheletro al suo interno.
-Ehm... Will?-
Un leggero mormorio d'assenso giunge alle mie orecchie e decido di continuare.
-Forse me ne hai data poca. Di Ambrosia intendo.-
Lo sento trasalire e stringere ancora di più la stretta delle braccia sul mio torace.
Non so cosa voglia dire, ma sicuramente non è buon segno.
-I-io n-non te ne ho data poca, anzi... perchè, come ti senti?-
-Uno schifo.- rispondo, riferendomi al fatto di non avere più neanche la forza per muovermi.
Lo sento imprecare a denti stretti e, prima di poter chiedere spiegazioni i suoi palmi si staccano, lasciandomi con una fastidiosa ventata d'aria fresca.
Il mio corpo, ora non più riscaldato dai poteri del figlio di Apollo, viene scosso da un brivido.
Non che fuori sia freddo, è primavera dopotutto, ma stavo comunque meglio prima.
Io e il freddo non siamo mai andati d'accordo.
Il biondo si alza di fretta, per poi appoggiare il mio busto sul materasso e rilanciare, con la delicatezza di una balena spiaggiata, il cibo divino nella borsa.
-Ma che...? Dove vai adesso?-
Chiude la zip e si incammina velocemente verso l'uscita, ma io odio essere ignorato.
Sono io quello che ignora, non il contrario.
-Ragazzo torcia, dimmi subito dove stai andando!-
Silenzio.
Il biondo abbassa lo sguardo, tirando fuori dalla tasca dei jeans un mazzo di chiavi di ogni forma, colore e dimensione.
Sono così tante che dubito ci sia porta che non si possa aprire con quelle.
-Se è una cosa che mi riguarda sei pregato di dirmelo.-
Lui emette una specie di ringhio di frustrazione, continuando a liquidare le mie domande, probabilmente perchè, avendo le mani tremanti, non riesce a trovare la chiave della mia cella.
-Mi vuoi spiegare che succede? Perchè tremi? E comunque chi ti ha dato quelle chiavi? Ma soprattutto: perchè la mia stanza era chiusa a chiave???-
Subito dopo la mia sfilza di domande la serratura scatta.
Fantastico.
Non saprò mai se sto per morire o se si era semplicemente dimenticato di avere un appuntamento importante.
Qualunque sia delle due, mi stupisco sempre di più della sia stupidità.
Fisso il soffitto per un secondo, sconsolato, ascoltando il cigolio della porta che si apre, fino a che non si blocca.
-Mi dispiace, Nico. Devo andare. Comunque, rispondendo alla tua prima domanda: sono venuto quì non appena Caroline mi ha chiamato, dicendomi che gliel'avevi chiesto tu proprio prima di svenire.-
E così la porta si chiude.

Ed eccomi quà!♡
No, non sono morta.
Eh, volevate!
Lo so che sotto sotto desiderate con tutto il cuore la mia morte.
Credo di aver superato il mio record personale di "ritardo pubblicazione"... o forse no... *faccina perplessa* :/
Credo che con "Unexpected" l'abbia superato alla grande (*-*')...
("Unexpected" è l'altra mia storia, se siete interessati ai licantropi e a tutte 'ste robbette belle, andatela a leggere, sennò fate un po' come vi pare ;3)
PUBBLICITÀ OCCULTA!!! ~('^')~
Comunque sì, perdonatemi per il ritardo e per il capitolo che è CORTISSIMOOOOOOOOO!!!
Vocina interiore: ma "perdonatemi" chi, che non ti caga manco un cane?
:'( una lacrima strappa storie.
Tralasciamo che io scrivo Solangelo ascoltando la sigla di "Yuri!!! On ice"...
Tutto normale mi dicono.
E tralasciamo anche che lo spazio autrice sta diventando più lungo del capitolo.
Tralasciamo.
Ma vabbeh, io so che mi apprezzate e mi volete bene per quello che sono, quindi sono felicia :3.
-Macciao~/ciao.

𝐍𝐨 𝐖𝐚𝐲 𝐎𝐮𝐭 ||𝐒𝐨𝐥𝐚𝐧𝐠𝐞𝐥𝐨||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora