Capitolo 7

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Che cosa fa un sedicenne sdraiato sopra le lenzuola di un letto bianco, in una cella di un ospedale psichiatrico, ad osservare il soffitto e a giocerellare con dei pezzettini d'intonaco?
A dir la verità, non lo so neanche io.
Troppe preoccupazioni mi annebbiano completamente la ragione, tanto da non sapere più distinguere ciò che è reale da ciò che è frutto della mia immaginazione.
E penso...
È da ore che penso, a quella cosa, a quel nome, che al solo sguardo mi ha traumatizzato, non capendone il perchè.
Interpretare quei segni blu leggermente pigiati sul foglio bianco mi ha fatto sentire strano, come svuotato.
Perchè avrei dovuto sognarlo?
L'ho visto a malapena due volte, tutto questo non ha senso!
E poi cos'è questa sensazione?
Simile all'ansia, più insistente, ma allo stesso tempo più debole.
Il respiro è irregolare, incontrollabile, ma leggero come sempre.
Una sensazione sopportabile, ma preoccupante.
Come quando a scuola ti fanno una domanda a cui non sai rispondere e ti sale l'ansia, solo che, a tutte le domande che mi frullano in testa adesso, non sanno dare una risposta neanche gli esperti.
Ma ora basta... potrebbe essere solo una coincidenza il fatto di averlo sognato insieme agli altri, devo smettere di scervellarmi per questo.
La serratura scatta, mentre provo a mettermi seduto a gambe incrociate sul materasso.
La testa rosso sangue dell'infermiera spunta fuori dalla porta, ormai completamente spalancata.
-Ehy! Non è andata molto bene eh?-
Scuoto la testa, scompigliandomi leggermente la chioma corvina che, ormai, arriva quasi fino al collo.
Sul mio volto si estende un lievissimo ghigno, quasi involontario, per farle credere che sia tutto okay, anche se in questo momento niente è okay... ma come tutti sanno, io sono il re dei bugiardi, quindi nessuno lo verrà a sapere!
-Al contrario... è andata meglio di quanto pensassi!-
Caroline mi sorride dolcemente, appoggiandosi, come suo solito, allo stipite in ferro della porta e giocherellando con il mazzo di chiavi che tiene in una mano.
-Allora il mio intervento non era necessario.-
Il mio ghigno si trasforma velocemente in una smorfia annoiata.
Roteo gli occhi al cielo e mi butto a peso morto sul materasso.
Lei rimane immobile a guardarmi per qualche secondo, per poi sporgere lo sguardo verso l'entrata del manicomio e dedicarmi un altro, enorme sorriso a trentadue denti, solare come solo lei sa fare.
Mi sporgo avanti col busto, cercando di vedere oltre la porta il motivo della sua gioia, ma la figura della donna mi blocca la visuale.
Aggrotto le sopracciglia e lei, in tutta risposta, indica il corridoio con un movimento del capo.
Mi sei di molto aiuto Caroline, grazie!
Senza che io possa proferir parola, se ne va quasi correndo verso una meta a me sconosciuta, sempre con le labbra furbamente inarcate in un'espressione da ebete e lasciando posto davanti alla porta a due sagome, leggermente oscurate dalla luce solare che entra dalle finestre dietro di loro.
Il mio cuore perde un battito.
Amalia entra nella stanza, seguita dalla mia condanna a morte bionda, sempre con la sua solita facciata diffidente.
-CIAO, NICO!!!-
-Sta' zitta! Che bisogno c'è di urlare?-
-Che bisogno c'è di bisbigliare?-
Mi schiarisco la voce, per attirare la sua attenzione, ma la ragazza dai capelli rosa sembra troppo impegnata a discutere con il suo alterego per ascoltarmi.
Will le appoggia una mano sulla spalla, con un espressione leggermente preoccupata e al suo tocco la svitata sembra riprendere coscienza.
-Oh, scusate...-
Abbassa la testa, colpevole, cominciando a strofinare lentamente la suola della ciabatta a buchi sul pavimento.
La osservo per qualche secondo, ma ancora non si degna di parlarmi, così decido di cominciare io una conversazione, breve, ma intensa, in perfetto stile Di Angelo.
-Allora, avete intenzione di spiegarmi il motivo di questa visita o ve lo devo tirare fuori io?-
I due strabuzzano gli occhi.
Amalia mi fissa, boccheggiando, visibilmente confusa sul da farsi, mentre il ragazzo di fianco abbassa il capo, sorridendo sotto i baffi.
Se solo lo avesse nascosto meglio, quel sorriso...
-Si può sapere cosa ci trovi di tanto divertente, Solace?!-
Scatto in avanti, incrociando le braccia al petto e mi alzo dal letto cigolante, appoggiando a terra un piede per volta, lentamente, facendo leva prima sui talloni, poi sulle punte e cercando di restare in equilibrio sulle gambe mezze tremolanti.
Lui indietreggia, probabilmente spaventato dalla mia espressione, finchè non raggiunge il muro con la schiena.
-Ehy, ehy, Nico... n-non stavo ridendo.-
Faccio un passo in avanti, assottigliando lo sguardo per incutere ancora più timore.
L'ho visto chiaramente e non permetto a nessuno di prendermi in giro, quant'è vero che mi chiamo Nico Di Angelo.
-Allora cosa stavi facendo?-
Vedo con la coda dell'occhio la ragazza fare un balzo laterale, prima di ritrovarmi col suo viso posto tra me e quello del biondino.
-Adesso finitela voi due!-
Sposta velocemente lo sguardo da me a Will, facendo ogni volta mezzo giro su se stessa per scrutare meglio le nostre facce.
Io resto fermo, continuando ad osservare Solace con sguardo torvo, cercando di ignorare l'insistente signorina che mi saltella davanti.
Ma sono consapevole che non possiamo continuare così ancora a lungo e, al contrario di loro, io sono una persona ragionevole.
Faccio un respiro enormemente lungo, cercando di calmarmi e di dimenticare, almeno per adesso, il motivo del nostro "battibecco" e mi butto all'indietro, sedendomi nuovamente sul materasso.
-Una volta per tutte, perchè siete quì voi due?-
Emily alza lo sguardo, come a pensarci su e si siede accanto a me, con le gambe incrociate, imitandomi e lasciando spazio sufficente per far sedere anche Mr. Indosso-sempre-una-maglia-arancione-Solace.
Sto con lo sguardo basso, fisso su quel punto delle lenzuola, vicino alla mia irritante quasi-coinquilina, cercando di intimarle con lo sguardo di occupare anche quel posto, ma prima che lei lo capisca, il biondo ha già usufruito della sua gentilezza.
Gonfio un po' le guance, assumendo un'espressione contrariata, ma i due non sembrano badare a me, quanto alla risposta da darmi, che sembra ancora non venire fuori.
La ragazza dai capelli color marshmellow scuote la testa, visibilmente confusa, ma alla fine riesce a tirare fuori una frase di senso compiuto.
-Bhe... p-perchè sei nostro amico, ovviamente!-
Ecco, forse era meglio se stava zitta...
Sgrano gli occhi mentre Will si sporge col busto in avanti per partecipare alla conversazione.
Non capisco quale segnale gli abbia fatto credere di essere miei amici.
Lei mi ha aiutato qualche volta, questo è vero, mi è stata utile ogni tanto, anche solo per farmi compagnia, ma lui... ci siamo visti solo un paio di volte al massimo, anche se sono sicuro di averlo già visto da qualche parte.
Ogni volta che cel'ho di fronte vengo travolto da una strana sensazione, come se ci sia stato un periodo, non molto lontano, in cui vedevo il suo volto ogni giorno, senza però badarci.
Due dita scoccate davanti agli occhi mi fanno sobbalzare.
-A-ah... allora è così che si fa amicizia da voi? Io e Solace ci siamo visti al massimo 15 minuti in tutta la vita e già possiamo considerarci amici?-
La ragazza rimane spiazzata, cominciando a boccheggiare come suo solito, mentre il biondo non sembra affatto sorpreso della mia risposta.
Al contrario, forse ci sperava, perchè il sorriso che mi dedica subito dopo riuscirebbe a far svenire perfino un cieco.
Si avvicina ancora di più, restando sempre dalla parte opposta del letto, oltre Amalia.
-No... è proprio per questo che oggi ho chiesto alla nostra adorata Caroline di permettermi di restare dieci minuti in più per fare visita anche a te!-
Incrocia le gambe, alzando la schiena con sguardo soddisfatto, coperto dal viso della ragazza che mi fissa complice.
Credo di avere un'espressione a dir poco sconvolta in questo momento.
Il pavimento è diventato veramente interessante tutto d'un tratto.
Alzo lo sguardo solo quando la ragazza dalla personalità multipla, seduta tra me e il suo amico, si alza in piedi e scappa fuori dalla stanza, chiudendosi anche la porta alle spalle, con la scusa di dover andare in bagno.
Non credo di averla mai odiata tanto come ora.
Il biondino si siede rivolto verso di me, appoggia i piedi sulle lenzuola bianche e gli avambracci sulle ginocchia leggermente piegate, in modo da non toccarmi.
Lancio un'occhiata fugace all'orologio.
Mancano 13 minuti.
Tredici minuti all'arrivo della mia tutrice.
Tredici minuti che devo trascorrere in balia delle chiacchiere insensate di questo tizio.
Fantastico.
-Nico...-
La mia testa scatta a guardarlo, non appena mi rendo conto del tono quasi preoccupato con cui ha pronunciato il mio nome.
-Che c'è? Che ti prende adesso?-
Lo osservo con sguardo corrucciato: il suo sorriso di scherno è sparito completamente da quando Emily è uscita, sostituito da un'espressione terribilmente seria, come se mi stesse per dare la notizia più terrificante al mondo.
Non ha capito che io, ormai, tutte le brutte notizie le ho già ricevute in passato.
-Non sai chi sono, vero?-
Alzo un sopracciglio ed inclino leggermente il capo di lato.
-È una domanda a trabocchetto?-
Lui abbassa nuovamente le iridi color cielo, fissando un punto indefinito sulle lenzuola bianche, con un lato delle labbra piegato verso l'alto, ma talmente poco che è impossibile definirlo "sorriso".
-Io ti conosco, Nico... meglio di quanto tu non pensi.-
Il suo sguardo mette i brividi.
Nonostante stia guardando altrove, da l'impressione di potermi scoppiare a piangere davanti in qualunque momento.
E io non voglio vedere nessun altro piangere di fronte a me.
-Tu sei Nico Di Angelo, hai 16 anni, ma sei nato negli anni '30 e sei... f-figlio di Ade, non è così?-
Sgrano gli occhi, cercando di rielabolare le informazioni, ma prima di potergli chiedere qualsiasi cosa lui mi blocca.
-Io e-ecco... io, sono un figlio di Apollo.-
●○●○●
La rossa esce dalla stanza, seguita da Will e dalla ragazza dalla doppia identità, lasciandomi da solo nella cella, ora completamente spoglia e ancora più deprimente del solito.
Ho chiesto all'infermiera di chiudere la porta a chiave e così ha fatto, nonostante l'ora d'aria non sia ancora giunta al termine.
Sospiro, lasciando scivolare la schiena lungo il muro, fino a toccare terra... e mi ritrovo ancora quì, seduto sul pavimento, con le mani impigliate tra i capelli corvini, leggermente più lunghi del solito, a riflettere.
Riflettere su cosa?
Non lo so neanch'io precisamente...
Su tutto, credo: su Will, sul fatto di non averlo riconosciuto, sul sogno che ho fatto 'sta notte e sulla mia situazione in generale.
Più ci penso e più mi convinco che devo andarmene, devo scappare da quì.
Sento di star impazzendo lentamente e più passano i giorni, più i pazienti che intravedo seduti a terra per il corridoio cominciano a sembrarmi la normalità.
Comincio a capire come si sentono, a desiderare di accasciarmi lungo le pareti del manicomio e di tirare fuori tutta la frustrazione accumulata negli ultimi anni.
Perchè è solo questo che fanno.
Sento gli occhi iniziare a far male, ma non bruciano come quando sono in procinto di piangere.
Il pavimento, stranamente, non si riscalda neanche a contatto del mio corpo.
Le mani formicolano.
È strano sentire questa sensazione proprio adesso.
Mi riporta con la mente al breve periodo di pace che ho vissuto al campo.
Tutto ciò è molto nostalgico, ma confortevole, in un certo senso.
Mi fa sentire l'unico vivo in un mondo di morti.
Provo emozioni, di conseguenza sono vivo... credo.
Roteo lentamente gli occhi, cercando di sopportare il dolore.
Un brivido, dovuto dal contatto col pavimento gelido, mi fa trasalire.
La mia mente passa istintivamente ad un altro pensiero.
Will Solace... proprio QUEL Will Solace!
Come ho fatto a non riconoscerlo?!
Ogni mattina, quando mi svegliavo al Campo ed uscivo dalla porta della cabina di Ade, lui mi passava sempre davanti, intento a correre da una cabina all'altra per somministrare le medicine mattutine ai pazienti.
Will è uno dei medici più esperti del Campo Mezzosangue, impossibile dimenticarlo.
Eppure io ci sono riuscito.
Sono sempre più stupito di me stesso.
Vado avanti così ancora per qualche minuto, fino a quando non sento le palpebre farsi pesanti e decido di abbandonarmi completamente al confortevole abbraccio di Morfeo.

INDOVINATE CHI È TORNATO!!! (in ritardo, ovviamente)

Mi dispiace, davvero... ma ho un'idea!!!
Da oggi la data di pubblicazione verrà spostata a MERCOLEDÌ! (a voi non cambia niente, tanto aggiorno ugualmente di mercoledì) *-*
Yeeeeeeeeeeeee!!!
BUON NATALE IN RITARDOSOOOOOO!!!

Vabbeh, ciaoh.

𝐍𝐨 𝐖𝐚𝐲 𝐎𝐮𝐭 ||𝐒𝐨𝐥𝐚𝐧𝐠𝐞𝐥𝐨||Where stories live. Discover now