II. Zombie?!

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<È...morto?> chiese Brad con poca convinzione.
Jeysen aprì la porta della stanza per soccorrere il ragazzo. Appoggiò due dita alla gola per sentire il battito, non trovandolo. Si girò verso gli altri, scuotendo la testa.
<Merda!> urlò sempre Brad, prima di sferrare un pugno al muro.
La delusione e la rabbia era evidente anche nel resto della squadra.
Questi sentivano il sangue ribollire dalla rabbia eppure rimasero calmi.
<La missione non è finita> esordì Scarlett.
<Giusto. Dobbiamo trovare gli altri due...o quel che ne resta>, il medico rivolse un ultimo sguardo al corpo e solo in quel momento notò la creatura. Senza zampe, di pelle scura. Simile ad una larva con antenne chiare e rosee sul capo e nient'altro.
Scarlett si avvicinò furente, riconoscendolo, e piena di disgusto schiacciò rabbiosa la creatura. Si sentì uno "splash" e il sangue verde imbrattò gli scarponi della ragazza. Lo stivale si rialzò, il liquido rimase attaccato fino a sfilacciarsi completamente come una gomma masticata.
<Ho visto una porta. Vediamo che c'è dall'altra parte!>, la ragazza mostrò una serietà e una determinazione che non aveva mai avuto.
Per un attimo lo zio si sentì orgoglioso di lei, vedendo al posto del suo viso quello del fratello.
Forse è più simile a te di quanto sembra, pensò Bill seguendola per quel macabro corridoio. La superò e aprì la porta. O almeno ci provò.
<È bloccata!> esordì innervosito.
Dopo una serie di tentativi e di forzature, si accorse dello scanner luminoso accanto allo stipite. Appoggiò la mano sulla superficie azzurra, guardando una sottile striscia bianca che, scesa dall'alto, ripercorse la mano.
Lo schermo si fece rosso e la scritta "accesso errato" lampeggiante lo fece ringhiare.
<Faccio io>, Scarlett prese un coltello e distrusse lo scanner con una coltellata.
La porta si aprì lateralmente, scomparendo dentro la parete con rumore metallico e meccanico.
Si ritrovarono in un corridoio lungo e vasto, illuminato parzialmente dalle scintille dei cavi elettrici. Difficile da distinguerne la grandezza o il tipo della stanza, gli agenti dovettero accendere le torce.
Per poco Brad non cadde giù, Bill lo trattenne: afferrandolo dal giubbotto antiproiettile e tirandolo indietro.
<Cos' è? Una scala?> chiese Jeysen avvicinandosi.
<No. Sono binari> rispose Bill illuminando la strada della ferrovia.
<Un treno sotto ad una prigione?> disse sorpreso Brad, gli occhi increduli studiarono le rotaie.
<Non esce da Racket City. Va sotto le industrie della Force> li informò Scarlett. Puntò la torce nell'oscurità del tunnel, difficile dire quanto chilometri percorreva.
<Da cosa lo deduci?> le domandò lo zio affiancandola.
<Dal simbolo della Force stampato ovunque>, mandò la luce della torcia sul suddetto logo stampato sul treno.
Scarlett aveva ragione: non aveva più di due vagoni e non trasportava persone, ma merci.
Notarono la presenza di scatoloni e di casse targate Force, sigillate con nastro adesivo e pellicola trasparente. 
Scarlett tirò fuori un coltello mentre lo zio le faceva luce.
La osservò lacerare l'involucro di carta e plastica ed estrarre dalla scatola...una bibita Plus.
I due Certaim si guardarono confusi. Ok, la Force Industries faceva esperimenti illegali e di dubbia origine, ma che c'entrava la loro nuova bevanda energetica? Che fosse realmente collegata a quelle creature, come pensò Scarlett sarcasticamente?
Nel frattempo Jeysen stava scrutando il simbolo della Force sul treno, vicino presentava degli strani graffi mischiati a gocce di sangue sulla superficie.
Un verso sinistro lo destò dall'ispezione. Sembrava provenire da dentro il vagone.
Scattò in posizione di difesa,in allerta, pronto a qualsiasi cosa gli si presentasse davanti.
Il rumore si fece sempre più frequente e più forte. Più vicino.
Con passi lenti e felpati si avvicinò con circospezione, attento anche al minimo spostamento d'aria.
Di nuovo quei versi. Jeysen vide qualcosa scattare verso di lui nel punto illuminato dalla torcia, arretrò velocemente scendendo gli scalini.
Sulla porta del vagone, illuminato dallo torcia, Jeysen guardava esterrefatto uno...
<Zombie> esclamò incredulo per poi premere l'indice sul grilletto.
Il proiettile creò un buco nel cranio dello zombie, un misto di sangue e cervella uscì dal foro. Il corpo putrido cadde all'indietro sugli scalini del treno bloccando l'entrata con le porte aperte, rotte da chissà quanto.
Alcuni capelli erano caduti lasciando delle zone pelate, i denti erani gialli e coperti da pezzi di carne umana sbranata dal corpo di qualche malcapitato.
Gli occhi erano quasi del tutto bianchi, l'iride azzurro chiaro e la pupilla grigio perla. In essi ci si poteva specchiare e vedere il proprio viso invaso dal terrore e dalla paura.
La pelle era grigia cadaverica. Alcuni lembi erano stati strappati così come brandelli dei vestiti che li ricoprivano.
Le ossa erano deboli e molli, abbastanza forti solo per camminare e rincorrere la preda scelta.
I vestiti erano sporchi di sangue, terra e chissà cos'altro. Le mani sembravano aver grattato una parete per ore e ore finendo col sanguinare dalle punte delle dita ricoperte di tagli, sporcizia e sangue marcio.
Fu un orrore sia per la vista, lo stomaco e l'olfatto.
Il corpo in fase di putrefazione costrinse gli agenti a coprirsi il naso con le mani o con le maniche.
Brad corse verso i binari e vomitò, scosso da conati e dalla nausea impersistente.
<Non ci credo>, Bill si avvicinò meglio con mano inguantata sul naso e occhi inorriditi, un pallore cadaverico e i battiti del cuore accelerati.
<Se questo è tutto uno scherzo, è uno scherzo del cazzo!> urlò scioccato Brad, piegato in avanti per riprendere fiato e le forze. Si sorreggeva  con le mani sulle ginocchia tese e tremanti. .
<Magari lo fosse> sussurrò la ragazza avvicinandosi anch'essa allo zombie. Il suo corpo era percosso da brividi di paura, ma la sua faccia era seria, pronta ad uccidere eventuali zombie che gli si presentassero davanti.
Puntò la torcia in ogni direzione, comandata dalla paranoia e dalla rabbia, scrutando il buio.
<Ispezioniamo il treno, poi vediamo se troviamo qualcosa sui binari> ordinò Bill.
Calpestarono il corpo dello zombie che scivolò da un lato finendo in mezzo ai binari.
I vagoni erano nel caos più assoluto.
Sedili, in tessuto ruvido rosso, macchiati e scuciti; finestrini rotti e porte graffiate; i pavimenti sporchi di fango, sangue e brandelli di carne.
Brad andò per primo insieme al suo fidato fucile nella seconda carrozza.
Superando i posti rovinati, vide una figura rannicchiata in fondo al vagone.
Non sapendo se fosse un altro di quei mostri, diminuì l'andatura e tenne l'arma puntata sulla persona.
Era Chloe, una dei ragazzi scomparsi, che se ne stava con la testa coperta dalle braccia e la schiena appoggiata alla parete.
<Ecco la seconda!> urlò Brad correndo incontro alla ragazza. <Ehi, piccola. Stai bene?>, non ottenne risposta.
La ragazza sembrava non sentirlo.
<Ascolta, sai dove si trovano i tuoi amici?>
Ancora niente, nemmeno un movimento. 
<Ehi, rispondimi> e iniziò a scuoterla.
<È inutile. Non può parlare. Le hanno fatto qualcosa>, Scarlett le si inginocchiò di fronte e scorse i suoi occhi: spalancati, privi di vita e persi nella macchia rossa sul pavimento.
<Cosa pensi che le abbiano fatto?>, Jeysen si apprestò a soccorrerla e a controllarla.
<Se avete visto il mio video lo dovreste sapere.>
Bill stava per replicare quando venne zittito ancora prima di fiatare.
<Era tutto vero!> urlò la nipote, alzandosi a sfidarlo. <Quante prove vuoi ancora?! Siamo appena stati attaccati da uno zombie! E lei forse sta per diventarlo! La Force è la causa di tutto questo casino!>
<Ti credo, Scarlett> le disse mettendole una mano sulla spalla.
<Ora pensiamo alla missione, poi penseremo alla Force. Ok?>
Scarlett annuì e si riconcentrarono sulla ragazza.
<Le hanno...non so cosa hanno fatto di preciso. So solo che una creatura schifosa, quella sorta di larva, si era avvicinata al corpo dell'uomo e poi mutò in...questa cosa>, indicò lo stato della ragazza, <non so altro.>
<Non presenta gli stessi deficit dell'altro> le ricordò il medico.
<Forse è una questione di tempo. Non sono un'esperta in creazione di mostri.>
<Ce lo faremo bastare> Jeysen prese la ragazza di peso e la appoggiò sulla spalla. Era come un vegetale, aveva gli arti molli e sembrava morta.
Ma il battito, seppur lieve, c'era ancora e con esso c'era anche la possibilità di salvarla.
<Finiamo la missione e andiamocene da questo set da film horror. Ne ho abbastanza di questo posto!>
Tutti annuirono alle parole di Brad ed uscirono dal treno.
I binari sembravano non avere fine, l'oscurità ricopriva la maggior parte del piano e per un po' non si sentirono altro che passi.
Poi...di nuovo quei versi.
Gli agenti scattarono con le loro armi, pietrificandosi sul posto. Le mire non era precise, le prese tremavano non smettevano di tremare e le gole deglutirono rumorosamente.
Impazienti di porre fine allo zombie, questi li accontentò sbucando dalle ombre della galleria.
Bill gli sparò subito, un fiotto di sangue e cervella gli schizzò dietro la testa, ma fu solo il primo di molti altri. Presto le pistole iniziarono a vomitare proiettili e il pavimento venne ricoperto di sangue e carne putrefatta.
Ogni secondo in più gli zombie si moltiplicavano. I versi rimbombavano nella galleria e gli agenti iniziarono ad indietreggiare a causa delle ricariche dimezzate.
Gli spari illuminavano la galleria piena di altri non-morti. Ma da dove sbucavano?!, pensò accigliata Scarlett. Sembrava che qualcuno avesse aperto delle gabbie, o delle porte, per aprirgli la strada.
Forse non è una opzione molto sbagliata, pensò guardando la luce a intermittenza rossa della telecamera di sorveglianza, posta sopra di loro e ben nascosta.
Quasi a secco di pallottole, gli agenti si voltarono e presero a correre. Gli zombie li seguirono, aumentando anch'essi il passo, ma non abbastanza da accorciare presto le distanze. Fortuna che non molti avevano problemi a coordinarsi con le gambe, causandogli non pochi problemi a camminare. Le loro braccia si muovevano come per darsi una spinta in più, senza funzionare.
Gli agenti riuscirono a sfuggirgli in fretta e, in quel poco lasso di tempo per pensare lucidamente, capirono una cosa: l'istinto di sopravvivenza accumunava i vivi e i non-morti. Un istanto primordiale e primario che spingeva a commettere le cose più atroci pur di continuare a vivere.
Sbucarono fuori dai binari e Bill notò l'ultimo ragazzo mancante, chiuso all'interno di una stanza dei laboratori. Sparò allo scanner digitale e la porta si aprì. Il capitano lo prese in braccio, questi era nelle stesse condizioni dell'amica.
I versi si rifecero vicini attirati dall'odore di carne fresca.
Scarlett rischiò, avvicinandosi a loro per chiudere la porta principale dei laboratori, ma la coltellata di prima non permetteva la chiusura.
<Cazzo!> ritornò indietro, raggiungendoli sotto alla botola.
Scarlett salì per prima e aiutò a caricare i due ragazzi. Poi seguì il turno di Bill e di Jeysen.
<Sbrigatevi!> urlava lei, sentiva i passi strascicati dei mostri, i loro versi si alzavano di volume segno che erano a pochi metri da loro.
Jeysen allungò la mano a Brad, impegnato a sparare agli zombie che lo avevano raggiunto.
<Brad! Avanti, sbrigati!> lo richiamava il compagno.
Brad finì i proiettili del fucile e schivò l'assalto di uno zombie, poi usò il calcio dell'arma e gli ruppe la testa. Intanto gli zombie dietro di lui sorpassarono il cadavere ucciso con lo sguardo perso e le braccia tese in avanti. Pronti a fare un pasto.
<Sbrigati!> Jeysen afferrò la mano di Brad nel preciso momento in cui  venne morso sul collo. Presto altre bocche si avventarono sulle sue carni e ls pelle si ricoprì di morsi e pezzi di pelle sbrandellati. Le sue urla di dolore sovrastarono i versi affamati.
<Brad!> tutti lo chiamarono, ma gli zombie lo avevano accerchiato e preso a sbranarlo vivo.
<Chiudi la botola Jeysen!> urlò Bill, poi notò lo stato catatonico del ragazzo.
<Jeysen!> Nemmeno Scarlett lo risvegliò dal suo stato e dovette scansarlo a forza per chiudere la botola. Orripilata, lanciò un'ultima occhiata all'amico sapendo che la sua immagine l'avrebbe ritrovata nei suoi incubi.
Si accasciò a terra, le gambe molli e il respiro affannato. I loro cuori battevano impazziti e Jeysen non smise di osservare la botola come se riuscisse a vedere al di sotto.
<Portiamo questi due> Scarlett indicò i due ragazzi <e poi torniamo a casa. Ne ho abbastanza di questo posto!>
Nessuno parlò e, come zombie, si mossero lentamente, completamente sconvolti. Erano appena arrivati al piano terra quando successe l'ennesima cosa insolita.
La ragazza iniziò ad essere scossa dalle convulsioni incontrollate, Jeysen la le si avvicinò subito mentre la ragazza singhiozzava dal dolore.
<A-aiu-tate-mi> poi urlò spaventandoli, ma quello che seguì nel suo corpo fu peggio.
<Cosa diavolo...?>
I vestiti si strapparono con l'aumento della massa muscolare che la rese una figura irriconoscibile e non umana, alta due metri.
La pelle, prima cadaverica tendente al grigio, diventò un insieme di tessuti muscolari viola e altri rosso scuro che si alternavano. Simile ai pupazzi raffiguranti l'interno del corpo umano utilizzati nei laboratori di scienza.
La vita si restrinse e le ossa dei fianchi emisero una serie di scricchiolii raccapriccianti prima di allargarsi a gran misura. Il petto si ingrossò, senza perdere un accenno di protuberanza sul seno, mentre sulla schiena le ossa si fecero più vivide. 
Le unghie crebbero e si affilarono come le più taglienti delle lame. Le nuove gambe muscolose e forti non ebbero problemi a leggere tutto quel peso.
Le esili braccia divennero gigantesche e muscolose grazie al sovrasto dei nuovi tessuti. I palmi rimasero comunque sottili a modo loro e con dita lunghe il doppio di loro.
Il viso si fece molto spigoloso e i bei capelli biondi ricaddero sulla schiena ossuta in una piccola cascata di fili di ragnatela.
gli occhi divennero bianchi; i denti scomparvero, coperti dalla nuova pelle, e dalla bocca sbucò una lingua biforcuta. Essa si srotolò e mostrò tutta la sua lunghezza mentre l'urlo disumano della creatura li mise in allerta.
<O mio dio> Scarlett fu attaccata per prima. Schivò gli artigli del mostro con una perfetta ruota all'indietro. Ne fece una seconda per allontanarsi, arrivando però vicino alla parete.
Osservò i tratti scomparsi della ragazza: solo la testa, gli occhi e l'apertura della bocca erano rimasti, seppur modificati.
Un tremito le attraversò la schiena e schivò un altro attacco, questa volta ruotando di lato. Di nuovo al centro della sala, poteva prendersi un momento per elaborare un piano.
Nel frattempo Bill e Jeysen spararono alla creatura, senza successo. Le pallottole sembravano essere state assorbite dai tessuti o comunque non erano riuscite a penetrare a fondo per ferire un organo vitale, sempre se ce ne fossero. Tentarono dunque di colpire il cervello ma la stramba posizione della creatura non gli permisero di arrivare ad esso.
La schiena si mantenne gobba, incurvata come se fosse il suo scudo, così che i proiettili colpissero la schiena, obiettivo riuscito anche grazie all'altezza e alla testa tenuta abbassata. Dopo attimi di attesa, finalmente la creatura si girò, rigettando fuori dal corpo i proiettili. I fori creati da quest'ultimi si richiusero come se nulla fosse.
Con un paio di lunghi slanci arrivò sopra di loro in pochi secondi e attaccò di nuovo.
I due schivarono appena in tempo all'assalto, Bill andò molto vicino dal ritrovarsi con le budella in bella mostra.
<Tutto bene, capitano?> Jeysen osservò preoccupato i brandelli del giubbotto oscillare nel vuoto.
<Sì, ma non per molto se non troviamo una soluzione! Non possiamo lasciarlo quì nel carcere! Dobbiamo ucciderlo!>
<Immune ai proiettili...> Scarlett li raggiunse, <qualche idea per arrivare alla testa?> chiese non perdendo di vista i movimenti del mostro. Fortuna che non aveva notato il corpo abbandonato del ragazzo, nascosto dalle ombre e dalle macerie.
Vennero attaccati di nuovo e ancora si ridivisero. Tra le due scelte -Bill e Jeysen o Scarlett-, il mostro scese la seconda. Sembrava avercela con lei.
<Vuoi giocare con me?> si rialzò lentamente, aspettando che si avvicinasse. <Ok, giochiamo!>
Gli artigli ritornarono in aria e Scarlett estrasse le pistole. Guando si abbassarono fendendo l'aria, lei corse sparandogli addosso.
Non ottenne nulla, e dovette scivolare sul pavimento per evitare l'attacco.
Le munizioni finirono e i caricatori vuoti vennero fatti cadere, le pistole ritornarono al loro posto.
Il mostro riattaccò e questa volta ci andò più vicino, un filo di tessuto bianco era rimasto intricato tra le sue unghia.
Scarlett se ne accorse e osservò stupita la sua maglia lacerata, poi si infervorò.
Prese uno dei suoi pugnali e tentò un attacco diretto: quando fu abbastanza vicina, scivolò di nuovo sotto di lei, la lama del coltello sporca di una leggera patina bianca, ma niente sangue.
<Niente. Non funziona nemmeno questo> sussurro mentre lo mostro la cercava con lo sguardo vitreo, il suo polpaccio già guarito dalla coltellata.
L'unica soluzione era quella di ferire il cervello ben protetto.
Svelta, ricaricò una pistola con l'ultimo caricatore che aveva.
Bill e Jeysen stavano finendo le munizioni per guadagnare tempo, distraendo il mostro.
Scarlett saltò sulle macerie e compì dei passi sulla parete, e prima di scivolare giù sparò alla testa. Gli artigli deviarono le pallottole e il braccio la scaraventò contro il muro.
<Scarlett!>
<Sto bene!> rispose compiaciuta. Una pallottola aveva sfiorato il collo, era già qualcosa. Subito si allontanò, decisa a ripetere il piano.
I cavi elettrici fecero delle scintille e attirarono l'attenzione della ragazza.
Ghignando, saltò di nuovo sulla parete e afferrò i cavi. Aiutandosi con questi, salì più in alto evitando gli artigli e quando non fu più di fronte alla creatura, saltò sul suo braccio agganciandosi sulla spalla. Gli legò i cavi attorno al collo, facendo attenzione a non essere disarcionata dai suoi movimenti bruschi e preoccupati. Gli artigli arrivarono a lacerare i cavi, ma era troppo tardi: Scarlett gli aveva  fritto il cervello.
Il corpo del mostro venne di nuovo scosso dagli spasmi e l'elettricità bruciò i tessuti, da cui iniziarono a comparire delle bolle. Presto, iniziò ad esplodere un pezzo alla volta.
Il sangue schizzò dovunque, compresa Scarlett che dovette sputare via le gocce. Bill si asciugò dei liquidi corporei che scendevano lungo il suo braccio e Jeysen si tolse dal giubbotto un sottile brandello di pelle.
Scarlett cadde sul pavimento, sopra a quello che rimaneva della ragazza: tessuti liquefatti, una mano ancora intatta, un paio di ossa e la testa ormai pelata
Da quest'ultima vide muoversi qualcosa e, riconoscendolo, lo calpestò ponendo fino alla sua vita. Questo insetto non assomigliava agli altri: aveva zampe anteriori e posteriori e antenne ricurve all'indietro.
Venne raggiunta dai due e con l'ultimo fiato che le rimaneva disse: <adesso ci vuole una pizza>, ed uscì dal carcere.
Mascherando sotto un'espressione tranquilla e menefreghista, la paura che le sarebbe rimasta per sempre.

Ephimeral Brain - Chaos Where stories live. Discover now