Late night talks

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La stanza era completamente buia e non mi andava per niente di alzarmi per accendere la luce.

Sembrava tutto così irreale in quella oscurità, come se ci fossi solo io e il nulla, e mi sentivo più felice del solito, come se il dolore si fosse perso nei meandri della mia camera.

Ero coricato su quel letto da ore e, per quanto mio padre, Scott e Lydia avessero provato a convincermi ad aprire la porta, non mi ero degnato di uscire da lì.

Avrei voluto che il tempo si fermasse in quel limbo che sapeva di tutto e di niente, dove non potevo provare felicità, ma non sentivo nemmeno il dolore, e per me era un ottimo compromesso.

"Stiles? E' ora di mangiare." La voce di mio padre mi arrivò roca dall'altra parte della porta.

Mio padre forse era l'unico tra le persone che conoscevo che non mi guardava come se fossi un debole, forse perchè primo tra tutti lui mi poteva capire.

Passarono un paio di minuti e sentii i suoi passi allontanarsi dalla mia porta, sapevo che lui avrebbe capito.

Sbloccai il telefono solo per vedere che erano le otto e mezza, e per me era già un buon orario per andare a dormire, anche perchè non avevo nulla di meglio da fare.

Chiusi gli occhi, e cercai di annullare completamente i pensieri nella mia testa: io ero Stiles Stilinski, abitavo a Beacon Hills, e i licantropi si trovavano solo nelle favole per bambini.

Sembrò funzionare, e per quelli che mi sembrarono un paio di secondi riuscii finalmente a rilassarmi, almeno fino a quando un forte rumore non mi fece scattare seduto.

Guardai l'orologio, erano le quattro e due del mattino.

"Riposo, soldato."

Riuscii a scorgere nella penombra della stanza il sorriso lineare di Meredith, mentre la ragazza mi fissava divertita.

"Che ci fai qui?" Sbraitai, guardando la finestra, un tempo chiusa, dal quale probabilmente la ragazza era entrata.

Scosse le spalle "Non riuscivo a dormire."

Sospirai, passandomi una mano tra i capelli spettinati e stendendomi di nuovo "Io ci stavo riuscendo per la prima volta."

A Meredith non parve interessare, dato che si infilò velocemente sotto le coperte, costringendomi a spostarmi contro il muro per non avere troppo contatto con il suo corpo.

"Che stai facendo?" Chiesi, cercando di tirare le coperte prima che mi scoprisse.

Il viso di Meredith era a circa cinque centimetri dal mio e, alla luce della luna, mi accorsi per la prima volta che i suoi occhi non erano semplicemente marroni, ma che avevano miliardi di pagliuzze verdi sul centro.

Come avevo fatto a non notarlo?

"Mi metto a letto." Disse lei, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Guardai ancora i suoi occhi marroni, da ora anche verdi, per un altra manciata di secondi e poi iniziai ad alzarmi, sospirando "Io vado a dormire di sotto."

Ma Meredith scattò come una molla al mio fianco, stringendomi il braccio con la sua piccola mano "No, aspetta."

Sembrava stranamente seria, e questo mi incuriosii abbastanza per farmi restare.

Mi stesi di nuovo, mentre lei faceva lo stesso, e ci ritrovammo presto faccia a faccia, a guardarci come se stessimo facendo una gara a chi avrebbe parlato per primo.

Mi accorsi di non aver guardato mai davvero il suo viso e, come per gli occhi, notai una dolce spruzzata di lentiggini intorno al naso.

Ero sempre stato così preoccupato di vedere nel suo viso delle somiglianze con quello di Madison che non mi ero mai davvero soffermato sulle differenze.

Rebirth {s.s}Where stories live. Discover now