Capitolo 43: Rinascita

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Artigern sbadigliò sonoramente, stiracchiandosi. Si stropicciò gli occhi, e si guardò attorno, confuso. Dov'era il suo letto? E i cuscini? E le coperte?

Oh, come avrebbe fatto senza coperte?

Per un momento, non riuscì più a capire cosa stesse succedendo e dove fosse capitato, poi realizzò di trovarsi nella foresta. Era disteso nel pistillo di un'enorme margherita, al di fuori di ogni proporzione, e il suo corpo, nudo, era ricoperto da grossi e morbidi grani di polline. Gli sembrò di essere un'apetta caduta per sbaglio in un mare di miele, e cercò di scrollarselo di dosso, passandosi le mani nei capelli. Quando si toccò la testa, però, si rese conto che erano spariti.

- I miei capelli! - si lamentò. Erano l'unica cosa che gli piacesse davvero di se stesso, e li aveva fatti crescere per tutta la vita, tagliandoli solo quando cominciava a inciamparvi.

La propria voce lo scioccò ulteriormente. Era... era diversa. Non era più arrochita dagli anni, ma quella di un ragazzino.

- Cosa mi succede? - balbettò, spaventato.

Un'altra voce, altrettanto bizzarra a sentirsi, eppure tanto familiare, lo riscosse. Stava ridendo.

Artigern si voltò e restò basito nel vedere che, davanti a lui, c'era una figurina che conosceva fin troppo bene. Credeva che non l'avrebbe vista mai più.

- Melina?

- Sì, sono io - mormorò lei, avvicinandosi.

Era bellissima, col suo viso tempestato di lentiggini, i capelli rossi e gli occhi argentei, e il corpo avvolto in un vestito di fiori e muschio.

Artigern era ancora ricoperto di polline e si sentì in imbarazzo.

- Cosa... cos'è successo? - chiese, passandosi una mano sul petto. - Sono andato a dormire, non ricordo altro...

Melina si intristì e gli posò una mano sulla guancia, accarezzandogli il viso.

- Il tuo vecchio corpo ha ceduto - spiegò, evitando il suo sguardo. - Dopotutto, eri tanto, tanto vecchio, per essere un mezzo umano. Se fossi stato un Athi del tutto, avresti vissuto ancora un centinaio d'anni, ma non è andata così. Per tutta la vita ti ho evitato, perché non volevo farti soffrire, ma adesso... adesso sei rinato. In quella margherita. Pensavo ti sarebbe piaciuto, come letto.

- In effetti, era molto comodo - mormorò Arty, frastornato da tutte quelle rivelazioni. Erano cose che andavano al di là della sua comprensione. - Però... tu...

- Non temere - lo interruppe lei, avendo intuito i suoi pensieri. Fece un cenno con una mano, e del muschio risalì lungo le gambe di Artigern, formando una comoda tunica, in modo che potesse coprirsi. - Potrò anche aver preso la forza di Oberon, ma sono sempre io.

Poggiò la propria fronte contro quella di lui, e Artigern sorrise timidamente, sfiorando il naso di lei col proprio.

- Come hai fatto a riportarmi indietro?

- Quando ti sei offerto come sacrificio per salvare Oberon, una piccola parte di lui è rimasta anche in te. E' grazie a questo che sono riuscita a riportarti. Dopotutto, sarebbe stato un peccato se le due metà di quel dio fossero rimaste separate, non credi?

Artigern annuì e abbassò lo sguardo sulle proprie mani, stringendone le dita per saggiarne la forza. Era tutto talmente strano, così nuovo. Era davvero come se fosse rinato. I colori gli sembravano più sgargianti, le sensazioni più intense, come se udisse i suoni della foresta per la prima volta, come se inspirasse l'aria dolce e satura di odori con dei polmoni nuovi... come se i suoi cuori si fossero colmati di nuovo di un immenso amore per la vita, e per Melina, e per Sparviero, e per l'erba morbida che gli solleticava i piedi, e i due soli che giocavano con i raggi di luce nel cielo, fondendosi l'uno con l'altro.

Il Nido del DragoWhere stories live. Discover now