Capitolo 13: Nel territorio di Elwyn

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Sparviero

Il drago emerse rapidamente dall'acqua, le squame blu notte che luccicavano sotto la luce della luna. Sotto di esse, dei solidi muscoli si gonfiavano ad ogni passo, trasmettendo una sensazione di impetuosità e forza bruta che mi fece emettere istintivamente un ringhio.

Aveva un collo più lungo e sottile del mio, e una mandibola di considerevoli dimensioni, popolata da tanti, sottilissimi denti aguzzi. I suoi occhi, di un azzurro iridescente, ci fissavano minacciosi, guizzando da me ad Arty in rapida successione.

Ci stava valutando.

Evidentemente, non doveva ritenerci una grande minaccia, perché ripiegò le ampie ali, dall'apertura di sei metri, contro il dorso rugoso e bitorzoluto, ricoperto da tanti piccoli agglomerati di alghe di fiume.

Quello era un drago adulto, del tutto sviluppato. Era alto quattro metri e mezzo, come minimo, e ogni suo passo faceva tremare il suolo.

Io non ero nulla, a confronto: gli sarebbe bastato afferrarmi il collo con la sua bocca enorme per staccarmi di netto la testa.

Per quanto riguardava Arty, invece, gli sarebbe bastata una zampata neanche troppo potente per ridurlo ad una frittata.

Sembrò intuire cosa stessi pensando, perché da lui provenne un basso gorgoglio. Una risata.

- Ma guarda un po' - disse, con una voce profonda e rauca, come se non parlasse da molto tempo. - Un piccolo drago selvatico. E' da tanto che non ne vedo uno. E... oh, cos'hai lì? E' davvero un Athi, quello?

Arty, nel sentirsi chiamare in causa, squittì per il terrore.

- Sparviero, andiamo via - mi supplicò, aggrappandosi al mio collo.

Anche io pensavo fosse la cosa migliore, ma, non appena feci il gesto di scappare, l'enorme coda del drago blu mi avvinse, tenendomi ben stretto. Con le fauci, strappò Arty dalle mie, scaraventandolo a terra.

L'Athi rotolò per qualche metro, finendo a sbattere contro il tronco di un albero. Restò immobile, accasciato in una posizione scomposta.

- Artigern! - gridai, terrorizzato. Guardai il drago blu e provai un'immensa rabbia.

Senza pensare a cos'avrebbe potuto farmi lui, cominciai a mordergli la coda con tutta la furia di cui ero capace. Ma i miei denti, sebbene riuscissero a penetrare con facilità nella carne degli animali comuni o di un uomo, non erano in grado di attraversare la spessa corazza di squame di quel drago.

Lo sentii ridere.

- Calma, calma, mollusco! - esclamò, sbatacchiandomi al suolo finché non cessai di opporre resistenza, stordito dalle botte. - Sei troppo agitato per i miei gusti. Fatti un bel sonnellino.

Per darmi il colpo di grazia, mi abbatté contro uno dei massi erranti di cui la foresta pullulava.

Provai un forte dolore, seguito dalla sensazione di galleggiare, mentre mi allontanavo rapidamente. L'ultima cosa che vidi fu il drago blu chinarsi su Artigern, raccogliendo il suo corpo inerte fra i denti.

***

Il gelo mi penetrava nelle ossa, mozzandomi il respiro, intontendomi. Dovetti compiere un enorme sforzo di volontà per riuscire ad aprire gli occhi.

Mi guardai attorno.

Per fortuna riuscivo a vedere bene al buio: davanti a me c'era il drago blu, che procedeva imperturbabile, a passo rapido.

Ci trovavamo all'interno di un'ampia grotta, che sembrava non finire mai. Delle flebili luci ne illuminavano le pareti lisce e umide, dalle quali colavano delle goccioline di condensa.

Il Nido del DragoWhere stories live. Discover now