Capitolo 31: Ognuno per conto suo

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Artigern

- Nimrod adorava Polonius. Avevano sempre fatto tutto assieme, sin da bambini - raccontò Nonna, con voce roca. - Però lui si avvicino ai draghi, e cominciò a cambiare. Quando lei tornò da un viaggio sulle montagne, ormai Polonius era stato completamente plagiato da Elwyn. E la mia nipotina non capiva... non capiva. Ricordo che mi chiedeva sempre: "Nonna, perché Polonius si comporta così? Perché, perché non mi vuole più bene? Cosa ho fatto di male?". Oh, Nimrod era molto acuta, ma quando si trattava del suo amore era completamente cieca. Era un'anima pura e semplice. Quando comprese ciò che Elwyn aveva fatto alla nostra specie e al suo compagno, morì di crepacuore, come molti altri Athi sopravvissuti. Certe cose noi non possiamo proprio vederle. Ci uccidono. Non so come io sia sopravvissuta a Nimrod. A mandarmi avanti, forse, è stata l'idea che se non ero riuscita a salvare lei, avrei potuto salvare qualcun altro. Tutti quegli Athi indifesi che avevano bisogno di una Nonna in cui trovare conforto. Non riuscii ad abbandonarli, per quanto fosse diventato orribile il nostro mondo.

Nonna nascose il volto fra le mani.

Io, coi cuori gonfi di compassione e affetto, la abbracciai.

- Non ne avevamo idea, Nonna - farfugliai. - Se non fosse per te, non saremmo qui. Per quel che vale, per me sei la Nonna migliore che esista.

- Sei sempre tanto caro - balbettò lei, con un sorriso triste, mentre cercava di ricomporsi.

Mi accarezzò la testa come faceva quando ero più piccolo, mentre Melina osservava il libro in silenzio, dispiaciuta di aver rievocato quei brutti ricordi. Voleva solo la verità, non far star male Nonna. Ma la verità, spesso, non è un argomento facile.

- Scusa, Nonna - mormorò. - Non sapevo che...

- Non fa nulla, cara - sospirò la vecchia, alzando una mano per interromperla. - Sapevo che, prima o poi, avreste scoperto tutto. Preferivo foste voi a chiedermelo che parlarvi di... insomma, di parlarvene io.

- Capisco. Però in questi appunti sono scritte delle cose importanti sui rituali seguiti da Polonius ed Elwyn, e anche su come annullarli. Forse, se riuscissimo a distruggere il problema alla radice, potremmo...

- No - la interruppe Nonna, fattasi incredibilmente severa. - Hai visto cos'è successo quanto Elwyn e Polonius hanno messo mano agli antichi rituali, cercando di sottomettere la natura al nostro potere?

- Sì, ma...

- Con la natura non si interferisce. Cercare di mettere una toppa agli errori di Elwyn col suo stesso metodo sarebbe cercare di spegnere un fuoco gettandoci sopra della paglia secca. Negli antichi rituali c'è sempre un prezzo da pagare. Polonius ha perso se stesso e la sua specie; Elwyn ha devastato queste terre e devastato la propria natura, vivendo alle spese di un'altra creatura pur di continuare. Compiere questo genere di decisioni ti cambia, e non si può tornare indietro.

- Ma, Nonna, cosa siamo noi in confronto a tutto quello che sta succedendo ora? Preferisco pagare un prezzo che vivere in un mondo tanto disgustoso. Rivoglio il cielo azzurro, il cinguettio degli uccelli e vedere gli animali fra le frasche degli alberi... rivoglio la vita, su questa terra. Se a Folis sono sopravvissuti i testi degli antichi rituali, se c'è anche solo la minima speranza di trovare delle risposte, io ci voglio andare.

- No! - tuonò Nonna, battendo un pugno sul tavolo. - Te lo proibisco! Non ti permetterò di buttare la tua vita per un appunto su un libro, anche se l'ha scritto mia nipote!

Il suo tono era così feroce che Melina, di solito tanto composta, ebbe un moto di rabbia e disperazione, rovesciando sul tavolo la zuppa di zucca e i biscotti. Cercò di parlare, ma era talmente furiosa che non ci riuscì, e corse fuori dal fienile, sbattendosi la porta alle spalle.

- Stupida ragazzina - sbuffò Mulkin. - E' vero, qualcosa dev'essere fatto, ma non attraverso quei diabolici rituali che ci hanno portati sin qui.

- Ah, sì? - sbottò Nonna, scattando in piedi. - E tu come penseresti di riuscirci? Col sangue e la spada, ci scommetto. Voi umani non sapete fare altro!

Prima che Mulkin ribattesse, se ne andò anche lei, uscendo dal retro. Il soldato si riprese subito dopo, facendo un gestaccio.

- E io che cercavo di essere gentile! - sibilò. - Stupida vecchia.

E andò a sdraiarsi al piano di sopra.

Rimasi da solo in cucina, davanti al tavolo sporco e ai segni della lite, con un peso sullo stomaco. Avevo voglia di piangere, ma ero senza lacrime. Mi sentivo stordito, come se avessi ricevuto una botta in testa. Mi faceva star male vederli litigare, e non volevo essere costretto a scegliere fra loro.

Cosa potevo fare?

*

Fu dopo quel litigio che i rapporti con Mulkin cominciarono a degradarsi, finché non arrivò a rubare le medicine di Melina, sparendo con esse.

- Cosa vorrà mai farci? - mormorai, la mattina in cui lei venne a parlarmene. - Vuoi seguirlo?

- Seguirlo? - sbuffò lei, tremante. - Sarà già lontano, ormai. Non abbiamo tempo per questo. L'importante è che se ne sia finalmente andato. In quanto a cosa vuole fare con le medicine, ho una mezza idea in mente, ma mi disgusta tanto che non voglio parlarne.

Non insistei oltre, temendo di farla infuriare.

- Vuoi che ti aiuti a trovare altre erbe per le medicine? - le domandai, cercando di tirarla su di morale.

Melina sospirò, passandosi una mano nei corti, perennemente arruffati, capelli rossi.

- Va bene. Grazie, Arty. Dopotutto, me ne servirà una buona scorta.

- Per curare i sopravvissuti a Kurna?

- No. Questa volta sarà per me.

Aggrottai le sopracciglia, e lei si avvicinò me, sussurrandomi in un orecchio. Il suo fiato sul collo mi fece scorrere un brivido lungo tutta la schiena.

- Ho intenzione di partire per Folis, il più presto possibile. Verrai con me?

Il Nido del DragoWhere stories live. Discover now