23. Bianco.

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Apro gli occhi di scatto e vedo tutto bianco. Il cuore mi martella il petto, come se stessi per avere un attacco di panico.
Che succede?
Sono morta?
Questo è il paradiso? No, dai, con tutto quello che ho fatto non mi merito di andare in quel posto... se mai dovrei essere in purgatorio... o forse sono in una specie di sala d'attesa per il mio giudizio?
Oh, andiamo, Calamity, sei ridicola. Non hai mai creduto a queste stronzate.
«A-amore...» sussurra qualcuno al mio fianco. Tento di voltarmi con fatica, rendendomi improvvisamente conto di quanto sia debole.
Okay, sono sulla Terra. Fa male, ma almeno sono viva.
Questo è... un ospedale?
Vedo la flebo sul mio braccio.
Sí, è un ospedale.
Perfetto, significa che sono salva e che quei bastardi hanno perso.
«Amore.» questa volta non indugio: mi volto e accenno un debole sorriso vedendo Zack che mi tiene la mano. Sorride con le lacrime agli occhi. «Ben tornata fra noi.»
Provo a parlare, ma mi risulta difficile.
«Sh, non dire nulla, Calamità Naturale.» dal lato opposto a quello del mio ragazzo c'è Stella, seduta su una sedia con accanto Alex che dorme. Accenna una risata. «Ci hai fatto prendere un bel colpo a tutti quanti. Un po' presto per un pesce d'aprile, non credi?»
Zack si alza e mi da un bacio sulla fronte, poi si siede sul letto accanto a me. «Sei stata incosciente per due giorni. Quando ti abbiamo salvata stavi per morire di fame, eri debole e le torture che ti hanno inflitto non hanno aiutato. Sei andata in coma, ma ti sei rimessa più in fretta di quanto dicessero i medici.» mi accarezza una guancia. «Quei bastardi non usciranno più di prigione. Mai più.»
Annuisco, poi qualcuno entra dalla porta: è Jack. Ha in mano delle scatole di pizza.
Mi guarda e, vedendo che sono sveglia, fa una smorfia: «La solita sfiga! Io lo sapevo che apriva gli occhi quando io non c'ero!»
Stella lo guarda male: «Barakat, non urlare. Sveglierai Alex.» dice accarezzando i capelli azzurri del suo ragazzo.
Il chitarrista degli All Time Low alza le mani in segno di resa, poi si china su di me e sussurra: «Se c'ero io al tuo risveglio ti avrei proposto di scegliere fra la pillola blu e la pillola rossa.»
«Ma andiamo, davvero le volevi proporre di drogarsi?» Zack lo osserva stupito.
Trovo la forza di parlare: «Non conosci Matrix, Zack?» constato sconcertata, con voce roca.
«Ah, ma allora non ti si è putrefatta la lingua mentre eri in coma!» commenta Stella ridendo.
Il mio ragazzo scuote la testa dispiaciuto.
«Te lo farò vedere.» ripeto mentre la gola mi fa male.
Un'infermeria entra nella nostra stanza. È carina e noto subito dallo sguardo schifato che rivolge a Jack, che il mio amico deve averci provato con lei.
«Ciao Calamity.» mi dedica un sorriso raggiante che illumina i suoi occhi azzurro cielo. «Come stai?»
«Credo bene...» dico a mezzavoce. Più che da un coma sembro una sopravvissuta da un fortissimo mal di gola.
«Bene. È bello vederti sveglia finalmente.» mi sistema le flebo. «Per la voce, tranquilla, tornerà presto. Non sei stata molto in coma, quindi dovresti essere in grado di riprendere tutte le tue capacità.» indica le pizze che Jack ha in mano. «Puoi mangiare se vuoi. Ne avresti bisogno. Per il resto oggi sarai qui, ti faremo fare dei controlli domani, se tutto andrà bene sarai dimessa.» Annuisco felice, mentre lei fa per uscire, ma prima mi dice: «Dovresti ringraziare i tuoi amici: non ti hanno abbandonata un attimo.» poi se ne va.
Lancio uno sguardo interrogatorio a tutti, ed è Stella a rispondere: «Abbiamo fatto i turni per stare con te. Alex ha fatto quello di notte, mentre io e Zack riposavamo. Rian e tuo padre sono al lavoro, saranno felicissimi di rivederti sveglia oggi pomeriggio. Non volevamo perderti d'occhio e abbiamo fatto di tutto per darti la forza necessaria per svegliarti dal coma.» accenna al l'iPod sul comodino. «Hai ascoltato quel coglione del mio ragazzo cantare per due giorni di fila... ormai la sua voce ti farà venire il vomito.» ride.
Proprio in quel momento mi accorgo di avere una canzone intesta.

Maybe it's not my weekend, but it's gonna be my year...

Jack si siede sul mio letto e mi porge una fetta di pizza, che mangio alla velocità della luce. Mi sembra la cosa più buona che io abbia mai mangiato.
Nel frattempo, Alex si sveglia con un gemito.
Gli dedico subito un largo sorriso. Lui strabuzza gli occhi, poi si alza e mi abbraccia forte. Sento male alle costole quando lo fa, ma non mi lamento e lo stringo a me. Stella ci osserva felice e il modo in cui lo guarda è bellissimo.
«Mi sei mancata tantissimo, Cal!» mi sussurra.
«Cal?» chiedo a mezzavoce, poi rido. «Anche tu mi sei mancato, Alex.»
Si allontana e mi osserva: «Cal, diminutivo di Calamity.»
Da dietro di lui, Jack scoppia a ridere: «Alex, perfavore, è bruttissimo come nomignolo.»
Non potrei essere più d'accordo, ma non dico nulla, mi limito a sorridere.
Finite le nostre pizze, Alex osserva con insistenza Stella, che evita lo sguardo di tutti.
«Stella... è... successo qualcosa?» chiedo preoccupata.
I suoi occhi castani mi osservano con un velo di tristezza: «Ora che sei sveglia dovrò tornare a New York... fra due giorni ci sarà il mio primo programma in radio, Calamity.»
Merda, non ci avevo pensato.
«Devi andare, Stella. È la tua grande occasione.» la incoraggia Alex stringendole la mano.
Lei accenna un sorriso: «Lo so, Testa Blu, ma... mi mancherete.»
Vorrei alzarmi e andare ad abbracciarla, ma non posso, così allargo le braccia e lascio che sia lei a stringermi.
«Faremo il tifo per te.» le sussurro.
Lei si allontana e mi dedica un sorriso riconoscente: «Grazie. Penso che partirò domani, quindi godetevi la mia presenza per ora.»
Alzo gli occhi al cielo: «Sei sempre la solita...»

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