6. Uno strano risveglio.

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Apro gli occhi e mi ritrovo... Nuda.
Aspettate, cosa?! Come mai ho solo l'intimo addosso? Mi tasto le gambe e sospiro di sollievo accorgendomi che ho su anche i pantaloni. Chissà che ho fatto ieri sera, mi chiedo mentre mi volto e vedo Zack dormire al mio fianco.
Fermi.
Zack.
Io nuda.
Lui nudo.
No.
Non può essere.
Non può essere soprattutto perché non me lo ricordo e nonostante ci provi non riesco a farmi tornare alla mente nulla di quello che potrebbe essere successo ieri sera, se non uno stupido "obbligo e verità" in cui per penitenza dovevamo bere vodka.
Merda, la sbronza.
Quella me la ricordo.
Anche di quando ho rimesso in bagno mi ricordo. Per il resto è tutto confuso. Troppo confuso.
Ho paura che Zack si svegli, creando una situazione piuttosto imbarazzante, perciò decido di non pensare a nulla perché potrei aver frainteso tutto. Mi rivesto e poi scendo a preparare la colazione. Questa mattina papà è a casa, quindi dovremo fare finta di niente. Quando andrà al lavoro proverò ad indagare su quello che ho fatto.
Sto scaldando il latte, mentre il caffè è già sul fornello, quando qualcuno alle mie spalle mi da una pacca sul sedere.
Io giuro che mio padre lo uccido.
Sto per rispondere con una botta col cucchiaio di legno, ma mi fermo non appena mi accorgo che non è stato mio padre: è stato Zack.
«Zack che cazzo fai?!» sbotto, anche se lo faccio a bassa voce per non rischiare di svegliare mio padre.
Lui sorride: «Oh, ma dai, ieri sera ti piaceva tanto quando lo facevo...»
Arrossisco: «C-c-cosa?» balbetto.
«Ma certo, non te lo ricordi? Ci siamo divertiti un sacco. Non pensavo fossi così... Dotata...» con lo sguardo percorre il mio corpo, mettendomi a disagio.
«Zack, che è successo ieri sera?» nella mia voce percepisco una punta di fermezza che non avrei ritenuto possibile. Forse dovrei essere più spaventata dello scoprire la verità, ma in realtà una parte di me sa che non ha senso tutto questo, perché se fosse successo qualcosa di importante sicuramente me ne sarei ricordata. Almeno spero.
«Mi deprime il fatto che ti sei già dimenticata tutto... Anche se so che è perché ti sei ubriacata.» mi guarda severamente e capisco perfettamente cosa sta succedendo.
«Sei uno stronzo.»
Alza le sopracciglia e incrocia le braccia: «Si? E perché?»
«Perché sai che non mi ricordo cosa sia accaduto questa notte e per questo te ne stai approfittando. Non me la bevo: non possiamo aver fatto quello che stai cercando di farmi credere.»
«Chi ti dice che non abbiamo fatto sesso sul serio?»
«Prima di tutto non sono attratta da te fino a quel punto e seconda cosa, non saresti così ora...» alzo le spalle.
«E come sarei?» sbotta, alzando la voce, mentre il suo tono aumenta il mio mal di testa.
Non pensarci, Calamity. Hai una battaglia da combattere.
«Boh... Felice. Imbarazzato. Attratto. Stanco. Non lo so.» arrossisco di nuovo.
«Cosa ti dice che non lo sia?» mi sfida.
«Zack, si vede lontano un chilometro che sei incazzato e, sinceramente, non ne capisco il motivo...»
Alza le braccia al cielo: «Non ne capisci il motivo?! Calamity, ti prego, non fare la finta tonta. Come puoi pretendere che non mi arrabbi con te dopo quello che hai fatto ieri notte?»
«Se me lo spiegassi, forse saprei cosa dirti a riguardo.»
Lui sembra calmarsi: «Hai ragione, è solo che non posso permettere che tu ti faccia del male. Ancora due bicchieri e andavi in coma etilico, lo sai? Ah, no, certo, è ovvio che tu non lo sappia. Come puoi ricordarti di esserti svegliata nel pieno della notte per bere ancora? Calamity, devo saperlo: hai mai tentato il suicidio prima d'ora?»
Sento le lacrime bruciarmi gli occhi: non posso negare che nel mio passato sono stata sfiorata un paio di volte dall'idea di farla finita, ma non avrei mai pensato di riuscire a realizzare quel pensiero da ubriaca. Nonostante non riesca a farmi tornare in mente nulla, posso immaginare i pensieri che mi devono aver tormentata in quel momento: tutti quelli che facevano il mio college mi odiano, non ho più amici e, ciliegina sulla torta, sto facendo perdere tempo a Zack. Inutile dire che, oltre alla facciata da "dura" si nasconde una giovane donna impaurita per le conseguenze di quello che ha fatto. Continuo a fissare il vuoto sotto shock. Scivolo verso il basso e mi siedo sul freddo pavimento della cucina. Zack si mette al mio fianco.
«Ci ho pensato, ma non l'avevo mai fatto.» affermo con un filo di voce.
«Ieri sera ti mancava poco per andartene. Sei stata malissimo, ma tuo padre non lo sa perché non volevo fargli venire un infarto. Calamity, ho avuto paura di perderti.»
Per interminabili secondi ci guardiamo, poi mi decido a parlare: «Dimmi cosa ho fatto.»
«Dall'inizio?»
«Dall'inizio.»
Mi sorride e immediatamente mi rilasso, ricordando che lui era lì a proteggermi e ad impedire che mi succedesse qualcosa di terribile. Certo, forse stava facendo solo il suo lavoro, ma avrebbe potuto benissimo chiamare mio padre.
«Allora, mi hai costretto a togliere la maglia e a stare a dorso nudo perché volevi rivedere i miei splendidi addominali.» mi porto la mano davanti alla faccia e scoppio a ridere, mentre la disperazione di poco fa sembra solo un ricordo lontano. Mi accorgo che Zack è quel tipo di ragazzo in grado di farti dimenticare il temporale che ti sta distruggendo, per mostrarti il sole che potrebbe arrivare. Penso sia una delle sue più belle qualità. «Poi hai detto che volevi farlo anche tu e sei rimasta in reggiseno.» stavolta è il suo turno di ridere, mentre io mi copro la faccia arrossata per l'imbarazzo con le maniche della felpa. «A quel punto ti ho proibito di bere...» prosegue guardandomi con i suoi occhi tra il verde e il castano. «...sei andata a vomitare in bagno e io ti tenevo i capelli. Volevo farti rivestire, ma hai detto che avevi caldo e alla fine mi hai imposto di dormire con te.» ridiamo di nuovo e io appoggio la testa sulla sua spalla. «Ti sei addormentata subito, poi ti sei svegliata e sei andata a bere di nuovo. A quel punto mi sono incazzato davvero. Calamity, sei adulta e non posso dirti io cosa fare, ma il mio lavoro è quello di proteggerti, non solo dagli altri, ma anche da te stessa e non lo faccio come guardia del corpo, lo faccio da amico. Tu non sai quante persone reagiscono in questo modo dopo aver denunciato una gang mafiosa. Hanno tutti paura che qualcuno li uccida, per questo preferiscono farlo da soli...»
«Zack, non penso sia quello... Non mi ricordo cosa ho fatto, però so che la disperazione che provo deriva principalmente dal fatto che tutti mi odiano. Sarò sempre quella che ha mandato in prigione Harry Styles, il ragazzo più figo della scuola.»
«Hai fatto la cosa giusta e se la gente la vede come un pretesto per discriminarti è solo gelosa della splendida donna che stai diventando. Non dovremmo mai vergognarci delle nostre azioni, che siano buone o cattive.»
Mi volto e lo abbraccio forte, commossa dalle parole che mi ha appena rivolto.
Rimaniamo in quella posizione per un po', poi lui mi accarezza una guancia e sorride in modo diabolico: «Ma siccome sono uno stronzo, non posso di certo ignorare una parte davvero molto esilarante di tutta la serata.»
«Ho paura.»
Annuisce: «Devi averne.»
Lo guardo, pronta a sentire qualsiasi cosa. Dopo una breve pausa, finalmente si decide a parlare: «Quando ieri mi sono sdraiato di fianco a te, ti sei rannicchiata sul mio petto e hai detto di non essere mai stata attratta tanto da una persona come lo sei ora da me.»
Oh mio dio.
Non posso averlo detto sul serio.
Rimango in silenzio, incapace di dire qualsiasi cosa, ma rimuginando su quello che potrei avere confessato... Davvero sono attratta da lui? Non nego che mi piaccia molto fisicamente, ma credo di non essermi fatta ancora un'idea abbastanza precisa del suo carattere per capire se sia davvero cotta o no.
Zack osserva la mia reazione, poi ride: «Ti sto prendendo in giro.»
«Zack, ma vaffanculo!» gli do una botta sul braccio.
«Tesoro, il tuo buon umore di mattina è come un raggio di sole nel cielo azzurro, dico sul serio.» interviene mio padre.
Zack si alza, salutandolo con un cenno: «Ha visto che ragazza dai modi dolci e gentili?» mi prende in giro.
«Oh, ma piantatela. Tutti e due.» dico, alzandomi.
Mio padre annusa l'aria: «Calamity, credo tu abbia fatto bruciare il caffè...»
Mi volto per controllare e inizio a imprecare, mentre Zack apre le finestre per far uscire il cattivo odore.
«Merrick è colpa tua e delle tue inutili chiacchiere!» sbraito, dandogli una cucchiaiata che schiva con facilità. Dopo aver buttato il caffè, ci accontentiamo del latte e facciamo colazione tutti insieme. Poi Zack, senza preavviso, racconta a mio padre della sua idea di farmi continuare gli studi a casa e lui si dice d'accordo. Il resto della giornata passa in fretta, divisa fra studio e svago.

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