Capitolo 3

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«Ehi ster; tutto bene?».

 Avevo sempre odiato quel soppranome idiota, ma ora mi faceva venire voglia di prenderlo a schiaffi.

«Alla grande» risposi ironicamente prendendo fuori dalla borsa i miei appunti della lezione precedente e glieli porsi, lui mi guardò come se gli avessi appena messo davanti agli occhi una mela avvelenata.

«Se non li vuoi me li riprendo» mi stupivo persino io della mia calma. Passavo gli appunti a Wes ogni volta che avevo finito di riportali a computer e mi venne quasi naturale farlo anche quel giorno. Molti mi prenderebbero per pazza, avrei dovuto bruciargli la macchina altro che passargli gli appunti, ma io ero così, se qualcosa era per me un'abitudine non me la sarei mai staccata di dosso. Fortunatamente non avevo mai visto Wes come un'abitudine e questo era l'unico motivo per il quale non avevo esitato a lasciarlo.

«Grazie» si limitò a dire prendendo i fogli, chiaramente imbarazzato da quella situazione.

Terminata la lezione mi diressi a piedi verso casa, non avevo alcuna intenzione di entrare dentro ad un autobus pieno di persone e poi aveva già smesso di piovere da un pezzo quindi non sarebbe stato un problema.
L'aria era nitida e non si stava male, sfortunatamente Wes doveva rovinare anche quell'unico momento di pace con la sua ormai irritante presenza.

"Salta su stella, ti accompagno a casa!" mi urlò dal finestrino della sua macchina. Sapevo io dove se lo poteva mettere il suo stupido passaggio.
«Preferisco camminare». Ero fiera di come stavo gestendo quella situazione in maniera cosi diplomatica invece di mandarlo al diavolo ogni due per tre.
La macchina andava ancora al mio passo quindi mi affrettai a ribadirgli il concetto.
«Non fare cosi ster, siamo una grande squadra insieme»
Forse, dopotutto, quel soppranome non era cosí male.

Ma quello era il colmo, chi si credeva di essere per trattarmi come se fossi un' idiota? Non risposi perchè se l'avessi fatto sarei esplosa e non era ciò che volevo, dovevo dimostrargli di essere superiore. Sfortunatamente la strada che porta al mio appartamento era poco trafficata a qualsiasi ora del giorno e della notte e quindi luì potè continuare le sue patetiche scuse fino all'ingresso di casa.

«Buonagiornata Wes» fu l'unica cosa che gli dissi primi di scomparire all'interno dell'edificio.
Entrando in casa mi accorsi che le gemelle erano arrivate prima di me come al solito; loro si stavano laureando in arte e di solito le loro lezioni finivano sempre prima.

Vivevo lì con loro da poco piú di due mesi, ma mi sembrava di conoscerle da una vita, ovviamente avevano un rapporto speciale tra di loro essendo praticamente identiche, ma mi ero subito sentita a mio agio in quell'appartamento. Frequentavano il terzo anno e passavano le loro giornate a fumare erba e a parlare delle amanti polinesiane di Gauguin. Due tipe apposto, insomma.

«Cos'era quello spettacolino che stavate facendo tu e Wes per strada?»
mi chiese Erica uscendo dal salotto dove probabilmente ci stava spiando dalla finestra.
«E una lunga storia» mi limitai a rispondere mentre toglievo la sciarpa che mi si era incastrata in una ciocca di capelli.
«E noi non abbiamo di meglio da fare che ascoltarla» si affrettò a precisare Lillian sbucando dalla cucina e aggiustandosi gli occhiali che le scivolavano in continuazione.
Nessuna delle due aveva problemi di vista ma entrambe portavano sempre due lenti con delle montature oscene per darsi un'aria da intellettuali.

Non appena finito di pranzare si sedettero sul divano aspettando la mia risposta.
«Avanti raccontaci cos'ha fatto quell'idiota» Wes non è mai piaciuto a Erica e non l'ha mai nascosto e ora mi sentivo io l'idiota per averlo sempre difeso.
«Non chiamarlo così! Ricordati che stanno insieme» la voce canzonatoria di Lily mi fece fare un sorriso amaro; di solito era sempre felice quando mi spalleggiava, ma quel giorno Erica aveva tutto il diritto di chiamarlo così.

Raccontai tutto quello che era successo durante quella mattinata senza fermarmi né dare loro il tempo di esprimere la loro opinione. Quando finì calò il silenzio e dopo un minuto buono Erica se ne usci con un «Beata te»
Ma era impazzita?

«Non solo ti sei liberata di Wes, che già di per se è una fortuna; ma hai anche il professor Cunningham come insegnante.
«E tu come fai a sapere come si chiama?» La mia curiosità era più che sincera.
«Non si è parlato di nient'altro al corso di storia dell'arte questa mattina» rispose Lily al posto di sua sorella.
«Credevo faceste lezione»
«Qualche volta facciamo anche quello, sta di fatto che tu passerai quasi tutto il semestre attaccata a lui e per questo io ti sto invidiando parecchio» Erica si era già scordata che neanche sei ore prima mi ero lasciata con Wes. La cosa non mi sorprendeva gli uomini maturi erano una sorta di feticcio per lei

«Sta di fatto che potrebbe essere mio padre e che ha fatto tutto ciò per farmela pagare» Era così difficile da capire?
Erica fece una smorfia come di chi la sa lunga a riguardo. «A volte non ti capisco proprio Bianca» ed era vero «Se fosse come dici tu non avrebbe di certo voluto passare tutto il suo tempo con una ragazzina maleducata e prepotente».

Non ci avevo pensato, ma allora perchè farlo? Che fosse perchè io gli piacessi era proprio fuori questione, rabbrividivo alla sola idea, quindi doveva esserci dell'altro dietro.

«A che ora dovete incontrarvi?» la voce di Lily mi fece destare dalle mie elucubrazioni.
«Alle cinque»
Mi guardò come se avessi appena detto una stupidaggine.
«Sono le cinque meno un quarto» mi fece notare.
Non era possibile, eravamo rimaste lì a parlare per due ore e mezza?
Mi alzai di scatto dalla poltrona.

Fortunatamente Erica si offrì di accompagnarmi in macchina facendo diminuite notevolmente il mio ritardo quindi arrivai in biblioteca quasi all'ora prestabilita. Non c'era ancora nessuna traccia di lui così tirai un sospiro di sollievo e andai a sedermi in uno dei tavoli infondo alla sala.

Aspettai per un'ora ma non arrivò, avevo già ripassato gli appunti della giornata, quindi cominciai a fissare insistemente il piccolo orologio da polso. Ero stata una stupida a pensare che non mi odiasse, non aveva avuto nemmeno la decenza di presentarsi. Cominciai a sistemare i fogli che avevo sparso sul tavolo decisa a tornarmene a casa.
«Ehi ster»

La voce di Wes mi fece fare un balzo. Mi girai di scatto e con un tono calmissimo gli chiesi cosa volesse. Sicuramente era lì per me, perchè Wes non ci aveva neanche mai messo piede in biblioteca; quando volevo studiare non riuscivo mai a convincerlo ad accompagnarmi.

«Sono passato a casa tua e Lily mi ha detto che potevo trovarti qui» Parlava con un'aria da angioletto che mi faceva venir voglia di prenderlo a schiaffi, sfortunatamente ne aveva anche l'aspetto. Wes mi piaceva proprio per la sua aria innocente: la sua carnagione pallida, i suoi capelli biondi, gli occhi di un celeste quasi artificiale.
Peccato che ormai non avesse più nessuna importanza perchè avevo scoperto che di angelico aveva solo ed escusivamente l'aspetto.

«Vieni al dunque» la mia voce non stava tradendo la mia voglia interiore di prenderlo a sediate in faccia.
A questa mia richiesta lui fece una faccia offesa e cominciò un'interminabile discorso sul perchè io dovessi perdonarlo. Tutta la biblioteca ci stava guardando e io avrei voluto strappargli le corde vocali.
«Possiamo continuare fuori?» chiesi infine con un tono stanco e lui non se lo fece ripetere due volte. Presi le mie cose e mi avviai dietro di lui verso l'uscita.

Fuori pioveva ma lui aveva un ombrello con il quale copriva entrambi; mi sentivo parecchio a disagio a dover discutere a così poca distanza da lui, cosí avevo smesso di ascoltarlo e annuivo solamente; lui doveva essersene accorto perchè ad un certo punto disse qualcosa che gli fece riacquistare tutta la mia attenzione. Mi aveva appena dato della stronza?
«Scusa come mi hai chiamata?» La mia irritazione stava per assumere stato solido attorno a me.

«Si, hai capito perfettamente, sei stata una stronza».

Legami a idrogenoOù les histoires vivent. Découvrez maintenant