Capitolo 1

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Era una gelida mattinata ed io, appoggiata con la schiena al palo storto della fermata sotto casa, rileggevo vecchie conversazioni finite male. Il cielo sopra di me dello stesso colore dell'asfalto sbiadito sotto ai miei piedi.
Non era il caso di indossare una gonna di cotone sottile che non arrivava neanche lontamente vicino al ginocchio, ma ormai non avevo il tempo di rientrare in casa per cambiarmi.

Quella mattina mi sarei dovuta vedere con Wes prima delle lezioni, ma poi avevamo litigato alla grande e lui aveva detto che non se ne sarebbe fatto nulla.
Avevamo litigato si, ma io avevo una tremenda voglia di vederlo e chiarire quella situazione spiacevole per entrambi.

Non sapevo quale sarebbe stato il suo umore, ero nervosa all'idea che si sarebbe arrabbiato, o peggio ancora, avrebbe fatto una scenata.

Nel tentativo di distogliere l' attenzione dalle mie azioni sconsiderate della sera precedente, tirai fuori dallo zaino un libro che avevo comprato in un negozio dell'usato qualche giorno prima.
Un'edizione della metà degli anni settanta; copertina giallo tagliente,  violette dipinte a mano, titolo logorato dal tempo.
Un vero e proprio cimelio hippie. Scorrevo tra le righe senza leggere veramente per colpa di tutte le paranoie che mi facevo su quel semplice e innocuo incontro.

Durante il viaggio mi colpì un improvviso mal di testa e quindi rinunciai a continuare quella tortura inutile e mi focalizzai solo sull'aroma dolciastro della gomma da masticare al gusto di ciliegia.
Solo qualche lampo a rompere la  monotonia del tragitto.
Aveva cominciato a piovere forte, sembrava che il cielo dovesse crollare da un momento all'altro. Perfortuna avevo portato con me l'ombrello; se Wes non ne aveva uno potevo accompagnarlo io a lezione.

Con l'ombrello rigorosamente aperto mi diressi verso il dormitorio.
A ogni passo si susseguiva un brivido, il freddo quella mattina ti entrava nelle ossa e il mio abbigliamento certo non aiutava.
Ero parecchio sovvrapensiero quando i miei passi furono fermati da una voce che mi richiamava al concreto.
Focalizzai la strada, ma non trovai nessuno di fronte a me cosí mi voltai.

«Sembra che lei sia capitata proprio al momento giusto» un signore a pochi passi dal punto in cui mi ero bloccata si avvicinó con un sorriso sghembo in faccia.

«Sono completamente perso e dovrei arrivare all'ala est entro venti minuti, mi accompagnerebbe?»
Un dettaglio non trascurabile è il fatto che, nonostante l'avesse chiesto in maniera gentile, ci fosse qualcosa di estremamente arrogante nel suo tono di voce, come se la mia risposta fosse solo una banale formalità; ma non gli diedi importanza perché avevo ben altro a cui pensare in quel momento.

«Mi dispiace; ora vado molto di fretta» gli risposi con il tono piú gentile che riuscii a raccimolare. Purtroppo non ero stata molto convincente perché mi guardò come se aspettasse ancora qualcosa.
Mi affrettai a dargli spiegazioni su come arrivarci il più velocemente possibile. Ovviamente non capí del tutto le mie indicazioni, però non avevo tempo di rispiegargli tutto da capo, così camminando svelta, senza dargli la possibilitá di chiedermi altro, mi avviai all'entrata del dormitorio.

Quella di Wes, era la prima camera a sinistra così non ci volle molto prima che mi ritrovassi a bussare alla sua porta, fissando l'adesivo ormai logoro che riportava la scritta "Keep it out".
Wes lo teneva lì da tempo immemore Dovevo ricordargli di toglierlo, mi appuntai mentalmente.

«Chi é di prima mattina?» una ragazza a me sconosciuta mi aprí spalancando la porta. Mi si geló il sangue nelle vene. Probabilmente si era rivestita in fretta, perchè aveva la canottiera grigia al contrario con l'etichetta ben visibile a lato e i pantaloni bianchi ancora sbottonati. Non ci potevo credere, Wes aveva una camera singola, quindi lei aveva sicuramente passato lí la notte e certamente non da sola.

Legami a idrogenoWhere stories live. Discover now