Prologo

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Un giorno per ricordare

Ammirava i meravigliosi riverberi della luce riflessa dalla luna sulla corazza della nave. Lo spazio era immenso, maestoso, si sentiva a casa in quel vuoto. Il pianeta che osservava di fronte a sé era uno dei più belli che avesse mai visto. Era il suo pianeta natale, Oralion. Doveva sembrare Terra visto dall'orbita o almeno così affermavano gli oraliti che avevano pellegrinato fino al mondo madre. Lui non lo aveva mai fatto. Non seguiva la fede, preferiva credere nella scienza e nelle capacità umane. Spostò di poco lo sguardo verso lo spazio profondo. Si sentiva minuscolo, pensò di essere come una stella in un universo. Sorrise fra sé e sé: una similitudine che calzava a pennello al contesto che ammirava. Alcuni puntini rossastri marciavano lenti verso l'infinito. Presto questi puntini sparirono. Le navi dovevano essere saltate a velocità di curvatura. Sorrise, leggermente accecato dalla sortita della stella che illumina il sistema oltre la sagome di Oralion. Non riusciva a pensare ad altro che alla meraviglia di quello spettacolo. Che incredibile architetto era la natura. Abbassò un attimo lo sguardo. Nei suoi pensieri era balenata proprio quella parola, per loro mitologicamente così importante. Ma non voleva pensarci in quegli istanti. Era troppo stanco per provare a ragionare su argomenti teologici.
Le luci tornarono ad illuminare la sua camera. Una voce si diffuse delicata nei meandri della nave, comunicando il ripristino dell'energia.

Un uomo bussò alla porta.
<<Avanti.>>rispose.
Un uomo vestito di una giacca color zaffiro fece capolino.
<<Ammiraglio Sol, l'energia primaria è stata ripristinata ma la nave non si muoverà ancora per qualche ora. I motori saranno rimessi in funzione entro le tre di notte del fuso orario di Cankarra su Oralion. Le consiglio di dormire.>>disse il sottoposto.
<<Grazie soldato. Piuttosto, ho un piacere da chiederti.>>rispose l'altro.
<<Qualunque cosa per lei ammiraglio.>>disse mettendosi al suo servizio.
<<Porta il kalsirr. Ho bisogno di un suo colloquio.>>
<<Ne è sicuro signore?>>domandò dubbioso quell'altro.
<<Certo soldato. Non avere paura, so quel che voglio.>>lo rassicurò Sol.

Il militare chiuse la porta dietro di sé. Sol tornò ai suoi pensieri. Pensò a ciò che aveva fatto in tutti quegli anni. Agli uomini che aveva avuto affianco, alle decisioni che aveva preso, agli sbagli che aveva commesso. Ripensò alla sua vita per cui aveva lottato per averne il comando. Poi, più melanconico, ripensò alle vite che aveva avuto al suo comando. A coloro che aveva sacrificato per suo ordine, a coloro che avevano ucciso per suo ordine. Alle navi su cui era stato, ai mondi che aveva visitato, alle stelle da cui era rimasto ammaliato. Non si pentiva di nulla. Avrebbe rifatto tutto. Quasi tutto. C'erano solo poche cose che non era capace di perdonarsi.

Tornarono a bussare alla porta.
<<Avanti.>>ripetè per la seconda volta in pochi minuti Sol, scosso dal suo torpore.

La porta si riaprì di nuovo, lo stesso soldato portava con sé un ometto piccolo e dalla pelle grigiastra, piccoli capelli bianchi spettinati e poco curati sul capo e due grandi occhi gialli che illuminavano quel viso truce. Anche se truce era solo l'aspetto di quella faccia, sapeva che tipo di uomo aveva davanti.

<<Ci lasci soli.>>ordinò Sol al marinaio.
Questo fece dietrofront con un mezzo inchino aprendo la porta alle sue spalle.
L'ufficiale lo fermò<<Soldato.>>
<<Si signore?>>rispose questo tornando sull'attenti.
<<Le manette del kalsirr.>>
<<Signore sa che è un'infrazione delle...>>
<<Conosco il regolamento da troppo tempo soldato. E so che sono uno di quelli che lo hanno scritto. Togli le manette a quest'uomo.>>ordinò con tono autorevole il comandante.
Il sottoposto ubbidì senza osar ribattere, uscendo poi dalla stanza a testa bassa, forse umiliato dal modo in cui era stato zittito.

<<A cosa devo questo grande onore, eccellentissimo comandante Pavel Sol?>>chiese il kalsirr abbassando il capo in segno di rispetto.
<<Mi chiami Pavel. Grahoon, voi siete un grande professore e scrittore fra le vostre genti. Porto un enorme rispetto per la vostra immensa cultura dedita alla scrittura. So anche che i più grandi autori conosciuti sono del pianeta Kalsirr. Vi giuro che farò di tutto per ripristinare e risanare quel mondo.>>esordì Sol.
<<Comandante Sol, sa benissimo, più di me, che sta mentendo. Quel mondo, nelle sue unicità e nelle sue imperfezioni ormai non esiste più. Ormai è martoriato dalla guerra, dovrebbe saperlo. Del resto, lei non era li?>>rispose il prigioniero.
<<Troverò un modo. E quel mondo tornerà a splendere.>>
<<Se davvero lo farà, son sicuro che la nostra gente le sarà per sempre grata. Ma dubito che l'Impero ora voglia concentrare i propri sforzi su una simile ricerca.>>mugugnò dubbioso Grahoon.
<<Si sbaglia maestro. Questa è la nostra priorità. Ora che questa ennesima guerra volge al termine, i nostri sforzi sono tutti incentrati sullo scoprire un modo per terraformare mondi devastati da noi stessi. E ci riusciremo. La nostra tecnologia avanza a velocità incredibili.>>
<<Lo spero ammiraglio, lo spero.>>ammise triste il piccolo uomo.
<<Ora però, le chiedo un servizio, maestro.>>
<<Io? Un servizio a lei? Ad un imperiale?>>rise fragorosamente il kalsirr, poi riprese<<Io e lei, ammiraglio, abbiamo in comune solo la forma umanoide. Il sangue che scorre nelle vene, le nostre ossa, la nostra pelle, lingua ed usanze sono totalmente differenti, per etica e per tradizioni, un kalsirr non si abbasserebbe mai ad essere uno schiavo di un nobile del nucleo come lei, Sol.>>
<<Mi chiami col mio nome da ufficiale maestro Grahoon. Richiedo rispetto da una figura come lei. O meglio spero di ottenerlo, poi, quando sarà pronto a trattarmi da amico, o compagno, se vorrà, potrà chiamarmi per nome.>>lo pregò l'ammiraglio.
<<E come vorrebbe farlo, Pavel "Aurelius" Sol?>>domandò con tono di scherno il professore.
<<Mi lasci raccontare. E se lo gradirà, se guadagnerò il vostro rispetto, allora tornerò a proporvi questo piccolo servizio... In cambio della libertà.>>rispose in un sospiro l'imperiale.
Lo sguardo del kalsirr si illuminò <<Mi illumini Aurelius Sol. Sono tutto orecchi. Attendo le vostre trame.>>

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