Capitolo 47

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Il giorno dopo aprii lentamente gli occhi e mi guardai intorno. Non sentivo più il peso della scorsa notte, cioè: Antony su di me. Infatti si era alzato, molto probabilmente poco prima che mi svegliassi io. Era davanti a me a specchiarsi convinto che io stessi ancora dormendo. Aveva i capelli scompigliati e la sua solita faccia assonnata come ogni mattino. Non era la prima volta che lo vedevo così, con l'aurea mattutina che ancora lo circondava, eppure mi faceva sempre e comunque effetto, un effetto benefico per essere più precisi. Infatti involontariamente un sorriso mi si era già accennato in volto.

Antony si girò per stiracchiarsi con la schiena e notò finalmente che ero sveglia.
-Ah, mi stavi spiando?
La sua voce al mattino era leggermente roca.
-Sì, è un piacere guardarti.
Sorrise ma poi inarcò un sopracciglio.
-Guardare me? Oh... sul serio? Sei tu l'opera d'arte qui.
Alzai gli occhi al cielo per il suo modo di esagerare, e poi ogni volta che mi faceva complimenti del genere mi si scaldava il cuore ma non volevo mai dargli la soddisfazione di esserci riuscito. Però dal suo volto si poteva ormai capire che mi conoscesse così bene da sapere benissimo l'effetto che riusciva a farmi.
-Mio zio mi ha chiamato, deve dirmi una cosa e dobbiamo vederci a casa dei miei, vuoi venire con me?
Domandò lui cambiando quel discorso silenzioso dominato solo dai nostri sguardi.
-Magari è qualcosa di privato, vai tu... E poi già che ci sei potresti dire ai tuoi di qualcosa.
Indicai la mia pancia mentre mi alzavo dal letto. L'espressione di Antony mutò in preoccupata.
-Devi farlo.
Gli intimai prima ancora che potesse inventare una scusa. Lui sospirò.
-D'accordo.
Sorrisi e appoggiai le mani sul suo petto per tirarmi su in punta di piedi e baciarlo.
-Ci vediamo dopo allora.
Affermai dopo essermi staccata e avergli sorriso.
-Io starò qui, anche perché devo studiare un bel po' di roba.
Lui sembrò dispiaciuto ma lo nascose forse per non farmi provare pena, o semplicemente per orgoglio personale. Si girò e iniziò a cercare i vestiti da mettersi.

ANTONY POVS

Onestamente mi sarebbe piaciuto di più stare lì a casa con Greta e rilassarmi come ieri sera. Invece mi toccava andare da mio zio, non sapevo nemmeno che cosa volesse. Alla fine era uno di quei parenti che si vedevano raramente, giusto alle feste Natalizie e cose simili, non ci parlavamo da non si sa quanto tempo. Comunque decisi di pensare positivo mentre abbottonavo la mia camicia bianca e nera a quadri, forse voleva dirmi qualcosa di importante. Lasciai la mia stanza per avviarmi alla porta principale, lanciai uno sguardo verso Greta che era in cucina e si stava preparando il caffè. Mi dava le spalle così mi incantai per un attimo a fissarla. Aveva addosso una maglia viola che di solito usava per dormire, sotto invece, i pantaloni del pigiama. I suoi capelli erano legati in una coda completamente casuale. Sarò ripetitivo, ma era così bella. E certe volte non mi capacitavo ancora del fatto che lei fosse entrata nella mia vita, e che io in realtà non meritassi una come lei. Come se si fosse accorta che qualcuno la stesse fissando si voltò, sorrise e intanto notai che si stava versando il caffè appena pronto e bollente nella tazza.
-Vuoi un goccio?
Le sorrisi di rimando.
-No grazie, ora vado, ci sentiamo dopo.
Mi mandò un bacio con la mano e sincerante quel gesto mi migliorò la mattinata. Infatti rimasi con il sorriso da ebete per tutto il tragitto verso la mia vecchia casa, come era possibile che ancora avesse quell'effetto su di me?
Forse perché l'amavo, sì, l'amavo davvero tanto.

Senza rendermene davvero conto mi ritrovai davanti alla casa dei miei genitori. Suonai al campanello e mi aprì mia sorella Serena. Mi aspettavo un suo abbraccio o un suo semplice sorriso, invece mi tirò un pugno sulla spalla facendomi tirare indietro per la spinta.
-Sei in ritardo! Zio deve parlare anche con me e io sono curiosa, sbrigati a entrare!
Mi lasciò lì sulla soglia della porta con la bocca spalancata per lo stupore.
-Oh, mi scusi maestà!
Commentai sarcastico. Lei mi ignorò perché era già entrata in sala. Entrai in casa e dopo essermi chiuso la porta alle spalle raggiunsi i miei parenti. Mi affiancai a mia sorella e incrociai le braccia come stava già facendo lei.
-Sei antipatica.
Le sussurrai facendole accennare un sorriso.
-Antony! Eccoti finalmente!
Disse mio zio accorgendosi di me. Era un uomo di mezza età con i capelli nero pece pettinati perfettamente e tirati indietro con il gel. Indossava una camicia bianca e, a differenza della mia famiglia, lui aveva gli occhi verdi che gli avevo sempre invidiato. Si avvicinò a me e mi diede due bacetti sulle guance come quando non si vede una persona da tanto tempo.
-Bene ragazzi, non tenete quelle facce preoccupate e sedetevi, che è una cosa bella.

Io e Serena ci scambiammo uno sguardo d'intesa veloce prima di sederci davanti a lui sul divano. Dopo averci fatto il classico discorso che eravamo veramente tanto cresciuti e che eravamo i suoi nipoti preferiti dato che lui non aveva figli, arrivammo alla parte che doveva essere interessante.
-Ragazzi, non so se voi sapete che sto lavorando a questo progetto da anni, vostra madre probabilmente non ve lo ha detto per non rischiare il vostro non interesse. Comunque voglio aprire un ristorante, sono riuscito finalmente a trovare uno spazio, e vorrei che voi due lavoraste con me. Antony, tu stai andando all'università quindi sei già dentro. Tu Serena devi finire la scuola ma sai già dove potresti andare per trovare un lavoro! Allora ragazzi, che ne pensate della mia offerta?
Rimasi a fissare mio zio che era così euforico che contagiò in fretta anche me. Mi esplose il cuore a sentire quella notizia, finalmente un lavoro serio! Cavolo, finalmente potevo pagare io la casa con Greta in maniera più che decente, finalmente. Forse potevo gestire qualcosa, e forse potevo mantenere anche una famiglia!
-Sì, accetto zio, questa è un'opportunità fantastica!
Mio zio sorrise non troppo sorpreso, era ovvio che uno dei due rispondesse immediatamente di sì.
-Sono contento, Antony.
Ci alzammo e notai Serena ancora un po' scossa, forse mio zio non doveva dirglielo, io alla sua età ero ancora così confuso riguardo al mio futuro e sicuramente non avrebbe risposto, non adesso almeno. Abbracciai mio zio e lo ringraziai. Non vedevo l'ora di dirlo a Greta.
-Oggi pomeriggio vieni a vedere il locale, ti scrivo la via per messaggio, ci vediamo dopo.
Mi diede una pacca amichevole sulla schiena e uscì dalla stanza.

Il mio sorriso si spense quando notai l'espressione indecifrabile di Serena.
-Ehi tutto ok? Ne vuoi parlare?
Lei alzò gli occhi su di me e mi degnò finalmente di uno sguardo sincero.
-Tranquillo... sono solo un po' dispiaciuta per il fatto che io non possa ancora rendermi utile a questo progetto, ma sono contenta per te.
-Ser, dai tempo al tempo sono sicuro che presto anche tu potrai contribuire a questa cosa.
Lei abbozzò sorriso e si portò le mani dietro la schiena.
-Come sei diventato saggio, fratellone.  
Sorrisi.
-Adesso me lo dai un abbraccio?
Lei sorrise di rimando e dopo essersi avvicinata a me circondò la mia schiena con le sue braccia esili.

GRETA POVS

Decisi di fare una passeggiata sul ponte affacciato sul mare dopo essere stata a studiare tutta la mattina. Antony mi chiamò quando mi fermai ad una staccionata del molo.
-Pronto?
-Ehi bimba dove sei? Devo dirti una cosa bellissima.
-Al molo... quello più vicino a casa.
-Ok arrivo non scomodarti.
Era super euforico, riuscivo a decifrarlo dalla voce e dalla gentilezza infinita, "non scomodarti" non me lo avrebbe mai detto se non fosse stato così.

Mi fermai a guardare l'acqua del mare che sbatteva prepotente sugli scogli, oggi era una giornata veramente ventosa e dal cielo nuvoloso si poteva dedurre un bel temporale in arrivo. Antony mi aveva detto di aspettarlo quindi non mi mossi da lì nonostante il mal tempo che si avvicinava. Scattai qualche foto all'atmosfera quasi "artistica" che si era creata di fronte a me fino a quando non vidi il mio ragazzo corrermi in contro.
Sorrisi e mi voltai a guardarlo bene.
-Ehi tu, stavo per andarmene, sappilo.
Sorrise e mi raggiunse. Ci mise pochissimo a dirmi cosa era andato a fare da suo zio e non l'avevo mai visto così contento e soddisfatto.
A fine discorso lo guardai a bocca aperta per poi saltargli al collo e stringerlo. Lui ricambiò e mi fece girare.
-È una cosa fantastica!
-Lo so! E dopo vieni con me a vedere il locale.
Lo baciai appoggiando le mani sulle sue guance.

Trovammo un ristorante di pesce lì vicino e dopo aver pranzato raggiungemmo il famoso locale dove Antony avrebbe lavorato. Era ancora in costruzione, da fuori mancavano le finestre ed era ancora grigio e abbandonato, ma sapevo che presto sarebbe diventato una struttura agibile. Entrammo dentro e venimmo avvolti da un grandissimo spazio bianco con a terra solo alcuni strumenti di lavoro. Antony stava sorridendo e mi prese la mano, come se volesse condividere la sua gioia insieme a me.




#spazioautrice
Hiii, capitolo di passaggio, lo so lo so anche questo è noioso ma non potevo farli rimanere poracci a vita 😂
Comunque non vi spoilero nulla sul prossimo capitolo ma sarà bellOOO ok ok sto zitta lol, vi voglio bene ❤️
Lasciate tante stelline e commenti e ci rivediamo alla prossima!💖💖
~Sara

Ugly Heart 2.//Greta Menchi e Antony Di FrancescoWhere stories live. Discover now