Capitolo 32

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-Ti va un giro in canoa, mi lady?
Sussurrò Antony al mio orecchio facendomi mordere il labbro per trattenere un sorriso. Mi voltai verso di lui.
-Cosa?
-Un giro in canoa.
Ripeté portando le mani nella tasca dei jeans corti. Mi fece cenno verso il lago e mi sorrise.
-Andiamo?
Non aspettò che rispondessi perché mi aveva già preso per un polso e mi aveva trascinato vicino alle canoe.
Parlò con un ragazzo e poi tornò da me. Salì sulla canoa e lo guardai mentre afferrava i remi. Incontrò il mio sguardo e sorrise.
-Allora? Vuoi salire?
-Ma io...
-Muoviti.
Nel suo tono non c'era impazienza ma soltanto dolcezza. Sospirai e salii con un po' di esitazione.
-Attenta a non falci ribaltare, Menchi.
Gli lanciai un'occhiataccia e mi sedetti di peso facendola muovere un pochino. Mi aggrappai d'istinto ai bordi con l'improvvisa paura di cadere in acqua. Antony scoppiò in una risata per la mia espressione.
-Lo trovi divertente?!
Domandai irritata. Lui torturò il suo labbro inferiore.
-Parecchio.
Iniziò a remare e mi guardai intorno notando la riva sempre più lontana e il paesaggio intorno a noi. C'erano collinette infestate da muschio ma erano abbastanza lontane visto che vicino a noi c'era il lago. Guardai l'acqua e poi tornai di nuovo con lo sguardo su Antony. Si era appena fermato e si era tirato indietro con la schiena. Emise un sospiro di piacere e chiuse gli occhi.
-Che pace.
Incrociai le mani, e forse avrei dovuto guardare il paesaggio e dargli ragione, del fatto che eravamo in mezzo al nulla e che non ci fosse nessuno a far rumore. Ma continuai a fissare lui che era ancora a occhi chiusi. Guardai le sue vene sul suo polso, le aveva quasi sempre. Guardai anche il suo tatuaggio, che era scoperto grazie alla canottiera che indossava. Insomma mi stavo concentrando su tutto pur di non parlare, perché sapevo dove sarei andata a finire.
-Mi dispiace.
Mi uscì spontaneo. Antony aprì gli occhi e si rimise dritto appoggiando i gomiti sulle gambe.
-Che cosa ti dispiace?
-Per la storia di Clara, non so che cosa mi sia preso.
Lo vidi serrare la mascella.
-Credevo fosse una storia chiusa ormai.
-Sì, ma ho esagerato.
Lui sospirò.
-Greta non è importante.
-Invece si!
Lui chinò la testa.
-Antony, quando vi ho visto parlare... ho cominciato a sparlare di lei e per un'attimo ho temuto il peggio. Poi tu... sei venuto da me con una cosa romantica come questa, tu lo fai sempre perché sai che adoro queste cose e in quel momento mi sono sentita così in colpa.
-In colpa?
Antony sbuffò una risata. Prima che potessi rispondere lui si avvicinò a me. Mi accarezzò la guancia dolcemente e mi baciò. Lasciai che le nostre lingue si abbracciassero per un lungo momento, poi mi staccai e lo guardai dritto negli occhi.
-È una cosa insignificante.
Affermò abbozzando un sorriso.
-Lo spero per te, altrimenti...
Mi baciò di nuovo e sentii i nostri denti toccarsi quando sorridemmo entrambi. Rimanemmo lì in mezzo al nulla ad ascoltare il rilassante silenzio per un bel po' di tempo, poi Antony tornò a remare fino alla riva. Sofia aveva apparecchiato un grosso tavolo di legno e stava chiamando tutti per pranzo. La raggiungemmo e ci sedemmo aspettando che Sofia tirasse fuori tutto il pranzo dalle buste. Iniziai a studiare Clara mentre era concentrata ad apparecchiare con il sorriso dipinto in volto. Era una bella ragazza, non mi stupiva il fatto che Antony ci avesse provato, ma adesso le cose erano diverse, sperai che lei non facesse nulla. Si accorse che la stavo fissando così distolsi lo sguardo.
-Ehi, Greta.
Mi chiamò, merda. Alzai la testa e tentai il mio miglior sorriso.
-Ehi.
-Ascolta.
Si avvicinò a me e si sedette, diedi uno sguardo veloce intorno a noi notando che non c'era ancora nessuno.
-Mi dispiace per prima, quando ho abbracciato Antony. Se ti ha dato fastidio, perdonami, ma nella nostra famiglia noi facciamo così per salutare qualcuno che non vediamo da molto.
Soffocai un verso indignato.
-Beh, strano, perché mi è sembrato di aver visto che solo con Antony hai fatto così, poi potrei anche sbagliarmi.
Feci spallucce continuando a fissarla in cagnesco. Clara allargò la bocca per protestare ma non ne uscì niente.
-Ehi!
Sentii la voce di Antony e poi la sua mano sulla mia spalla. Tirai indietro la testa per guardarlo e lui mi sorrise.
-Clara, mi hai rubato il posto.
Disse in tono scherzoso. La rossa di tirò in piedi così in fretta che ebbi paura sbattesse il ginocchio contro il tavolo.
-Scusa.
-Tranquilla.
Rispose lui sedendosi accanto a me.
-Di che parlavate?
Aveva abbassato il tono di voce.
-Niente di interessante.
Mi affrettai a distogliere lo sguardo, lo vidi inarcare un sopracciglio.
-Greta, di che parlavate?
Ripeté stavolta con una sfumatura di fastidio nella voce. Sospirai e incrociai le mani.
-Dell'abbraccio che ti ha dato.
Antony alzò gli occhi al cielo.
-Avevamo detto che non dovevamo preoccuparci di lei.
-È stata lei a venire da me, Antony!
Lui alzò le mani in segno di resa.
-Va bene.
Si mise seduto dritto appoggiando i gomiti sul tavolo e aspettò il cibo. Rimasi a fissarlo a bocca aperta abbastanza irritata, con quale coraggio se la prendeva con me?!
Mi sedetti bene anch'io con un verso indignato e misi il broncio, nonostante lui non potesse vedermi.
Dopo pranzo decisi di fare una passeggiata per conto mio intorno al lago per evitare tutti e rilassarmi. Purtroppo la pace durò poco visto che Clara aveva avuto la mia stessa idea. Era appoggiata a un albero a braccia incrociate e aveva lo sguardo perso nel vuoto fino a quando non si accorse di me. Provò a sorridermi.
-Ciao.
Disse portando le mani in tasca e abbassando la testa in modo che delle ciocche dei capelli rossi le cascassero davanti agli occhi.
-Ciao.
-Senti, mi dispiace per prima, dico davvero, non voglio litigare.
Disse lei quasi implorando.
-Nemmeno io voglio litigare, e poi per Antony sei stata una ragazza come tutte quindi... Non avrei dovuto preoccuparmi.
Lei si accigliò e si staccò dall'albero.
-Lui ti ha detto così?
-Sì, perché?
Clara scosse la testa sbuffando una risata amare.
-Beh perché non è così!
Sembrava abbastanza alterata adesso.
-Che vuoi dire?
Iniziò a mordicchiare l'unghia del pollice.
-Meglio che ci sediamo, è una storia piuttosto lunga.
La seguii senza proseguire altre domande, aspettavo solo che parlasse lei. Si sedette su un ceppo abbastanza grande da contenere entrambe.
-Vedi, io e Sofia quando eravamo più piccole eravamo più unite, sua madre era sempre disponibile a portarla a casa mia a Orlando, poi finalmente quando ho compiuto 18 anni, sono andata da lei, sola. Ero curiosa di vedere la California e di conoscere gli amici di Sofia, me ne aveva parlato tanto ed ero eccitata all'idea. Sono andata da lei, e ho conosciuti tutti, e lì ho conosciuto anche Antony.
Nell'ultima frase la sentii cambiare tono, non riuscivo a capire quale, forse era malinconica?
-Lui mi piaceva, era il mio ragazzo ideale, nonostante fosse più piccolo. Ero innamorata persa di lui, ma non volevo comportarmi da adolescente innamorata, così o cercato di non far capire cosa provavo, anche perché lui sembrava non ricambiare. Sai benissimo com'era Antony: gli piaceva divertirsi, le piacevano le ragazze facili, quelle con cui non si doveva impegnare sul serio. Io sapevo benissimo che non ero fatta così, e anche se ci avessi provato, non ero alla sua altezza.
La ascoltai attentamente tenendo le labbra schiuse.
-Così ho iniziato a sentirmi con Matteo.
Disse scrollando le spalle. Spalancai gli occhi sorpresa.
-Matteo? Intendi, Matteo Matteo?
-Sì, quello che adesso sta con la sorella di Antony.
Sospirò.
-Come cambiano le cose quando sei via per molto.
Continuò per poi concentrarsi a guardare davanti a se il lago.
-Perché ti sei messa con lui?
-Perché io gli piacevo e sembrava a posto, sapevo di non piacere ad Antony così ho iniziato a sentirmi con lui, ma non avevamo molte cose in comune, così l'ho lasciato e ci è rimasto davvero male.
Continuai a guardarla, la mia bocca si era allargata di più per la sorpresa adesso.
-Non credevo che tenesse così tanto a me, sai. Comunque lo stesso giorno che lo lasciai, Antony venne da me per parlare proprio di Matteo.
Tolsi il laccetto che avevo al polso e iniziai a giocarci nervosamente.
-Mi disse che ero stata una grandissima stronza, così non ho retto più.
-Che cosa hai fatto?
-Gli ho urlato che era di lui che ero innamorata.
-E lui?
Il verde mare dei suoi occhi si scontrò con il mio semplice castano.
-Mi ha detto la stessa cosa.
Sentii il mio cuore farsi pesante e il respiro aumentare.
-Ma... lui mi ha sempre detto che non era mai stato innamorato di nessuna.
Non so con quale forza lo dissi. Clara si guardò le mani.
-Già, e ti ha anche detto che ero stata da una botta e via, quando non era vero.
Sentii le lacrime pungermi gli occhi ma la pregai di continuare la storia.
-Quando Antony mi ha detto che ricambiava i miei sentimenti, ci siamo baciati.
Tirai un sospiro tremolante.
-Ma lui ha detto che non potevamo stare insieme, non poteva fare questo a Matteo, il suo migliore amico, non voleva.
La guardai, ormai le lacrime minacciavano sempre più di uscire.
-E me ne sono tornata a casa.
Incontrò di nuovo il mio sguardo e assunse un'espressione dispiaciuta.
-Mi dispiace tanto, Greta.
Era sincera, non era come me l'aveva fatta passare Antony.
-Ragazze!
La voce di Antony incontrò le mie orecchie facendomi voltare di scatto verso di lui. Probabilmente adesso stavo piangendo, sentivo lacrime calde scorrere lentamente sul mio viso. Ero sicura di aver fulminato Antony perché mi stava guardando preoccupato.
-Greta, che cos'hai?
Mi alzai di scatto e lui si ritrasse istintivamente.
-Vaffanculo, Antony, sei soltanto un bugiardo! Mi hai mentito, e non è la prima volta!
Lo superai e corsi via piangendo prima che lui potesse prendermi.

ANTONY POVS

Il mio sguardo confuso e spaventato cadde su Clara che si era appena alzata da dove era seduta e stava scrollando i vestiti dalla polvere.
-Che cosa le hai detto?!
Sbottai facendole alzare gli occhi verso di me. Nel suo sguardo non c'era alcun segno di cattiveria, ma mi fece innervosire comunque.
-La verità, quella che non sai dire, Antony.

Ugly Heart 2.//Greta Menchi e Antony Di FrancescoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora