Capitolo 25

771 55 22
                                    

Andai in cucina per vedere Antony che aiutava la domestica fino a quando quest'ultima non si accorse di me.
-Le serve qualcosa?
Domandò mentre fissavo Antony con i denti stretti al mio labbro inferiore.
-No, ho tutto quello che mi serve.
Lo vidi sorridere mentre metteva a posto delle posate.
-Posso dare una mano?
La donna aggrottò la fronte.
-Io non credo che suo padre...
Feci spallucce.
-Non mi importa quello che vuole mio padre.
Mi avvicinai al lavandino per iniziare a lavare i piatti, sentii lo sguardo di Antony addosso e lo vidi con la coda dell'occhio.
-Va bene, fa come vuoi.
Affermò la domestica prima di lasciare la stanza per andare a pulire la sala. Antony si avvicinò a me con cautela e afferrò le mie mani bagnate e insaponate.
-Che stai facendo?
Chiese a bassa voce allontanandomi dal lavandino.
-Trovo una scusa per starti vicino.
-Greta, quella signora non è stupida, vuoi farti scoprire il primo giorno?!
Portai le braccia al petto e sospirai.
-Se tuo padre ci scopre va tutto all'aria, ti prego evita di comportarti stranamente, avremo il tempo per stare insieme, più tardi verrò in camera tua.
Sbuffai e afferrai un asciugamano.
-D'accordo.
Mi arresi io. Mi sorrise lievemente e tornò a lavoro mentre io me ne feci una ragione e lasciai la stanza.

A cena mio padre non smetteva di parlare del mio futuro ragazzo, lo descriveva come un principe ma sapevo che non era così. Comunque per la prima volta non mi diede fastidio, non feci molto caso a lui, avevo il mio bel cameriere da guardare. Non mi spaventava più mio padre e il fatto che dovessi sposarmi adesso che lui era lì, volevo solo andarmene.

Dopo cena salii in camera. Mi lanciai sul letto e mi resi conto che per quanto potesse essere bello e comodo non era il mio, mi mancava la mia vera casa. Pensavo ai miei genitori adottivi, non li definivo mai così perché per me erano ormai veri e propri genitori, mio padre no. Era solo un bastardo.
Bussarono alla porta. Andai ad aprire con malavoglia ma sorrisi quando mi trovai due familiari e stupendi occhi marroni davanti. Antony sgattaiolò dentro la mia camera in fretta e io chiusi la porta a chiave con la sua stessa velocità.
-Sei in ritardo, cameriere.
-Scusa, tuo padre mi ha trattenuto fino a tardi, parla tanto, proprio come te... adesso sono al suo completo servizio, signorina.
Mi sorrise e io feci lo stesso ma con una sfumatura di malizia.
-Completo servizio? Quindi farai tutto quello che ti dico?
Chiesi inarcando un sopracciglio. Antony torturò il suo labbro inferiore con i denti.
-Sì.
Mi avvicinai a lui e sfiorai le sue labbra per poi ritirarmi.
-Ok, allora... toglimi la maglietta.
Lui trattenne un sorriso.
-Con piacere.
Si avvicinò a me e lentamente afferrò il lembo della mia maglia tirando su. Quando la tolse la lasciò cadere a terra, poggiò una mano sul mio fianco.
-Ehi, non ti ho detto che potevi toccarmi.
Lui sospirò e ritirò la mano. Non gli diedi tempo di controbattere perché lo presi per i bordi della sua giacca bianca e lo attirai contro le mie labbra. Lo baciai con passione e gliela tolsi.
-È sbagliato tutto questo, cameriere, io dovrò sposarmi.
Sussurrai con tono sarcastico al suo orecchio. Lo vidi sorridere.
-Beh, di' al tuo futuro marito che ti ho vista prima io.
-E che vuol dire? Cosa sei un bambino?
Antony sorrise di nuovo e mi sollevò di colpo per i fianchi facendomi sussultare. Allacciai istintivamente le gambe dietro la sua schiena mentre lui scendeva con le mani sul mio sedere. Lo strinse con la stessa forza con cui morse il suo labbro inferiore. Mi sfuggì un gemito.
-Già, sono un bambino, e sono molto possessivo.
Presi a passare le mani in mezzo ai suoi capelli e lo baciai un'altra volta.

Antony mi lasciò sdraiare sul letto con lui sopra. Mi tolse i pantaloncini con uno svelto movimento. Si tolse la maglietta lasciando il petto scoperto e rimasi per un secondo senza fiato. Notai subito che il suo braccio destro adesso era occupato da due segni neri, erano uno sopra l'altro di diverse dimensioni.
-Hai fatto un tatuaggio?
Domandai tracciando il percorso delle linee nere con i polpastrelli.
-Sì, da poco, volevo farti una sorpresa.
Sorrisi, il tatuaggio evidenziava i suoi muscoli del braccio.
-Ha un significato?
Antony annuì e avvicinò la mano alla spallina del mio reggiseno iniziando a giocherellarci.
-Ma non te lo dico.
Assunsi un'espressione sorpresa che presto si trasformò in offesa.
-Perché?
-Beh perché...
Raggiunse il gancetto del reggipetto e lo sganciò con una velocità tale che sembrò quasi un gesto che faceva quotidianamente.
-È più di una settimana che non facciamo sesso e qui sotto ho un'erezione bella grossa.
Cercai di assumere una smorfia di rimprovero per il suo linguaggio ma non ci riuscii, in realtà mi piaceva.
Antony si spinse contro il mio corpo per toccare con le mani il materasso, la mia schiena adagiò su di esso. Mi baciò e io intrecciai le mani dietro al suo collo. Percorsi la sua schiena e quando arrivai ai suoi fianchi cercai la cerniera dei suoi pantaloni incontrando la sua erezione. Lui ansimò e mi baciò di nuovo, stavolta non aveva intenzione di dividere le nostre lingue.
Gli tolsi i pantaloni e con il suo aiuto anche i boxer. Antony levò i miei slip e iniziò a lasciarmi una scia di baci dal seno fino al collo. Divaricai di più le gambe e lui si spinse in avanti. Spinse dentro di me e mi aggrappai alla sua schiena affondando le unghie nella sua pelle per evitare di venire troppo forte. Avevo paura che mio padre o qualcun altro ci sentisse ma poco dopo mi abbandonai a un lungo gemito di piacere lasciando completamente perdere chiunque altro in quella casa. Antony mi seguì poco dopo altre spinte poi uscì da me, ma rimase sospeso con le labbra a pochi centimetri dalle mie. Mi baciò e le mie mani viaggiarono nuovamente attraverso i suoi capelli imperlati di sudore.
-Ricordi quando ti ho detto, scherzando, che dovevi fare tutto quello che dicevo?
Domandai riprendendo fiato. Antony annuì con una sfumatura di confusione in volto.
-Beh, sei stato bravo, quindi adesso sarò io a fare qualcosa per te.

Antony drizzò la schiena, cercava di sembrare confuso ma in realtà aveva già capito cosa intendevo. Mi tirai a sedere per stare più o meno alla sua altezza. Antony tirò un sospiro.
-Ne sei sicura?
Annuii e mi avvicinai a lui. Mi piegai in ginocchio e, con un po' di esitazione, presi il suo membro tra le mani. La bocca di Antony si lasciò sfuggire un gemito. Mi tirò indietro i capelli riunendoli in una coda e li tenne stretti con una mano mentre appoggiava l'altra dietro la mia testa.
Toccai il suo membro prima con la lingua e poi lo accolsi in bocca. Antony strinse i miei capelli mentre io, con qualche volta l'aiuto delle mani, cominciavo a muovermi, prima piano e poi più in fretta.
-Cazzo...
Gemette stringendo i capelli ancora più forte, ma non sentii dolore.
-Greta, sto per venire...
Mi avvertì, ma decisi di aspettare il suo liquido ed ingoiarlo tutto d'un fiato. Mi liberai e mi rialzai con un sospiro mentre Antony crollava sul materasso con un sorriso compiaciuto appena accennato in volto.


#spazioautrice
Scusate la lunga attesa ma questo capitolo è stato un parto 😳
Perdonatemi però perché l'ho scritto bello lungo.
Ah godetevi questi momenti perché vi ricordo che Greta deve sposarsi quindi... 😊😊
Vabbè lasciate tante stelline e commenti e ci rivediamo alla prossima, vi voglio bene 💗
~gretassmjle

Ugly Heart 2.//Greta Menchi e Antony Di FrancescoWhere stories live. Discover now