Capitolo 37

450 42 43
                                    

GRETA POVS

La mattina dopo che Antony se ne fu andato, lui mi chiamò. Nonostante fosse soltanto un giorno che non ci parlavamo, avevamo già tante cose da raccontarci, specialmente lui.
-Mio zio per ora non ha nulla di grave, quindi forse c'è qualche speranza che torni prima. In tutto questo, sto andando a fare surf.
Inarcai un sopracciglio anche se non poteva vedermi.
-Surf? Sul serio?
-Perché scusa?
-Oh niente, non ti ci vedevo, mi raccomando sta attento.
Sentii il suo sospiro di esasperazione dall'altra parte del telefono.
-Sì, starò attento, te l'ho già detto, mammina.
Mi morsi il labbro per trattenere una risata.
-Sei un'idiota, lo sai?
Lo sentii ridere.
-Ti amo anch'io.
-Mi manchi tanto.
Prima che potesse rispondere una fortissima fitta di dolore mi colpì l'inguine. Mi piegai in due emettendo istintivamente un verso straziato che Antony udì subito.
-Greta?
Mi sedetti sul divano massaggiando il punto dolorante e respirai a fatica.
-Greta, va tutto bene?
Stavolta il suo tono era più preoccupato. Riuscii a riprendere fiato e con un grande sforzo risposi.
-SÌ, adesso ti devo lasciare, sentiamoci stasera.
-Sei sicura?
-Sì!
Il mio tono era mutato in più insistente.
-Ok.
Disse Antony un po' intimorito.

Riattaccai e poggiai non troppo delicatamente il telefono sul tavolino al mio lato. Mi appoggiai lentamente allo schienale del divano e aspettai che il dolore passasse. Stella mi raggiunse e mi si strusciò sopra come se percepisse il mio dolore. Poco dopo notai che il mio respiro era tornato regolare e il dolore era passato. Tirai un sospiro di sollievo e decisi di andare a dormire, forse era stata solo la stanchezza o non so cosa.

Il giorno dopo venni svegliata da una chiamata di Sofia, aprii lentamente gli occhi e portai immediatamente le dita alle tempie, la testa mi faceva malissimo già di prima mattina. Sospirai e presi il telefono rispondendo alla bionda.
-Hai intenzione di uscire o vuoi restare chiusa in casa fino al ritorno di Antony?
Emisi un gemito di sforzo.
-Credo di avere l'influenza.
Dissi con voce soffocata contro il cuscino.
-Mh, non ci credo, forza preparati, tra dieci minuti sono da te, andiamo a fare colazione.
Socchiusi gli occhi.
-Ho una voglia improvvisa di bacon.
La bionda sospirò.
-E bacon sia allora.
Mi alzai con malavoglia e mi vestii con delle cose al volo. Mi guardai allo specchio facendo dei codini ai miei capelli rosa, finii anche di truccarmi e quando Sofia arrivò a casa mia andammo in centro.

Non sapevo di avere così fame quella mattina, non riuscivo a smettere di mangiare bacon.
-Se continui così ti verrà la nausea.
Affermò Sofia mentre ingoiavo già la quarta fetta, e forse anche l'ultima, aveva ragione; mi stava salendo la nausea. Cercai di ignorare il mio stomaco in subbuglio anche se Sofia notò benissimo che ero sbiancata.
-Che c'è?
Adesso sentivo lo stesso dolore di quella mattina, solo che stavolta lo sentivo ovunque.
-Sto... bene.
Sofia si alzò di colpo dalla sua sedia e mi afferrò per un braccio.
-No tu non stai bene, non stai bene per niente.
Mi alzai anch'io e seguii Sofia fuori dal bar, inspirai l'aria aperta e poi buttai fuori. Sentii gli occhi azzurri di Sofia bruciarmi addosso.
-Stai meglio?
Mi sentivo debole così mi sedetti a terra buttando la testa tra le mani.
-Più o meno.
Vidi la bionda farmi cenno con la testa verso un punto impreciso.
-Dai, ti accompagno a casa.
Annuii lentamente e mi alzai.

Tornammo nella mia casa e mi sedetti sul divano mentre Sofia mi preparava un tè verde. Mi massaggiai le tempie fino a quando la ragazza mi raggiunse sul divano e mi porse la tazza.
-Grazie.
Dissi con un soffio di voce.
-Figurati.
Sofia mi guardò mentre portavo lentamente alle labbra la tazza bollente.
-Credo che tu abbia l'influenza, o forse è solo un calo di zuccheri.
Appena il liquido raggiunse la mia gola tornò la nausea e spalancai gli occhi. L'espressione di Sofia mutò in preoccupata.
-Greta?
Mi alzai di colpo e corsi in bagno a vomitare.

-Ok, hai l'influenza.
Affermò Sofia sula soglia della porta del bagno. Non riuscivo a smettere di vomitare, così con un gesto della mano le feci chiudere la porta mandandola fuori. Quando finii non mi sentivo affatto meglio. Raggiunsi il lavandino e mi lavai la faccia, appoggiai poi le mani ai bordi e mi guardai allo specchio tirando lungi respiri non regolari.
E se non fosse stata l'influenza?
E se... No.
Scossi la testa e scacciai tutti le mie preoccupazioni. Uscii dal bagno per trovare Sofia che mi aspettava proprio sul corridoio. Scendemmo di sotto e decisi di sdraiarmi sul divano e parlare con lei nonostante sentissi le palpebre pesanti.
-Ti prego, resta a dormire qui.
Dissi con voce stanca, stavo per addormentarmi. Sentii Sofia sospirare, ma non era spazientita.
-Va bene, adesso dormi.
Gli occhi mi si chiusero e mi addormentai.

Il giorno dopo vidi Sofia dormire sulla poltrona davanti a me e mi ricordai di ieri, un nuovo senso di nausea mi inondò. Mi alzai e corsi in bagno, non vomitai per fortuna, ma notai un'altra cosa, questo confermò i miei dubbi di ieri...

Scesi nuovamente di sotto con una faccia che Sofia, appena svegliata, notò subito.
-Che hai?
Mi fermai in piedi in mezzo a un punto impreciso di fronte a lei.
-Sofia, ho un ritardo.
Lei si alzò lentamente dalla poltrona.
-Che... che vorresti dire?
Deglutii lentamente e portai le braccia al petto.
-Che forse quella che è incinta non è Serena... ma io.
Sofia imprecò sotto voce e si portò una mano alla fronte.
-Perché non ci ho pensato prima? Cavolo: la nausea, le voglie e tutto il resto.
Sofia si alzò e prese la sua borsa iniziando a rovistare all'interno. La guardai ancora non realizzando.
Tirò fuori una scatola del test della gravidanza facendomi aggrottare la fronte.
-Perché hai...
-Lo avevo comprato a Serena ma quando sono venuta lo aveva già fatto, sai, non si sa mai.
Mi porse la scatola e la presi con riluttanza.
-Fallo, se ti mostra una sola linea è tutto ok, se sono due sei fottuta, letteralmente.
Alzai gli occhi al cielo cacciando uno sbuffo.
-Non mettermi ansia, vado a farlo.
Salii con decisione le scale sperando che fosse tutto un malinteso, ok volevo un figlio, ma Antony? E poi non ne avevamo parlato più ultimamente, era stato completamente inaspettato.

Feci il test e controllai immediatamente le tacche: erano due, cazzo, era due. Sperai che una delle due sparisse, ma non successe.
-Oh mio Dio.
Imprecai prima di uscire dal bagno e andare al piano di sotto dove Sofia stava parlando al telefono. Sembrava veramente turbata, più di me dopo aver visto il test. Teneva una mano davanti alla bocca e fissava il vuoto.
-D'accordo, fammi sapere al più presto, ciao.
Riattaccò e il suo sguardo trovò presto il mio. Ero pronta a dirle che ero incinta ma lei mi anticipò.
-Greta, era Serena, si tratta di Antony.
Quel nome mi fece riscuotere del tutto e, dalla sua faccia, riuscì anche a spaventarmi.
-Lui stava facendo surf da solo, e non  è tornato per tutto il giorno, Serena è andata a cercarlo e delle persone lo hanno avvistato mentre veniva travolto da un'onda, è una cosa grave, Greta, perché nessuno lo ha visto rimettere piede in spiaggia, credono sia disperso in mare.



#spazioautrice
Ok scusate l'ora ma dovevo troppo pubblicare questo capitolo, non potevo aspettare domani, voglio vedervi sclerare ahah. E il peggio deve ancora venire, sarò senza pietà 😏😏
Lasciate tante stelline e commenti e ci rivediamo alla prossima, dubai 🌹
~gretassmjle

Ugly Heart 2.//Greta Menchi e Antony Di FrancescoDonde viven las historias. Descúbrelo ahora