Capitolo 36

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GRETA POVS

I giorni passavano tranquilli; Antony aveva ripreso a lavorare mentre il mio esame era sempre più vicino, ma per me ancora non c'era da preoccuparsene.

-Non posso credere che tu abbia potuto solo pensare che Serena aspettasse un bambino.
Esclamò Sofia mentre la accompagnavo in garage da Lorenzo.
-Mi sono soltanto preoccupata per lei, tutto qui.
Sofia inarcò un sopracciglio biondo.
-Dovresti preoccuparti più per te.
-Io sto bene.
-Aspetta di rientrare a casa.
Mormorò facendomi voltare a guardarla confusa.
-Cioè? Che vuoi dire?
Alzò la testa e guardò di fronte a se.
-Prima ho incontrato Antony e l'ho trovato strano.
Alzai le spalle.
-Sarà stata una tua impressione, io e Antony stiamo bene.
-Sì ma magari non era strano in quel senso... Ok, non so come spiegarmi.
Ci fermammo notando che eravamo arrivate davanti casa di Lorenzo.
-Spero davvero che tu ti stia sbagliando.
La bionda sembrò sentirsi in colpa.
-Senti, dimentica tutto, ok? Forse è meglio.
Strinse i denti e aspettò una mia reazione positiva, che non arrivò.
-Ci vediamo, Sof.
Mi limitai a dire prima di andarmene e tornare a casa.

Aprii la porta dell'appartamento e mi buttai in fretta sul divano. Notai che Stella non c'era, forse Antony la stava portando a spasso. Accesi la tv e girai tra i canali non trovando nulla di interessante fino a quando la porta principale non si aprì. Mostrò Antony che, come avevo pensato, era di ritorno con Stella.
-Ehi.
Mi salutò sorridendo per poi chiudere la porta e lasciare andare il cane.
-Ciao, come è andato questo ritorno al lavoro?
Antony si lanciò sul divano accanto a me e sospirò.
-Abbastanza bene direi.
Tornò a guardarmi e mi sorrise per poi far combaciare le nostre labbra.
Quando ci staccammo mi appoggiai alla sua spalla.
-Prima Sofia ti ha visto, ha detto che eri strano.
Lo vidi aggrottare la fronte.
-Oggi? Oh io... ah, giusto.
Lasciai la sua spalla per mettermi dritta e guardarlo meglio.
-Cosa?
Antony evitò il mio sguardo e fece vagare i suoi occhi marroni per tutta la stanza.
-Antony?
-Non mi andava di dirtelo subito, visto che manca ancora un po'. Comunque tranquilla, non è niente di cui preoccuparsi.
-E allora dimmela!
La mia voce risuonò insistente anche alle mie orecchie.
-Dovrò andare un po' di giorni a Los Angeles con la mia famiglia, mio zio è di lì e sta male, mia madre è preoccupata.
-Ah.
Aveva ragione: non era nulla di cui preoccuparsi.
-Scusa, avevo temuto il peggio.
Antony abbozzò un sorriso.
-Tranquilla.
Tornai a guardarlo.
-Quando devi andare?
Lui fece spallucce.
-Tra una settimana, anche se mia madre stava pensando di partire prima se la cosa peggiorasse.
Lo guardai dispiaciuta.
-Mi dispiace tanto, Antony.
Lui mise un braccio intorno alla mie spalle e mi tirò di più a se lasciandomi un bacio tra i capelli.
-Tranquilla, non ne sapevi niente.
Sospirai e chiusi gli occhi lasciandomi cullare dalla sua morsa.
-Ok, lasciamo perdere questo argomento per un po'.
Affermai prima di tornare a guardarlo. Lo baciai e lo feci sdraiare sul divano, mi sedetti sul suo bacino e lo vidi sorridere mentre mi guardava.
-Ti amo.
Disse quasi a bassa voce. Mi sporsi per baciarlo un'altra volta sulle labbra, poi mi stesi lungo il suo petto e incastrai la testa nell'incavo del suo collo. Gli baciaci la mascella poi mi soffermai di nuovo sul suo collo iniziando a succhiare e a formare un livido dopo l'altro. Antony soffocò un gemito e girò le testa per guardarmi meglio.
-Ah comunque, Serena mi ha detto che credevi fosse incinta, davvero?
Mi tirai su con la schiena ancora seduta su di lui. Cercai di nascondere un sorriso imbarazzato.
-Ehm... sì, date le circostanze.
Antony aggrottò la fronte.
-Quali circostanze? Matteo mi ha promesso che non la porterà più a letto prima dei suoi 18 anni.
Sorrisi e guardai la sua faccia innocente accarezzandogli una guancia.
-E tu ci credi veramente?
Lui sospirò.
-Sì.
Mi lasciai sfuggire una risata e scesi da lui per sdraiarmici accanto. Antony mi guardò trattenendo un sorriso.
-Che c'è da ridere?
Chiese in tono offeso mentre avvicinava il suo volto al mio. Scossi la testa e lo baciai.
-Sei tenero.
Mi spostò una ciocca di capelli dal viso e sorrise.
-Sono tenero perché credo in una cosa assurda?
Lo baciai di nuovo, stavolta a fior di labbra.
-Sì.
Rise di nuovo e mi prese per i fianchi. Stavolta ci baciammo con più foga ma prima che potessimo fare altro, il campanello suonò. Antony sbuffò quando mi staccai e mi alzai per andare ad aprire.
-Dev'essere Sofia, doveva portarmi una cosa.
Andai verso la porta per aprire.

ANTONY POVS

Dopo che Sofia se ne fu andata finimmo la giornata a parlare un po' per poi andare a dormire.

I giorni passarono, il lavoro ormai mi occupava tutto il giorno e presto sarei partito per Los Angeles quindi vedevo Greta davvero poco. Un giorno infatti, lei venne a trovarmi a lavoro, quando ancora non avevo nessuna consegna da fare. La vidi entrare nel ristorante e non potei fare a meno di sorridere. Non lo aveva mai visto se non da fuori, quindi il suo sguardo si perse nel studiarlo, poi incontrò i miei occhi.
-Ehi, che ci fai qua?
Greta mi sorrise e incrociò le mani.
-Mi annoiavo, mi mancavi e... volevo passare più tempo con te prima che tu partissi.
Mi ricordai improvvisamente che domani sarei partito con la mia famiglia per Los Angeles.
-Ah già, è vero.
Mi avvicinai lentamente a lei e lasciai che le nostre labbra combaciassero per poi afferrarle le mani unite.
-Stavo per pulire il bancone, mi dai una mano?
Chiesi inarcando un sopracciglio. Greta si morse il labbro per trattenere una risata.
-Oh no, io ti guarderò da lì.
Indicò un tavolo del ristorante per poi scoppiare a ridere dalla mia faccia delusa.
-Ok, fa come vuoi.
Mi finsi offeso ma lei mi tirò a se ed il suo bacio riuscì a farmi dimenticare qualsiasi cosa.

Finito il mio turno di lavoro tornai a casa con Greta. Durante il tragitto le presi la mano notando che avevo lo sguardo perso, probabilmente era entrata nel suo mondo.
-A che pensi?
Lei si voltò e sembrò rifletterci.
-A niente... per quanto tempo rimarrai lì?
-Non lo so ma sta tranquilla, se ci fermiamo più del previsto tu puoi tranquillamente venire da me, Los Angeles è vicina.
Greta annuì.
-D'accordo.
Iniziò a far dondolare le nostre mani unite e non potei fare a meno di sorridere.
-Mi mancherai.
-Anche tu.

Il giorno dopo Greta mi accompagnò davanti la mia vecchia casa dove la mia famiglia era pronta a partire. Tornai a guardarla mentre mia madre pensava al mio bagaglio da mettere in macchina.
-Mi raccomando...
Disse richiamando la mia attenzione su i suoi occhi seri.
-Non fare disastri mentre quando non ci sono.
Trattenni una risata.
-Disastri? Io?
Greta ritirò le labbra e chinò la testa di lato aspettando che ammettessi la realtà, ma riuscii soltanto a ridere.
-Comportati bene.
Disse sorridendo.
-Va bene, mammina.
La tirai contro il mio petto e quando la baciai lei mi accarezzò i capelli in modo da rendere quel momento quasi interminabile. Ci staccano e le sorrisi un'ultima volta.
-Ci vediamo.
Dissi per poi lasciargli un veloce bacio sulla punta del naso e correre in auto dai miei genitori e Serena.




#spazioautrice
Ehi pipooool, questo è un capitolo di passaggio vi giuro che il prossimo non sarà così noioso, anzi, finalmente accadranno delle cose 😏😏
Comunque volevo ringraziarvi perché il mio oneshot è piaciuto a molti e non me lo aspettavo, l'ho scritto così perché me lo sentivo.
Per chi non sapesse cos'è andate sul mio profilo, c'è una storia da un capitolo che si chiama "Cara Greta..." ☺️
Lasciate tante stelline e commenti e ci rivediamo alla prossima ❤️
~gretassmjle

Ugly Heart 2.//Greta Menchi e Antony Di FrancescoOnde histórias criam vida. Descubra agora