3.

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Finalmente.
La sveglia suona, mi alzo dal letto e inizio subito a vestirmi.
Infilo la tuta della mia societá, faccio colazione, mi preparo ed esco.
Come al solito prendo il pullman per arrivare davanti alla palestra e alle 8.00 in punto sono giá lí.
Vedo diverse macchine.
La solita panda grigio metallizato del mio allenatore é in prima fila.
Sono contenta che ci sia anche lui, mi mancherá.
Ha deciso di accompagnarmi lui fino a Trento, insieme a due mie compagne di squadra, Awatef e Benedetta.
Si sono presi la responsabilità e l'impegno di portarmi a Trento, e sono molto felice che ci siano anche loro, almeno sapró con chi parlare.
Il viaggio é lungo, facciamo una sosta per pranzo in un autogrill. Un' altra oretta di macchina e siamo arrivati.
É bellissimo. La cittá é veramente fantastica e la palestra da fuori sembra spettacolare.
Parcheggiamo.
Scendiamo dalla macchina e ci dirigiamo verso la palestra, dove,
guori dalla porta ci aspetta Francesco, il collaboratore del Trento, che mi informa su gli orari degli allenamenti e mi parla un po' dell'appartamento.
Ancora non mi sembra vero di poter giocare in serie A.
Finito il discorso di Francesco mi giro e il mio allenatore mi abbraccia e mi dice:" Non mollare mai, sappiamo entrambi quanto tieni a questo sport."
Sorrido e vado da Benedetta e Awatef.
Cerchiamo di non piangere ma é troppo difficile.
Faccio pallavolo con loro da tantissimo tempo, abbiamo sempre giocato nella stessa squadra e non ci siamo mai lasciate.
Le abbraccio per un' ultima volta, ed entro.
La palestra é davvero grande.
In mezzo al campo ci sono tre carrelli pieni di palloni e vorrei iniziare subito ad allenarmi.
Francesco si ferma a parlare per circa venti minuti con il mio nuovo allenatore e mi dice che in tanto, se voglio, posso vedere dove sono gli spogliatoi, che si trovano dall'altra parte del campo.
Attraverso un lato del campo ma quando sono sulla metá, un pallone viene dritto dritto verso di me, e non so con quali riflessi riesco a schivarlo.
Era velocissimo. Se mi avesse preso probabilmente mi sarebbe uscito del sangue dal naso.

"Scusamii" sento urlare il lontananza.
Guardo dall'altra parte del campo e vedo che un ragazzo ha appena battuto.
Viene verso di me e man mano che si avvicina lo riconosco.
Abbastanza alto, super muscoloso, capelli e barbetta nera e delle guance abbastanza rosse.
Ma lui é....Pippo Lanza.

"Niente...tranquillo non mi hai preso. Sono riuscita a schivarla." dico io molto velocemente e imbarazzata.

"Si ho visto, ma volevo scusarmi. Io comunque sono Filippo e te?" mi chiede.

"Beh, io giá só chi sei. Tu sei Pippo Lanza. Comunque io sono Aurora, piacere." rispondo.

"Aah ma te sei la nuova alzatrice della femminile?" dice.

"Si sono io, come facevi a saperlo?" chiedo incuriosita.

"In questa settimana non si é parlato altro che di questo. Dicono che sei bravissima e fra l'altro hai solo 17 anni, se non sbaglio. Ora scusami ma devo tornare dai ragazzi" dice indicando la sua squadra che a coppie ha iniziato a fare attacco e difesa. "Vedi, c'é Simone che mi sta aspettando. Se vuoi possiamo vederci dopo il mio allenamento."

"Okay, va bene" rispondo. Da quando ha detto Simone sono andata in Tilt.
Riprendo il tragitto per gli spogliatoi, busso alla porta ma nessuno risponde e cosí apro la porta.
Sono davvero belli e spaziosi.
I miei pensieri vengono però poco dopo interrotti da una voce che mi chiama.
È Francesco. Ormai ci conosciamo.
Mi dice che c'è il mio nuovo allenatore che vuole conoscermi e che subito dopo andrò a visitare il mio appartamento.
Vado alla segreteria del palazzetto e trovo il mio nuovo allenatore.
Si presenta ed mi informa sugli orari, le divise e altre cose di questo genere...
Oggi é giorno di riposo, ma da domani si comincia a faticare.
Poco dopo esco e lui e Francesco mi portano al condominio accanto alla palestra, parcheggiano e scendiamo.
Prendo le due valigie che ho scaricato prima e metto la borsa da pallavolo in spalla prima di entrare.
Il palazzo é molto bello, tutto bianco con dei decori in verde chiaro.
Prendo l'ascensore e mi dirigo nella mia nuova casa.
É al secondo piano, porta n. 7.
É davvero spaziosa, il soggiorno é enorme e la cucina é molto funzionale.
Ci sono due bagni e due camere.
Una ha un letto singolo ed una matrimoniale e io dormiró ovviamente su quella con il letto matrimoniale.
Torno in soggiorno e distrattamente guardo l'orologio.
L'allenamento di Pippo é appena finito, devo andare da lui, avevamo detto che ci saremmo incontrati dopo il suo allenamento.
Entro di corsa in ascensore, arrivo di sotto e corro fino ad attraversare la strada. Aspetto. Attraverso. E subito ricomincio a correre.
Fortunatamente il palazzo é vicino.
Entro in palestra e i ragazzi si dirigono in quel momento nello spogliatoio.
Filippo mi vede e fa una faccia strana, come quella di uno che si é appena dimenticato qualcosa.
Mi fa segno di avvicinarmi e cosí gli vado incontro.
"Ehi ciao, scusami ma mi sono davvero dimenticato che saremmo dovuti vederci. Io e Simone dovremmo andare a cena sta sera..." dice un po' in imbarazzo.

"Aah.." dico un po' amareggiata visto tutta la corsa che ho fatto... "Non fa niente, tranquillo, sará per un' altra volta." concludo leggermente sconsolata.

Pippo coglie la mia amarezza e allora tutto sorridente aggiunge:"Peró aspetta, se Simone é d'accordo potresti venire anche tu con noi. Cosí te lo faccio conoscere."

Io? Cosa? Simone? Cena? Insieme?

"Ehm...ma certo va bene, il problema é che io non ho la macchina, dovreste venirmi a prendere." dico con un tono che non faccia capire quanto sia felice di tutto ció.

"Si...va bene, se non ti dispiace potrebbe venire a prenderti Simone, abita proprio dietro il condominio e per lui sarebbe molto più comodo"

"Ma certo, va benissimo." annuncio. OVVIO che va benissimo.

"Ora scusami ma devo andare in spogliatoio, ci vediamo sta sera, e mi raccomando niente vestiti troppo eleganti." grida mentre se ne va.

Devo ancora realizzare il tutto. Primo giorno a Trento per giocare in serie A ed esco a cena fuori con Giannelli e Lanza. I cambiamenti mi piacciono proprio direi.

Qualche secondo dopo esco dai miei pensieri e torno in camera.
Sfaccio la valigia con i vestiti e le cose per il bagno e subito dopo mi faccio la doccia.
Mi asciugo i capelli e me li piastro un po', mi metto un paio di pantaloni neri ed una maglietta a maniche corte bianca con sopra un giacchetto di jeans.
Infilo le Adidas, un filo di mascara, telefono, soldi e scendo ad aspettare Simone.
Non so che macchina abbia e lui non sa neanche chi sono, se non che mi chiamo Aurora.
Ad un certo punto vedo un' Audi nera che passa lentamente davanti l'ingresso del condominio e che abbassa i finestrini per cercare qualcuno. É Simone.

"Ehi, ciao, sono io Aurora." dico mentre mi avvicino alla macchina.

"Ooh ecco...grazie mille di avermi aspettato fuori, mi hai fatto risparmiare molto tempo." dice sorridendo.

Oh mio dio, ma é bellissimo.

"Beh era il minimo che potessi fare" dico io arrossendo.
Apro lo sportello, mi siedo e lo richiudo mentre guardo Simone.

Iniziamo a parlare e anche se all'inizio siamo entrambi un po' imbarazzati la tensione si scioglie quasi subito.

"Allora sei te questa famosa alzatrice, beh qui siamo in due ad alzare" comincia lui, facendo un sorrisetto provocatorio ma che in realtà risulta più tenero del previsto.

"Si lo so, sai seguo molto la pallavolo maschile." ribadisco.

"Ooh bene, mi fa piacere." aggiunge.

É simpaticissimo, in macchina rido di gusto e parliamo molto della pallavolo e di come ho conosciuto Pippo, peccato che dopo soli 25 minuti arriviamo.

Fuori dal ristorante c'é Filippo che ci aspetta e quando andiamo da lui siamo pronti per entrare.
La cena é abbastanza lunga, ma si mangia bene e soprattutto l'ho passata in buona compagnia e perció mi sembra duri pochissimo.
Verso le 23.30 decidiamo di andare, il ristorante ormai é vuoto e io domani mattina ho anche gli allenamenti quindi devo alzarmi presto.

In macchina sono davvero stanca.
Questa mattina ho dovuto subire tutto il viaggio da Perugia fino a qui e in macchina per poco non mi addormento.
Appena arrivati Simone scende e mi accompagna fino alla reception.

"Non c'era bisogno" lo ringrazio io.

"E invece si, e sai che c'é? Ti accompagno fino in camera" controbatte.

Arrivati davanti la mia camera prendo le chiavi ed apro la porta, poi mi giro per salutarlo.

"Sono stato davvero bene con te" sussurra "Spero di vederti anche domani."

In punta di piedi riesco ad allungarmi fino a dargli un bacio sulla guancia, gli sorrido e lui se ne va.
Chiudo la porta e mi giro.
Normalmente avrei sclerato ma sono troppo stanca per farlo e mi addormento come un sasso sul divano.

Ecco il terzo capitolo, spero vi sia piaciuto💘

Un Amore Sotto ReteWhere stories live. Discover now