Capitolo 23

48 7 0
                                    

La tempera scorreva lentamente sulla bianca tela di fronte a Caroline riempendola di colori che non le appartenevano e trasformandola nell' emozione riflessa nel cuore di una donna stanca, malinconica e lentamente consumata. Quelle pareti e quel mondo le iniziarono a sembrare troppo piccolo e stretto per i suoi gusti, sentiva nella testa una strana energia che le martellava le pareti del cranio, lei stessa la definiva una voglia irrefrenabile di libertà che sfortunatamente le era stata negata da se stessa in persona. Si sentiva inutilmente legata a dei doveri che fin da piccola le erano stati imposti e tra di essi vi era quello di non sognare troppo, di tenere i piedi strettamente legati a terra da ancore di realtà che in fin dei conti non le appartenevano poi tanto, ogni cosa, ogni desiderio era imprigionato nella sua testa in modo che non potesse fuggire e materializzarsi all' esterno. Quella stanza, costruita da suo marito appositamente per lei, era l' unica valvola di sfogo che possedeva, era la sua fortezza e il suo posto sicuro lontano dalle angosce della quotidianità, era stata in grado di dipingere il bianco delle pareti con i colori del suo cuore e delle sue emozioni inespresse, spesso erano cupe come la malinconia che provava in quel momento.

La nebbia le oscurava la visuale dell' enorme porta vetri che dava sul loro bel giardino e il silenzio regnava sovrano poiché Antony, il più piccolo dei suoi due figli, dormiva tranquillamente e Eveline era a guardare i cartoni animati in compagnia del suo migliore amico peloso. Caroline si ritrovò così sola con se stessa avvolta anche lei dalla nebbia che stava contemporaneamente nascondendo Billy dalle sue emozioni, lui per questo la odiava mentre lei per lo stesso motivo ci si trovava completamente a suo agio tanto che cominciò a dipingere come non aveva mai fatto, creo un piccolo e dettagliatissimo scrigno avvolto da mille mani che tentavano di tirarlo in ogni direzione come se lo volessero tutto per se, era quello che provava in quel momento, quello che c' era oltre la foschia della sua testa ma, in fondo al suo cuore, si sforzava a ritenersi fortunata ad avere un marito così amorevole che l' aveva sempre sostenuta anche nella sua decisione di abbandonare l' università e dei figli bellissimi. Ma era realmente questa la vita che aveva desiderato? Da ragazza si figurava ad importanti mostre d' arte vestita in maniera elegante ma allo stesso tempo incredibilmente allegra come se ogni cosa intorno e indosso a lei rappresentasse la più libera espressione della sua anima. Liberà era la sua parola e il suo motto rinchiuso da enormi catene nei meandri del suo cuore.

"Mamma... posso stare qui con te?"

Eveline fece capolino dalla porta irrompendo nella fortezza di sua madre per riportarla alla realtà, aveva le mani sporche di pennarello che continuava a infilarsi nei suoi capelli castani nel vano tentativo di toglierli dal suo bellissimo viso e di scoprire i suoi occhi verdi.

"Certo tesoro!"

La bambina si accomodò cautamente sulla scrivania di mogano vicino alla finestra e in piena autonomia prese i fogli da disegno che erano nel cassetto sottostante per poi iniziare a disegnare con i pennarelli che aveva nascosto nella tasta della salopette viola.

"Perché papà non vuole che io faccia l' addestratrice di cani?"

"Chi ti ha detto questo?"

L' ingenua intuizione di quella bambina fece sobbalzare il cuore di quella madre premurosa che la osservava con fare attento, era così felice, così semplice eppure così preoccupata per un futuro molto lontano. Per un secondo si rivide lei stessa e le immense lotte contro i suoi genitori nel tentativo di conquistare un' esistenza che le era sfuggita di mano come l' amore che aveva per se stessa.

"Tu puoi essere tutto quello che vuoi."


Billy BrownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora