Capitolo 9

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Steven vagava tra i piccoli navigli di carta della sua esistenza, essi erano trasportati da un vento prepotente e impetuoso, lo attorniavo senza sosta cercando un porto, un appiglio o un posto sicuro nel quale rifugiarsi in attesa che la tempesta passasse. L'inquietudine soffocata del suo pianto portava il silenzio di cose lontane ma allo stesso tempo eternamente presenti, oramai il suo occhio non seguiva più le costruzioni che sfilavano al suo fianco, non incrociava più lo sguardo dei passanti che distratti lo osservavano, nel suo cuore era rimasto solo l'orgoglio di un lontano e soffocante arenare. La barca su cui viaggiava era colma di un antico risentimento che si teneva strettamente ancorato ad un passato composto da forme non adatte a questo futuro, erano briciole di vita di cui si nutriva nella speranza che lo saziassero ma le speranze non possono nutrire un essere umano. I mostri facevano a lotta con la sua ombra per stargli dietro, si calpestavano, sgomitavano e alla fine vincevano sempre. Quando il buio iniziava a calare li vedeva trascinarsi dietro di lui, prendevano le sue sembianze spiaccicandosi nell'asfalto ma non erano lui, eppure c'erano. Come oscuri passeggeri ricalcavano i suoi passi, lo afferravano e lo tiravano indietro costringendolo a fare inversione di marcia senza volerlo veramente, chiunque li avesse creati li aveva messi lì per depistarlo, dissuaderlo e farlo sbagliare rimanendo in bilico tra la paura e l'indecisione. Ogni certezza venne schiacciata ai piedi della sua coscienza, i suoi sentimenti vennero inesorabilmente gettati a terra e il suo cuore lacerato lasciato nell'angolo più buio e freddo della stanza.

Steven viaggiava in maniera introspettiva tra la sua solitudine e il suo dolore, i navigli di carta rappresentavano in maniera simbolica la vita che stava perdendo e la salvezza che si rifiutava di trovare, navigava disperatamente in un fiume troppo veloce fino a che, in una delle sue giornate più oscure la barca si schiantò contro un molo sul quale capeggiava un uomo alto con la pelle rosea che faceva risaltare i suoi cocchi marroni contornati da capelli castani, era alto e ben piazzato e forse per questo riuscì a distinguerlo tra le lacrime.

"La porta era aperta e io.."

Billy fece qualche passo in avanti nell'appartamento di Steven, era disordinato e confuso proprio come la sua vita e a malapena si riusciva ad intravedere la differenza tra il soggiorno e la cucina adiacente, ci era solo un enorme caos di oggetti buttati a casaccio in un posto troppo piccolo per ospitarli tutti. Non vi erano molte stanze e per questo motivo l'avvocato non ci mise molto ad individuare il punto di origine di quei pianti.

"Che ci fa lei qui?"

Più che un uomo ora sembrava un bambino capriccioso rannicchiato su di un letto troppo piccolo per lui, le mani al volto e le ginocchia al petto erano l'emblema di chi non aveva più la forza di camminare. Qualcosa lo stava divorando da dentro nutrendosi delle sue lacrime e riflettendosi sul suo corpo, erano evidenti i tagli sulle sue nocche e facilmente riconducibili alle tracce di sangue sul muro ma, il mostro con cui stava lottando, non poteva essere preso a pugni. Friedrich Nietzsche, in una delle sue più famose citazioni, disse che chi lotta con i mostri deve guardarsi dal non diventarlo e che più si scruta nell'abisso più l'abisso scruterà in noi. Forse era davvero così, talmente vero che anche Edgar Allan Poe riprese questa citazione e si sa che nei suoi racconti, nelle sue opere vi era sempre un qualcosa di macabro e psicologico che allo stesso tempo risultava estremamente reale e tangibile. Fu proprio lui a dire che dichiarare la propria viltà era il più grande atto di coraggio, ma cosa era che rendeva Steven talmente fragile da ridurlo così? Mentre lo fissava Billy si pose questa domanda ma non riuscì a trovarne la risposta, lo guardava con gli stessi occhi con cui avrebbe, in circostanze differenti, osservato un cucciolo smarrito e ferito. Un po' di compassione mista ad un sentimento assolutamente strano e sconosciuto iniziarono ad aleggiare nel suo cuore in una forma strana e differente, sentiva come il bisogno di dover fare qualcosa per lui, tendergli una corda e tirarlo fuori dal baratro dove era caduto per trarre in salvo la sua giovane vita ma, per il momento, si limitò a togliere il fazzoletto accuratamente ripiegato dalla giacca del suo completo beige e a poggiarglielo delicatamente sul dorso della mano ferita dal suo oramai ex cliente, un gesto che quasi lo spaventò.


Billy BrownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora