EPILOGO.

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L'aula del Boston Court Hall era gremita di gente. I giornalisti erano assiepati nella zona riservata alla stampa e, quando i protagonisti dell'indagine che, da giorni, era sulla bocca di tutti, misero piede in quell'ampio spazio, i fotografi presero a scattare come fossero celebrità.

La tv aveva parlato della grande impresa della narcotici e dell'arresto del capo clan Juan Martinez, in arte Dorian, che da anni comandava lo spaccio nella grande città e nelle zone vicine e i cittadini, si erano interessati alla vicenda, facendo diventare quell'impresa di dominio internazionale.

Sicuramente, Jane e la sua squadra avevano fatto un pezzo di storia ma, più di tutto, aveva fatto clamore il fatto che Tobias Jensen, figlio del famigerato Dorian, avesse contribuito alle indagini.

A sinistra, il Procuratore distrettuale Jamie Oliver, presentava l'arringa finale in favore di Tobias, accompagnato da Cameron, alla corte, mentre, a destra, Dorian rimase seduto con le manette ai polsi e la classica divisa arancione del penitenziario.

Alle sue spalle, i tre scagnozzi, presenti solo come testimoni, perché già giudicati dalle legge giorni prima.

«Questa è la fine.» mormorò Cameron, osservando il giudice che esprimeva la sua sentenza e sentendo le dita di Tobias che stringevano, da sotto l'ampio tavolo in legno scuro, la sua mano.

«Sì, questa è la fine» rispose, non distogliendo gli occhi dal giudice che, proprio in quel momento, stava acconsentendo alla richiesta della giuria.

«Vostro Onore. La sottoscritta, insieme agli altri membri della giuria, giudica l'imputato Juan Martinez, detto Dorian, colpevole dei reati sottoscritti per un totale di anni quaranta di detenzione per spaccio di droga a livello internazionale, di anni venticinque per sequestro di persona e di anni cinque per sequestro di uomo di legge. Inoltre, giudichiamo l'imputato colpevole di maltrattamento di minore nei confronti di Tobias Jensen, per un totale di anni novanta.»

Il giudice Monroe si voltò verso Dorian, dopo aver fatto un cenno di assenso alla rappresentante della giuria che riprese nuovamente posto sulla gradinata.

«Juan Martinez, la condanno per i reati appena citati. Con i poteri conferitomi dalla legge degli Stati Uniti d'America, le auguro un buon soggiorno presso il Penitenziario di massima sicurezza del Massachussetts e, piccolo appunto, le auguro di ricordare ogni singolo attimo della sua vita perché prima o poi, dall'alto, verremo tutti giudicati, nessuno escluso. La seduta è tolta.» concluse il giudice, alzandosi dalla sua postazione, seguito dall'applauso generale del pubblico e dal fermento dei giornalisti che, seguiti da fotografi e videomaker, assieparono la zona riservata agli imputati per riprendere il volto del famoso Dorian, subito dopo essere stato giudicato.

Tobias si voltò verso il suo compagno, con gli occhi lucidi e la consapevolezza che, adesso, era davvero libero e non poté che piangere di gioia quando si sentì stringere proprio dall'uomo che amava che, senza curarsi della presenza della stampa, gli diede un bacio da mozzare il fiato.

**

Cameron aprì gli occhi, infastidito da un fascio di luce che entrava dalle finestre aperte.

Un leggero venticello muoveva le tende bianche e uno strano silenzio ovattava quell'atmosfera surreale.

Fece per alzarsi ma interruppe ogni movimento quando si accorse che un braccio stazionava abbandonato sul suo addome, stringendo la presa quando provò a muoversi nuovamente.

«No...» mormorò Tobias, con la faccia spiaccicata sul cuscino un tono che non ammetteva repliche.

Cameron sorrise e, per la prima volta, si rese conto di essere assolutamente felice.

Spookey interruppe quel momento di amore saltando sul letto e scodinzolando sulla faccia assonnata del biondo mentre, con la lunga lingua, leccava le guance di Tobias, costretto a muoversi dalla sua comoda posizione, in preda alle risate.

«Spoo! Ma che diamine!» urlò Cameron, lasciando che il cagnolone scendesse dal morbido letto per scappare in cucina.

La sua attenzione, venne richiamata dalla risata cristallina del suo ragazzo che, in posizione seduta, mostrava un sorriso a trentadue denti mentre cercava di ripulire il proprio viso dalla bava del labrador.

«Ti amo.» disse impulsivamente, lasciando che gli occhi ambrati si posassero sui suoi, catturati da quella confessione consapevole ma comunque inaspettata.

«Anch'io ti amo, Cam.» rispose quasi impercettibilmente, lasciando cadere lentamente la mano e avvicinandosi come in cerca d'aria, unendo le labbra carnose con quelle del poliziotto e passando le dita tra i suoi corti capelli biondi.

La situazione venne stravolta improvvisamente dal calore dei due amanti che, finalmente, consapevoli di essere liberi, stavano vivendo, per la prima volta, la loro vita, come è giusto che fosse.


Quando il potere dell'amore supererà l'amore per il potere, il mondo, conoscerà la pace.

Ghandi.


I DID IT, FOR LOVE.Where stories live. Discover now