22.

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Uno, due, tre colpi secchi rimbombarono per tutto l'edificio.

Gli occhi di Tobias si posarono su quelli di suo padre, ancora immobile, con entrambe le mani davanti al volto, come se bastassero per difendersi da un colpo d'arma da fuoco, le iridi, di solito scure come la notte, erano arrossate, lucide, colme di paura.

Il giovane lasciò cadere il braccio lungo il corpo.

Aveva preso una decisione, l'aveva fatto per amore. Aveva scelto di pensare con il cuore e così, un secondo prima di togliere la vita all'uomo che gliel'aveva distrutta, aveva puntato in alto, quasi al tetto, e aveva dato sfogo a quella irrazionale voglia di far smettere di respirare un altro essere umano.

Dorian si lasciò cadere a terra, in ginocchio, osservando suo figlio che continuava a seguirne i movimenti dall'alto, con il respiro affannato, sintomo che, prendere quella decisione, gli fosse costato uno sforzo enorme.

Cameron cercò di muoversi nonostante il dolore, per raggiungere il ragazzo che amava e che, per lui, aveva deciso di soprassedere, aveva scelto di andare avanti forse, anche per poter stare insieme.

«Tu...» proferì Dorian, «ingrato, stupido, figlio di puttana.» continuò, cercando di rimettersi in piedi ma senza riuscirci, invecchiato di vent'anni in un minuto.

«Non meriti nulla di tutto quello che ti ho dato! Non meriti neanche la vita!» urlò, tenendosi entrambe le mani sullo stomaco.

Tobias fece un passo indietro, lasciando cadere la pistola, ormai scarica, sul pavimento fradicio.

Cameron alzò un braccio, come se potesse prenderlo e stringerlo a sé, ma la distanza tra i due glielo impedì.

«Uccidetelo.» sibilò Dorian, riferendosi ai suoi uomini, ma senza staccare gli occhi dal figlio.

«UCCIDETELO VI HO DETTO!» continuò, con tono ancora più alto.

Gli uomini si guardarono, ancora confusi per ciò che era appena successo.

«Non toccatelo!» urlò invece Cameron, sentendo una dolora fitta alla costola e attirando l'attenzione di Tobias su di sé che, velocemente, si avviò verso di lui, inginocchiandosi per essere faccia a faccia e portandogli la mano destra sul volto.

Non servivano le parole, gli sguardi tra i due rivelarono tutto ciò che c'era da dire.

«UCCIDETELO!» continuava, Dorian, come fosse un sottofondo, mentre i due amanti non smettevano un secondo di parlarsi tacitamente, con dolci tocchi e sguardi pieni d'amore.

«Mi dispiace», sibilò il moro, senza far uscire realmente la voce.

Cameron chiuse gli occhi e poggiò la fronte su quella del suo ragazzo, mormorando un dolce «ti amo.»

Ma quel momento di ritrovo durò poco perché, con un gesto veloce, gli uomini di Dorian presero per le spalle Tobias, allontanandolo da Cameron e gettandolo a terra con furia mentre, Dorian, approfittando del momento, gli sferrava un calcio dritto sullo stomaco.

«Datemi una cazzo di pistola!» urlò l'uomo, con il volto stravolto per la rabbia, senza togliere gli occhi rossi dal proprio figlio, inerme, disteso sul pavimento.

Cameron, con tutta la forza che gli era rimasta, si mise in piedi, cercando di raggiungere Dorian ma, uno degli uomini, avendo capito le sue intenzioni, lo bloccò subito, lanciandogli un pugno ben assestato sul mento e facendolo cadere a terra.

«Io ti ho dato la vita. Adesso te la tolgo.»

Queste, furono le ultime parole che Cameron sentì, prima di svenire, sperando, di non svegliarsi mai più.

I DID IT, FOR LOVE.Where stories live. Discover now