8.

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«Siamo in un vicolo cieco.» mormorò Cameron, dopo aver fatto il punto della situazione con Vince e gli altri colleghi.

Proprio in quel momento, entrò Jane, con un tailleur blu navy che metteva in risalto le onde scure dei suoi capelli e dei tacchi vertiginosi su cui si muoveva come fosse a piedi nudi.

Cameron non poté evitare di voltarsi verso l'amico per coglierne tutti i segnali da cotta colossale: era leggermente arrossato in viso, con gli occhi sgranati e la salivazione a zero. Del resto, neanche Jane sembrava tanto indifferente al moro e Cam era certo che, l'abbigliamento provocante che usava indossare in ufficio, fosse proprio diretto alle attenzioni dell'agente.

«Speravo proprio di sentirvi dire il contrario.» sbuffò la donna, gettando la borsa sulla scrivania, riferendosi alle parole mormorate poco prima da Cameron.

«Se vieni vestita così, è difficile concentrarsi.» proferì Vince, attirando l'attenzione del capo.

Cameron accennò un sorriso divertito.

Jane puntò gli occhi in quelli scuri dell'agente, mise una mano sul fianco e batté il piede a terra più volte.

«A quanto pare per te tutto è difficile, Mariotti.» rispose acidamente. Era quasi del tutto ovvio che si riferisse alla lentezza di Vince nel chiederle di uscire. Cameron scoppiò in una sonora risata che lo fece piegare in due, nonostante Vince lo stesse fulminando con lo sguardo.

«Parliamo di cose serie. Brooksfield, per favore. Sembra di stare dietro a dei bambini.» continuava a mormorare Jane, ma le voci degli agenti la sovrastavano, letteralmente.

**

Cameron e Vince si diressero, all'interno della Chrysler scura, nella zona vecchia della città. North End si estendeva a nord della Freedom Trail, proprio al confine con la città più vicina. Era una zona antica, scura, i cui palazzi erano rimasti intatti dai primi del Novecento, quando Boston era in pieno fermento e le fabbriche erano colme di lavoratori.

I finestrini oscurati non mostravano i due agenti dentro l'auto quando si accostarono accanto a una vecchia palazzina che, secondo una soffiata, era un nuovo punto di ritrovo per gli spacciatori della città. Cameron si voltò verso l'amico facendo un piccolo cenno con la testa per essere sicuro che fossero d'accordo, uscì dall'auto e si incamminò verso il grande portone bordeaux dalla linea ovale. Bussò un paio di volte prima che un tizio smagrito, con addosso degli abiti sdruciti, facesse la sua apparizione guardandolo confuso. Era evidente come, l'uomo in questione, preferisse iniettarsi la droga nelle vene piuttosto che mangiare cibo solido.

«Chi sei?» domandò lentamente, mostrando i denti anneriti. Non poteva avere più di trentacinque anni nonostante ne dimostrasse almeno venti in più.

«Sono un amico di John, sono venuto a prendere roba buona.» Cameron aveva deciso di utilizzare l'omone che gli aveva aperto la porta al covo di Lawsbridge come esca.

«John? Non conosco nessun John.» mormorò il tizio, più che altro a se stesso.

«Questi bastano per farti ricordare chi è?» domandò il biondo, uscendo una banconota da venti dollari.

Gli occhi dell'uomo si illuminarono leggermente, si guardò intorno e prese la banconota come se qualcuno potesse rubargliela, infilandosela dentro i pantaloni. Cameron mimò un leggero disgusto e poi entrò a passi lenti dentro l'edificio.

La puzza di muffa era insopportabile. La vecchia moquette verde era ricoperta da una serie di macchie indecifrabili e le pareti, un tempo ricoperte da elegante carta da parati fiorata, adesso erano scure, sporche e piene di buchi.

I DID IT, FOR LOVE.Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang