9.

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«Devi darmi delle spiegazioni.»

«Anche tu.»

Cameron lo fissò torvo, accennando però un sorriso. Era proprio nei guai.

«Da me. Stanotte.»

Tobias, impassibile, fece un cenno di assenso, poi indietreggiò di un paio di passi e, infine, entrò dentro la vecchia casa.

**

«Si può sapere che cazzo di fine hai fatto?!» quasi urlò Vince, quando Cameron entrò dentro la Chrysler e gli fece cenno di partire.

Il biondo si passò una mano sul viso. Come avrebbe fatto adesso? Come poteva dire al suo collega che, il ragazzo con cui andava a letto, con cui in pratica aveva una relazione, era uno spacciatore a tutti gli effetti?

«Cazzo, Cameron!» sbottò il moro, dando un pugno sul volante mentre si immetteva nella superstrada. «Se avessi perso anche solo un altro minuto, avrei dovuto chiamare la squadra e avremmo perso anche questa pista!»

«Almeno dimmi che cosa hai visto, diamine amico.» si era visibilmente calmato, passando dall'ira alla preoccupazione.

Cameron avrebbe potuto fingere, far finta di non aver trovato nulla e accertarsi prima, che Tobias fosse là solo casualmente, che non aveva nulla a che fare con le persone che, presto, avrebbe dovuto arrestare. Ma il dubbio lo assaliva fortemente. Come poteva rischiare un'indagine di tale importanza, su cui lavorava ormai da due anni, per un ragazzo di cui fondamentalmente non sapeva nulla?

Si sentiva di fronte a un bivio: da una parte, la possibilità di andare avanti con le indagini e magari, riuscire a chiudere definitivamente un percorso che durava da troppo tempo. Dall'altra, rimanere in silenzio, negare l'evidenza e cercare di aggirare il problema.

Ma Cameron non era così e, in cuor suo, sapeva di dover dire la verità, d'altronde, lo aveva giurato nel momento in cui aveva deciso di fare della legge, il suo scopo di vita.

Avrebbe trovato una soluzione, ne era certo.

«Al primo piano vendono la roba. C'erano almeno venti chili tra coca e hashish. Sono riuscito a fuggire solo perché un cazzo di tossico è caduto a terra.»

Però poteva sempre omettere delle piccole informazioni.

«Merda. Allora li abbiamo trovati.» mormorò Vince.

«Li abbiamo trovati.» concluse Cameron, sorridendo all'amico.

**

Dopo un briefing della situazione al distretto, Cameron si diresse con Vince e altri due colleghi in un bar grill dove usavano spesso cenare prima di tornare nelle rispettive case.

Vince parlottava con Tennent e Cameron cercava di ascoltare le parole di Wiley senza addormentarsi, considerando che, il collega, amava spesso parlare di cose assolutamente noiose, come in quel momento, in cui discuteva su come fosse importante controllare i rendimenti della borsa per non perdere i propri investimenti.

Arrivarono al locale e salutarono il proprietario, Scott, un sessantenne che, sin da quando era ragazzino, gestiva quel posto decisamente alla buona, da sempre frequentato dai poliziotti del distretto.

«Ti assicuro che dovresti tenere sott'occhio i tuoi risparmi. Io ho messo da parte un bel gruzzoletto e non avrò problemi a pagare l'università a mia figlia, quando arriverà il momento.» proferì Wiley, catturando nuovamente l'attenzione, ormai dispersa, del biondo.

«'Sera ragazzi.» fece la sua entrata Scott, con in mano il classico bloc-notes e la penna nera, pronto a prendere le ordinazioni. Cameron lo ringraziò mentalmente, almeno per qualche secondo, il collega non avrebbe parlato di controlli monetari o valori in picchiata.

L'attenzione di Cameron, però, venne attirata da un viso familiare che riconobbe subito anche attraverso le vetrate trasparenti del locale. Tobias, infatti, era fermo dall'altra parte della strada, con le mani in tasca e la spalla sinistra poggiata su un palo della luce. Le macchine che sfrecciavano lungo la carreggiata, lo nascosero per un attimo ma, quando la strada si liberò, Cameron si accorse che gli occhi ambrati del giovane lo stavano fissando.

«Brooksfield devi ordinare.» lo presero in giro i colleghi, attirandone l'attenzione.

«Ehm sì, no, scusate. Ho ricordato di avere un impegno.» disse, alzandosi per andare via, sotto lo sguardo confuso di Vince, verso cui fece un cenno con la testa della serie "non preoccuparti".

«A domani.» mormorò già diretto verso l'uscita.

Attraversò la strada per raggiungere Tobias ma non lo trovò. Pensò, allora, di proseguire verso la sua auto e fu proprio là che lo trovò, con la schiena poggiata allo sportello del guidatore.

«Sai anche qual è la mia auto e io non so neanche il tuo cognome.» disse ironico, raggiungendolo, per poi premere il pulsante di apertura della vettura e, con un cenno della testa, indicargli di entrare dall'altro lato.

«Jensen.» disse piano Tobias.

«Come?»

«Jensen, il mio cognome.»

Cameron sorrise, stringendo il volante per trattenersi dal toccare quello strano ragazzo. Non avrebbe fatto nulla di avventato finché non avesse ottenuto della risposte, neanche se il suo corpo fremeva pur di avere un contatto con Tobias.

«Ho bisogno di avere delle risposte, Tobias.»

«Lo so.»

«Andiamo a casa. Stavolta non dormiremo finché non mi dirai tutto.»

«Ok.»



N/A

Sto cercando di fare dei brevi aggiornamenti per non lasciarvi troppo in sospeso :)


I DID IT, FOR LOVE.Where stories live. Discover now