24.

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"La sai una cosa, Brooksfield?"

"Cosa?"

"Forse mi piaci più di un pochino"

Cameron aprì gli occhi di scatto, con il respiro ansante, complice l'ennesimo sogno in cui riviveva uno dei rari momenti in cui Tobias si lasciava andare, come se fosse potesse scorrere normalmente.

Guardò di fronte a sé: il volto pallido del ragazzo che amava era incorniciato da riccioli corvini sempre più lunghi e quel leggero velo di barba incolta, lo rendeva esteticamente più grande dei suoi vent'anni.

Le mani, erano distese lungo il corpo e, da sotto il camice, leggermente aperto, si poteva intravedere il petto appena scolpito. I suoi tatuaggi, invece, fuoriuscivano dalla manica del tessuto leggero, mentre un filo bianco, che correva lungo tutto il suo braccio terminando con un piccolo marchingegno, più simile a una molletta, si collegava al suo dito indice per contarne i battiti del cuore.

Bip...bip...bip...

Ormai quel suono era fin troppo familiare all'agente che, da due giorni ormai, passava notte e giorno accanto a Tobias, speranzoso di poter rivedere, finalmente, quegli occhi color ambra che l'avevano colpito sin dalla prima volta che l'aveva visto.

«Caffè?» la voce di Vince si fece sentire alle sue spalle.

Il partner, non l'aveva abbandonato un momento da quando si era risvegliato, rivelandosi l'amico che Cameron aveva sempre pensato fosse.

«Ti avevo detto che potevi tornare a casa.» proferì con il sorriso, il biondo, prendendo tra le mani il caldo bicchiere di cartone.

«Mi mancava la tua faccia di merda!» rispose, beccandosi uno scappellotto sulla nuca.

«Sul serio Mariotti, la tua fidanzata potrebbe ingelosirsi» continuò, facendogli l'occhiolino.

Vince scoppiò a ridere: «La mia fidanzata» calcò sull'aggettivo «è in gamba. E poi ogni notte le dimostro che non ha di che preoccuparsi...» concluse, lascivo.

Cameron ridacchiò con l'amico per qualche secondo, per poi riportare gli occhi su Tobias, il cui petto faceva sali e scendi, a ritmo del respiro, sintomo che, nonostante non fosse presente del tutto, non se n'era mai andato.

«Signori, dobbiamo spegnere le luci.» avvertì l'infermiera di turno.

Ormai tutto il personale dell'ospedale era a conoscenza della storia di Cameron e Tobias e avevano preso a cuore il biondo che, puntualmente, prometteva di ritornare nella sua stanza per dormire, per poi farsi beccare la mattina dopo, in una posizione scomodissima, sulla poltrona accanto al letto di Tobias. Come in quel momento.

«Cameron, la prego!» lo supplicò la infermiera che però, ancora una volta, si beccò solo un sorriso sghembo da parte del poliziotto che, in fondo, aveva catturato il cuore di tutto il personale femminile...e non solo.

«Tolgo le tende.» mormorò Vince, alzandosi e dando una pacca sulla spalla all'amico, per poi uscire insieme a un'esasperata infermiera.

**

"Dimmi qualcosa in più su di te..."

"Cosa vorresti sapere?"

"Tutto."

La mano passava lenta tra i capelli, come una carezza che voleva farsi più forte ma che non riusciva ad esaurirsi. Le dita, leggere e sottili, toccavano ogni angolo del suo viso, soffermandosi sugli occhi chiusi, per poi scendere lungo il profilo del naso dritto e insieme alle altre dita, accompagnare il movimento, scendendo lungo le guance e gli zigomi alti, per poi scendere verso il solco tra il naso e le labbra, sino a toccare quest'ultime, perfettamente scolpite, in linea con il resto del volto.

Le ciglia bionde presero a tremare mentre Tobias, per quanto gli fosse concesso, continuava a carezzare il volto di Cameron, addormentato con la testa poggiata sopra le braccia incrociate e il volto girato verso quello di Tobias.

Il giovane, nella semioscurità della stanza, era riuscito a raggiungere ogni angolo del volto del suo compagno, scrutandolo con il tatto come se avesse bisogno di sentirlo.

Non voleva svegliarlo anzi, voleva godersi quel momento, sentirlo di nuovo suo, respirarne il profumo e non perdere neanche un centimetro di quel bellissimo volto che l'aveva fatto innamorare ma, anche se già solo questo gli bastava, la voglia di rivedere i suoi occhi, chiari come il ghiaccio, era talmente forte, che un sospiro leggero abbandonò le sue labbra, lasciandogli scappare un leggero suono.

«Ti amo...» sibilò Tobias, con la voce arrochita da tanti giorni di sonno incontrollabile. «Ti amo...» ripeté, consapevole che il proprio compagno, fosse ormai sveglio.

Cameron sgranò gli occhi, alzando la testa di scatto, sveglio del tutto e incredulo, di fronte al viso del suo ragazzo che, con un leggero sorriso, lo stava salutando. Gli occhi chiari divennero liquidi, così come quelli ambrati del più giovane. Le mani si unirono, scatenando quella sensazione di unione che, solo due innamorati che si incontrano di nuovo dopo tanto tempo, possono provare e, i visi, si avvicinarono, sfiorandosi, respirandosi, mentre le labbra si univano, facendo esplodere una scintilla che da troppo tempo era assopita.

«Sei...sveglio...» mormorava, tra un bacio e un altro, Cameron, accompagnando la propria risata, con quella ancora un po' rotta del suo compagno.

Tobias prese con entrambe le mani, la testa di Cameron, stringendolo a sé il più possibile, passandogli le dita tra i capelli, tenendo le punte dei nasi attaccate, per poterlo guardare negli occhi, scrutare nell'anima.

«Perdonami.» sibilò, lasciando che le prime lacrime scendessero lungo le sue guance.

«Non ti devo perdonare niente.» rispose, non potendosi trattenere dal baciarlo, ancora e ancora.

«Se te ne avessi parlato prima...» singhiozzò Tobias, vulnerabile, esausto, ma finalmente libero.

«Shh...smettila.» cercava di calmarlo.

Si sedette sul letto, per poi sdraiarsi del tutto accanto a Tobias, cullandolo, baciandolo tra i capelli e respirandone il profumo.

«Non sono mai stato così felice, amore mio. Adesso, inizia la nostra vita.»


I DID IT, FOR LOVE.Where stories live. Discover now