3.

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La porta dell'appartamento di Cameron batté sonoramente alle spalle dei due amanti intenti a non staccarsi mai, se non per pochi secondi in cui consentivano ai loro polmoni di prendere aria e ai loro corpi di denudarsi.

Ormai lo sconosciuto conosceva bene l'appartamento di Cameron e, camminando all'indietro, raggiunse la camera da letto fino a cadere sul morbido materasso, tra le lenzuola grigio scuro di fresco cotone.

Cameron emetteva dei leggeri mugolii man mano che esplorava, ancora una volta, il corpo tonico del giovane sotto di sé, baciando e leccando ogni centimetro di pelle e catturando, più volte, il piccolo cerchietto di metallo al labbro inferiore.

«Come. Ti. Chiami.» mormorava, tra un bacio e un altro, al giovane.

In tutta risposta, il ragazzo dai capelli scuri, gli morse il mento, lasciandosi sfuggire un piccolo gemito.

«Rispondi.»

Continuò Cameron, nonostante le sue attenzioni, in quel momento, volessero concentrarsi su tutt'altro.

«A cosa ti serve saperlo?» proferì quasi in un sussurro, il giovane, mentre Cameron gli entrava dentro, lentamente, come se avesse tutto il tempo del mondo.

«Voglio saperlo. Punto.» rispose il biondo.

Gli occhi dello sconosciuto si puntarono su quelli di ghiaccio dell'agente che, tra un movimento e un altro, non smetteva di fissarlo.

Ne notò i bicipiti gonfi, il tatuaggio che scendeva dalla spalla destra per proseguire, con un motivo tribale, lungo il braccio e gli occhi chiari, quasi bianchi, che tanto l'avevano catturato dalla prima volta che l'aveva visto.

«Dimmelo.» continuò, imperterrito, per poi dare il colpo finale.

«To-Tobias!» quasi urlò, lo sconosciuto.


**


Era ancora notte quando Cameron si sentì, pian piano, più leggero. Aprì un occhio e scrutò il buio, individuando la figura di Tobias che, cercando di non farsi sentire, si rivestiva.

Fece finta di dormire, osservando quel ragazzo così misterioso, che gli faceva saltare i neuroni. Infatti, dopo la confessione del proprio nome, non ci fu verso per l'agente, di scoprire altre informazioni su di lui. Semplicemente, si sdraiarono l'uno accanto all'altro e poi, complice la stanchezza, caddero in un sonno profondo, abbracciati l'uno all'altro come se ci fosse un rapporto più intimo di quello che in realtà, era.

Tobias uscì dalla stanza, socchiudendo la porta alle sue spalle e camminando con passo felpato verso il frigorifero, la cui luce illuminò la cucina, svegliando Spookey che gli si avvicinò scodinzolante. Si abbassò per lasciare qualche carezza al cagnolone mentre, da una bottiglietta, bevve dei generosi sorsi d'acqua.

Cameron l'osservò nel buio e venne colpito dalla naturalezza con cui si muoveva nel suo appartamento. Ma la cosa che più lo lasciò senza fiato, fu il sorriso sincero che regalò al labrador. Sorriso che, finora, non aveva mai visto su quel volto.

Poggiò la spalla sullo stipite della porta e si godette le spalle larghe, coperte da muscoli sodi e definiti, di Tobias che, ancora, non aveva indossato la maglietta, abbandonata chissà dove nell'appartamento.

Come se gli leggesse nel pensiero, il moro si voltò, scrutando nell'ombra e individuando subito il profilo possente dell'agente che, accennando un sorriso, nonostante non potesse vederlo, ricambiò il suo sguardo.

«Mi spii?» domandò Tobias, serio.

«Osservo, più che altro.» rispose, lasciando cadere le braccia lungo il corpo e avvicinandosi, lentamente.

I DID IT, FOR LOVE.Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin