• Capitolo 46 •

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È trascorsa una settimana dal litigio con Scott, io mi sono impegnata ad evitarlo e lui non ha fatto niente per rendermi il lavoro difficile.

Mi sono messa al passo con la scuola e finalmente tra una due giorni avremo le vacanze di Natale.

Da piccola amavo questa festa con tutte le sue credenze e tradizioni.
Era bello stare in famiglia, giocare con i miei cugini e andare a dormire con la consapevolezza che il giorno dopo l'albero di Natale era pieno di regali. Sono stata fortunata perché Babbo Natale è sempre stato molto generoso con me essendo figlia unica.
La magia del Natale non si è mai spenta, nemmeno quando iniziavo a diventare grande e quindi ad essere consapevole che il vero Babbo Natale era il mio papà.
Ero ancora più felice. Tutto successe una sera di Natale che mi svegliai a mezzanotte perché come ogni bambino, avevo la curiosità di vedere con i miei occhi, colui di cui ho sempre sentito parlare. Mi aspettavo un uomo grasso, barba bianca, vestito rosso e sacco, con la slitta 'parcheggiata' sul mio tetto.
Dicevo a mio padre che non dovevamo accendere il camino altrimenti Babbo Natale si sarebbe bruciato. Rido ancora per la sua espressione.
Arrivata in salotto scorsi le figure dei miei genitori che furtivamente sistemavano i pacchi regalo sotto l'albero. E non potei altro che esserne felice, perché è vero, Babbo Natale non esiste, ma il mio Natale senza la mia famiglia, o meglio senza il mio papà non è più lo stesso.
Di fatti questa ricorrenza non è altro che un ricordo doloroso dei momenti magnifici trascorsi con mio padre a scartare i miei regali.

Ora sono all'aereoporto con Kate a prenotare i biglietti per andare in Georgia da mia madre, le avevo promesso che avremmo trascorso il Natale insieme.
Ma una domanda mi ha assillato durante tutto il tragitto; Scott festeggerà il suo Natale da solo?

Poco dopo mi ricomposi e mi dissi che non mi doveva importare di lui, visto che lui non l'ha mai fatto con me.

"Salve, sarebbe disponibile un biglietto per la Georgia tra tre giorni?" chiedo gentilmente alla signorina alla reception.

E mi soffermo a pensare a come siano tutte standard queste signore dietro al banco. Tutte con la divisa bordeaux scura, capelli perfettamente tirati e il cappellino abbinato all'uniforme. Un sorriso smagliante.
Forse fanno dei casting per selezionarle.

Ally, ma a cosa pensi?

Dopo aver smanettato un po' sulla tastiera si volta e mi sorride.

Ma sorride sempre?

La voce di Miss sorrisoni mi sveglia dai miei pensieri.

"Abbiamo un volo per la Georgia tra tre giorni" dice non smettendo mai di sorridere.

Grazie genio!

"Si, ma potrei sapere gli orari?"
Sto iniziando a stancarmi di quel finto sorriso, credo che a fine giornata le cadrà la mascella in frantumi.

Kate sorride di sottecchi perché probabilmente sa a cosa sto pensando.

"Certo! Ne abbiamo 4: il primo alle 9.30, il secondo alle 11.45, il terzo alle 13.28 e l'ultimo alle ore 16.00"

"Mi va bene qualsiasi orario..." dico sorridendo a mia volta, falsamente.

"Bene, allora prenotiamo per le 11.45, ci sono meno posti occupati." dice digitando qualcosa a computer.
Poco dopo mi consegna il biglietto e pago e corro via da tutti i suoi sorrisi ambigui.

"Hai notato anche tu quanto sorridesse?" chiede Kate prendendomi sottobraccio.

"Si, ed era davvero fastidiosa!" dico ridendo.

Usciamo dall'aereoporto e Kate mi riaccompagna a casa.

Entro e mi fiondo in cucina appoggiando il biglietto sul tavolo.

SOULMATES (In Pausa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora