(R) Capitolo 2: Grattatine alla pancia

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Le mie fantasie vennero interrotte bruscamente da una mano ossuta, che si strinse sulla mia spalla destra.

- Arty! - sibilò Bonnie, furibonda. - Si può sapere cosa stai facendo?

Fu come se fossi uscito da una specie di trance. Mi guardai attorno, confuso. Non ricordavo a cosa stessi pensando fino a qualche istante prima, né perché mi trovassi al mercato.

- Bonnie - farfugliai e, d'impulso, la abbracciai. - Possiamo andare a casa? Sono tanto stanco e ho fame.

Lei esitò, infine cedette e ricambiò l'abbraccio.

- Si può sapere che ti prende? - mi chiese, trascinandomi in un luogo meno affollato. Mi fece sedere su una pila di cesti sfondati, in modo da guardarmi in viso, e mi accarezzò la testa. I saltimbanchi cominciarono a suonare, e la loro musica strampalata, composta da clavicembali, ocarine e rudimentali flauti, si aggiunse alla confusione generale.  - Ti sei bloccato in mezzo alla gente. Sembrava che ti fosse venuto un colpo. Cosa stavi guardando?

- Non... non lo so - gorgogliai, con voce strozzata. - Mi sento strano. Possiamo andare a casa?

Bonnie mi guardò negli occhi, poi trasse un profondo sospiro e mi prese per mano. Si frugò in tasca e mi porse un pezzo di pane, che aveva sgraffignato mentre passava accanto ad una delle bancherelle. A differenza di me, aveva le mani di velluto.

- Mangia - mi ordinò, ammonendomi con un dito. - Ma questa è l'ultima volta che rubo per te. Chiaro?

- Chiariffimo - dissi io, a bocca piena, sollevato di aver posto fine a quella triste vuoto nella mia pancia.

Raggiungemmo la parte più povera della città, dove non era saggio girare una volta calato il buio, e ci infilammo nell'abitazione diroccata di cui si erano impadroniti i bambini straccioni. Si trattava di un castello di fango e rocce, il tetto ricoperto da uno spesso strato di paglia. Si inerpicava su una piccola collina, seguendone l'andamento. L'intero edificio era bucherellato da piccole finestre, come una fetta di formaggio, e da esse emergevano sottili fili che si collegavano all'estremità opposta della strada: su di essi mettevamo ad asciugare i vestiti oppure li usavamo per appendere dei biglietti.

Io non ricordavo quando ero arrivato lì. Sapevo solo che Bonnie mi aveva raccolto dalla strada come un gatto randagio e mi aveva portato con sé, perché non se l'era sentita di lasciare un neonato fuori dalla porta di casa. Non aveva voluto dirmi altro.

Io e lei condividevamo assieme lo stesso letto, che consisteva in un mucchio di coperte infeltrite con cui avevamo imbottito uno dei cunicoli che costellavano le pareti interne del castello di fango.

Ero davvero stanco, quindi mi rannicchiai nella nostra tana come un piccolo animale selvatico, e mi addormentai poco dopo.

Bonnie ebbe l'accortezza di gettarmi una coperta addosso, prima di continuare a svolgere le sue faccende. Io ero piccolo e mi stancavo più in fretta di lei.


***


Era notte fonda, quando avvertii una mano sulla pancia.

Il mio addome aveva la curiosa forma a palloncino tipica dei bambini piccoli, che non se n'era mai andata, nonostante stessi crescendo. Col tempo mi era sembrato che si fosse gonfiata ancora di più, a tal punto da spingermi a pensare che qualcuno sciogliesse del lievito nella mia acqua. Nonostante fosse sempre gonfia, mi piaceva molto essere accarezzato sulla pancia e stare al caldo: entrambe le attività mi cullavano in un sonno profondo. La mia occupazione preferita, in effetti, era dormire, il che era curioso in un bambino della mia età. Mentre i miei coetanei saltavano in giro e giocavano, io schiacciavo pisolini, cercando i luoghi più confortevoli, dove potessi godere della luce solare o del calore del fuoco.

Quelle coccole inaspettate mi avevano svegliato, ma una voce dolce e armoniosa cominciò a sussurrarmi in un orecchio. Non riuscivo a capire cosa dicesse, ma era molto piacevole; il suo tono era ipnotico, e sentivo di potermi fidare ciecamente. Nessuno mi avrebbe fatto del male, finché ci fosse stata quella voce.

- Ecco, è lui - disse, rivolta a qualcuno che io non potevo vedere. - Prendilo.

Due altre mani, più grandi e nerborute di quelle che mi avevano svegliato, mi strapparono dal mio giaciglio, portando con sé le coperte.

Il movimento fu talmente brusco che mi svegliai del tutto. Una mano callosa mi tappò la bocca, ricacciandomi l'urlo in gola.

- Bonn... - cominciai, prima che l'energumeno che mi stava rapendo mi bloccasse.

- La pancia! - lo incitò una figurina, minuscola in confronto a quella di colui che mi stringeva. - Grattagli la pancia.

- Cosa? - fece lui, confuso.

- Fallo e basta - ribatté lei, seccata.

Col cuore in gola, la riconobbi. Era la stessa donna che avevo visto al mercato. Come avevo fatto a dimenticarmi di lei?

Sebbene fosse scettico, l'uomo ubbidì. Subito avvertii una profonda sensazione di rilassamento e cessai di lottare. Era così piacevole essere coccolati.

Però, Bonnie..., disse una vocetta in fondo alla mia testa.

- Gli Athi bambini amano talmente tanto dormire - sogghignò la donna, dandomi un pizzicotto affettuoso a una gamba. - Non è vero, scricciolo?

Io non risposi, ormai non ne ero più in grado. Mi si chiusero gli occhi e mi addormentai beatamente, nonostante la pessima situazione.

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Sono molto affezionata a questa storia. Ora la sto revisionando, aggiungendo dettagli, come la descrizione della casa di Artigern e dei bambini straccioni, e i saltimbanchi che popolano le vie di Kurna. Ora è tutto più vivido.

Le Isole della Luna arriverà questa primavera, più o meno, quando avrò finito di scrivere Necromoria. Malgrado sia una storia di fantascienza, vi consiglio di darci un'occhiata, potrebbe piacervi. All'inizio può sembrare tutto molto cupo, ma c'è sempre la mia vena umoristica, che si farà più presente man mano che la storia procede.

Se il racconto vi sta piacendo, lasciate un commento, una stella o mandatemi un messaggio privato. A volte non so nemmeno chi la sta leggendo, perché non lascia mai segno del suo passaggio. Ma sappiate che siete tutti apprezzati, e mi piace parlare con chi legge le mie storie... non capisco perché molti non vogliano esprimere i propri pensieri, non vi mangio mica :)

Ho aggiunto un piccolo disegno di Artigern, seppur attempato. Spero possa piacervi!


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