Capitolo 6

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"Allora, niente male come primo giorno di lavoro, no?" Esclama dirigendosi verso la sua macchina.

"No, è stato meglio di quello che mi aspettavo." Rispondo facendo la stessa cosa.

"Eri troppo nervosa. Te lo avevo detto io che non c'era nulla di cui preoccuparsi."

"Già." Abbasso di poco lo sguardo sulla strada davanti a me, non potendo fare a meno di sorridere ripensando alla scena di poche ore prima.

"Cosa c'è?" Mi chiede leggermente confusa notando la mia espressione.

"Nulla." Rispondo alzando brevemente lo sguardo su di lei per poi posarlo di nuovo sulla strada.

"Scommetto che è per quella bambina, vero? Aspetta, come si chiama..." Aggrotta la fronte del tentativo di ricordare quel nome.

"Alessandra." Prontamente intervengo notando la sua difficoltà.

"Alessandra, esatto!" Il suo viso riacquista l'espressione rilassata di poco prima. "Devi ancora dirmi cosa le hai detto per farla stare meglio.
Le hai fatto una sorta di incantesimo o cosa?"

"Ho solo fatto ciò che potevo."

Ormai entrambe siamo arrivate alle nostre macchine, parcheggiate a una breve distanza l'una dall'altra.

Apro la portiera e mi ci appoggio sopra con un braccio.

"Bene. Allora ci vediamo domani?"

"Sì." Confermo.

"D'accordo. Allora a domani."

La saluto da lontano con un cenno della mano, salgo poi in macchina e prendo il telefono dalla mia borsa per controllare la presenza di eventuali messaggi, trovandone uno di Federico.

"Non torno a pranzo, resto qui allo studio, ho molto lavoro da sbrigare.
Credo che sarò di ritorno nel tardo pomeriggio.
Ti amo."

Al termine della lettura di queste poche righe, un'idea mi balena nella mente.

Decido di prendere la strada di casa ma svolto a destra, fermandomi poi in un ristorante Thailandese Take Away, dove compro del pollo al curry. Al termine delle compere, salgo di nuovo in macchina, diretta questa volta al suo ufficio.

Non è molto lontano da casa nostra, circa cinque minuti di macchina e quasi il doppio a piedi, escludendo il traffico e i vari semafori, e si trova al terzo piano di un grande palazzo di dieci piani.

Solo tre sono occupati come uffici, il resto si divide in abitazioni, centri estetici e uno studio dentistico.

Freno al primo semaforo che trovo rosso per la strada e tamburello le dita sul volante in attesa, fino a quando la luce verde non scatta e la fila di macchine davanti alla mia inizia a sfrecciare via.

Supero il fruttivendolo e il piccolo negozio di alimentari situato esattamente lì vicino e arrivo finalmente a quel palazzo.

Con un po' di fortuna, trovo un posto per la macchina non molto lontano dall'entrata.

Mi dirigo verso il portone, trovandolo stranamente aperto ed entro dentro, chiudendolo alle mie spalle e mi dirigo verso l'ascensore.

Seleziono il numero del piano in cui sono diretta e in meno di due secondi le porte scorrevoli si aprono.

Non conosco la porta del suo ufficio, ma appena metto piede fuori dall'ascensore, il mio occhio ricade sul citofono contrassegnato da un nome scritto su una strisciolina di carta: "Dr. Rossi Federico."

You seth my heart on fire || Federico Rossi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora