15. Sensi di colpa.

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2 Febbraio.

Emma era rimasta sveglia tutta la notte, i sensi di colpa la stavano facendo impazzire.

Era rimasta in giardino, con la testa tra le mani, a piangere. Piangere perché era stata lei a rovinare tutto, a rovinare quello che avevano costruito insieme.

Smise di piangere solo quando vide il sole nascere sotto il suo sguardo triste e doloroso e sotto gli occhi rossi dal pianto.

Sentiva freddo, ma non le importava. Aveva anche un terribile mal di testa. Sembrava che la testa le stesse scoppiando ma non si alzò dalla sdraio su cui si era messa, ore prima.

Infatti li si addormentò, con le mani incrociate al petto e le gambe leggermente piegate.

Qualche ora dopo però, fu svegliata da qualcuno che la prese in braccio per portarla dentro casa. Si irrigidì di colpo ma l'odore e il calore famigliare del corpo di Zayn la fecero rilassare di nuovo.

Non aveva voglia di aprire gli occhi, aveva solo voglia di dormire per non soffrire ancora, per non dover vedere né Summer né Niall. Si sentiva debole e il mal di testa sembrava essere peggiorato.

Ancora con gli occhi chiusi e la testa sul petto del ragazzo, sentì alcune voci lontane. Sembrava che qualcuno stesse discutendo animatamente per qualcosa.

"È caldissima, ha la febbre alta. E sta tremando come una faglia. Possibile che nessuno si è accorto che stava fuori al freddo?" Zayn. Era così protettivo nei suoi confronti.

Avrebbe voluto parlare, dire che non doveva prendersela con i ragazzi, che era stata lei a rimanere fuori tutta la notte a piangere e a sfogarsi da sola. Ma le parole non le uscivano dalla bocca, la gola era troppo secca.

"Zayn, portala a letto. Dobbiamo assolutamente chiamare un medico e far scendere la febbre." Liam.

Detto questo non sentì più nessuna voce solo silenzio e subito dopo sentì il morbido letto sotto di lei e riprese a dormire profondamente, tra le braccia di Morfeo.

Intanto, di sotto, Niall stava facendo avanti e indietro per il salone. Appena aveva visto Zayn portare dentro Emma in quelle condizioni, tutta la rabbia verso di lei era svanita ed era nata la preoccupazione nei suoi confronti.

Dopotutto, anche se l'aveva fatto soffrire, anche se l'aveva fatto arrabbiate, era sempre la donna di cui era innamorato, che però non riusciva a perdonare.

I sensi di colpa lo stavano divorando dentro. Continuava a ripetersi che era sua la colpa di tutto, che se non le avesse urlato contro adesso lei sarebbe stata bene e sarebbe ricominciata quella lotta di sguardi intensi tra di loro.

Continuava a passarsi la mano tra i capelli, mentre gli altri erano in cucina a parlare tra di loro, tranne Summer, che lo guardava fare avanti e indietro da minuti ormai. Nessuno dei due voleva dire niente.

Stavano aspettando il dottore, che stava visitando Emma. La febbre era altissima e non voleva proprio scendere.

"Non è colpa tua, non darti sensi di colpa inutili." E come sempre, la mora non doveva chiedere per sapere cosa gli frullasse nella testa. Lo conosceva abbastanza bene da sapere come era fatto.

"No no no, tu non capisci. Io la conosco, sarà stata tutta la notta a piangere per le mie parole e anche lei si sarà sentita in colpa." Le parole gli uscivano come una macchinetta.

E fu in quel momento che Sum gli si mise davanti e bloccò la testa tra le sue piccole mani.

"Rilassati, ti prego. Non riesco a vederti così." Sussurrò la ragazza, con occhi tristi e preoccupati.

Infinity Love. ||Niall Horan|| (da revisionare)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora