XIII - Il Voto Infrangibile

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Hermione aggrottò le sopracciglia, non capendo dove Draco volesse andare a parare. "Perché dovrei parlarle?".

"Ianira ci ha consigliato di non fermarci dove pensiamo di non poter andare perché nulla è come può apparire in un primo momento", le disse lui, accennando un sorriso sghembo. "Non ricordi cosa ha detto la Signora Violet, quando le abbiamo chiesto dove si trovasse la Conchiglia Bianca? Ha risposto che si trovava qui".

"E quindi?".

"Dietro il quadro c'è sicuramente qualcosa, è stata lei stessa a dircelo". Il sorriso si allargò fra le sue labbra, rendendo il suo sguardo ancora più fiducioso. "Eppure, noi abbiamo creduto che lei intendesse il castello in generale, non il quadro nello specifico: ci siamo fatti ingannare dalle apparenze, così come non abbiamo neanche pensato che il quadro potesse essere attraversato".

"E tu non puoi venire con me perché sei un Serpeverde", finì Hermione al posto suo.

Draco annuì e strinse le labbra. "Ed è esattamente questo il motivo per cui, mesi fa, non ha potuto dirci niente sulla Conchiglia: perché c'ero anche io".

Hermione si voltò in direzione del quadro della Signora Violet, appena visibile a quella distanza. Poi Draco le prese il mento fra le mani e la costrinse a guardarlo negli occhi.

"Ti chiedo scusa per aver reagito in quel modo, prima", disse, e dal suo tono intuì la sua sincerità. "Spero tu possa capirmi e, soprattutto, perdonarmi".

Hermione gli sorrise, si mise sulla punta dei piedi e lo baciò gettandogli le braccia al collo.

Ma il tempo stringeva e di lì a qualche minuto la pausa pranzo sarebbe terminata, quindi si staccò da lui controvoglia e si incamminò in direzione del quadro: quando gettò un'occhiata alle proprie spalle, però, si rese conto del fatto che Draco fosse sparito, forse temendo che la Signora Violet - vedendolo nei paraggi - decidesse di non collaborare.

Hermione si avvicinò al suo quadro con un sorriso allegro e fiducioso. "Salve, Signora Violet".

"Salve a te, signorina", la salutò lei, prendendosi le gonne fra le mani per inchinarsi velocemente al suo cospetto. "Cosa posso fare per te?".

"Ho parlato con Ianira", le spiegò Hermione, decidendo di andare dritta al punto per non perdere altro tempo. "Mi ha consigliato di non lasciarmi ingannare dalle apparenze e di non fermarmi dove penso di non poter andare".

La Signora Violet strinse gli occhi, circospetta, e aspettò che la ragazza continuasse.

Quindi Hermione si fece coraggio e aggiunse: "Tosca Tassorosso era una sua grande amica, in passato, al punto da domandare a lei un modo per nascondersi in seguito alla delusione amorosa dovuta a Salazar Serpeverde. Non mi sorprenderei se le avesse chiesto anche di custodire la Conchiglia Bianca".

La donna, a quel punto, dovette sentirsi quasi lusingata davanti a quelle parole, perché arrossì visibilmente. Poi sorrise e allargò un braccio, mentre il quadro cominciava a staccarsi dal muro ad imitazione di una porta in procinto di aprirsi.

Hermione entrò in quella che sembrava una stanza a tutti gli effetti, avente le pareti gialle e nere come lo stendardo dei Tassorosso; pensò istintivamente che quella camera fosse stata nientemeno che il nascondiglio di Tosca Tassorosso secoli e secoli addietro, un'ipotesi rafforzata dalla presenza dei mobili degni di un salotto in piena regola.

Su una colonna di marmo al centro della stanza, era stata posata una conchiglia bianca - perfetta e delicata - che sembrava risplendere di luce propria.

Non appena Hermione la prese fra le mani, però, sentì Draco cominciare a chiamarla per nome.

Si voltò verso l'uscita della stanza e lo vide in preda al panico, mentre la incitava ad uscire il prima possibile con sguardo allarmato.

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