VI - Problemi di cuore

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Il campo di Quidditch era meno affollato di quanto Hermione pensasse, quindi non ci mise molto a trovare un sedile abbastanza alto sugli spalti da poter osservare i giocatori.

Le selezioni si sarebbero svolte la settimana successiva, motivo per il quale l'eccitazione dei ragazzi più desiderosi di entrare nelle squadre era palpabile perfino nell'aria.

Harry aiutava Ron ad esercitarsi affinché potesse avere più probabilità di essere nuovamente confermato come Portiere del Grifondoro, avendo Oliver Baston terminato i propri studi ad Hogwarts: nel cielo, però, sembravano solo due puntini indistinti dei quali Hermione riusciva a malapena a distinguere i contorni.

Gli altri studenti erano decisamente più piccoli, ma non meno determinati: scorrazzavano per il campo lanciandosi delle semplici palline da baseball, divisi in tante piccole squadre a seconda della Casa a cui appartenevano.

Hermione era talmente concentrata a guardare il campo da non accorgersi del ragazzo che si sedette sul sedile accanto al suo, finché questi non decise di esordire con un "Ciao" per catturare la sua attenzione.

Si voltò verso di lui, reprimendo a malapena l'impulso di fare un balzo per lo spavento, e si ritrovò davanti uno studente di Grifondoro avente delle spalle larghe, i capelli mossi e un sorriso piuttosto sicuro di sé.

"Sono Cormac McLaggen", si presentò porgendole una mano, quando ebbe capito che lei non avrebbe spiccicato parola per la sorpresa.

Hermione gliela strinse, e solo in quel momento notò la corporatura decisamente muscolosa e possente del ragazzo: la sua mano, infatti, era sparita del tutto in quella di lui. "Hermione Granger".

"L'amica di Harry Potter e Ron Weasley, eh?", le chiese senza smettere di sorridere.

Hermione annuì e li indicò in campo. "Sono venuta a vedere il loro allenamento".

Cormac, però, non si girò verso di loro: rimase a fissare Hermione con espressione furba e curiosa. "Ti piace il Quidditch?".

Di certo non avrebbe potuto dirgli che in realtà era venuta esclusivamente con la speranza di dimenticare quel che era successo con Draco, quindi si strinse nelle spalle e annuì. "Sì, direi di sì".

"La settimana prossima farò il provino per entrare in squadra", disse Cormac, sorridendo - se possibile - ulteriormente. "Mi farebbe piacere se venissi ad assistere".

Hermione si girò a guardarlo con aria interrogativa, come se fosse certa di aver capito male.

Ma Cormac era là, in attesa della sua risposta, con uno sguardo spigliato e spontaneo: aveva i capelli castani che sembravano catturare i raggi del sole, e una bocca carnosa reggeva il confronto con la mascella ben pronunciata.

Per quanto il suo piglio sicuro e sfrontato potesse infastidirla, non poteva certo negare che fosse un bel ragazzo: frequentava sicuramente il settimo anno e le era parso di vederlo di tanto in tanto nella Sala Comune di Grifondoro, ma non vi aveva mai fatto caso più del dovuto.

"Perché no?", accettò quindi, scrollando le spalle. Magari ne avrebbe approfittato per distrarsi un po', dopotutto, e non poteva dare per scontato che Cormac fosse la stessa persona fastidiosa che a primo impatto dava l'impressione di essere.

"Ottimo". Il sorriso di Cormac arrivò quasi fino alle orecchie e d'impulso cinse le spalle di Hermione con il braccio destro, per poi voltarsi a guardare gli allenamenti senza perdere nemmeno un briciolo della sua felicità.

Hermione si ritrovò intrappolata contro il suo petto, sentendo il peso del braccio di Cormac gravarle sempre di più sulle spalle, e poté avvertire benissimo le proprie guance cominciare a tingersi di rosso.

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