VIII - Un compleanno speciale

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Sfrecciavano per i corridoi bui di Hogwarts, consapevoli che il coprifuoco sarebbe iniziato da lì a qualche minuto.

Eppure, Hermione non ci pensava: la sua attenzione era concentrata esclusivamente sulla sua mano stretta in quella di Draco, mentre si lasciava trascinare da lui verso la destinazione ignota.

Più volte rischiarono di essere scoperti da Gazza o da Mrs Purr, ma l'eccitazione era tale da azzerare tutte le loro preoccupazioni.

Quando Hermione riconobbe la strada, si lasciò quasi sopraffare dalla confusione. Salirono insieme i gradini della torre più alta di Hogwarts, sfruttata come osservatorio astronomico durante le lezioni e accessibile agli studenti solo ed esclusivamente in quegli orari.

Si ritrovarono quindi nello spiazzale sotto il cielo notturno, circondati da decine di candele e fiori sospesi per aria e accanto a dei cuscini sparsi sul pavimento.

La luna e le stelle furono le uniche spettatrici alla reazione di Hermione, la quale si ritrovò immediatamente con la bocca spalancata per l'incredulità; Draco restava alle sue spalle, in attesa che la ragazza dicesse qualcosa.

Quando si girò verso di lui, gli chiese: "Sei stato tu?".

Draco assottigliò gli occhi e accennò un sorriso sghembo. "Ti sembra strano?".

Le sopracciglia di Hermione si inarcarono, prima che lei scoppiasse a ridere. "Be', direi di sì".

Draco le si avvicinò con le mani nelle tasche della divisa. "Che giorno è oggi, Granger?".

"Mercoledì", rispose Hermione in automatico, non capendo dove volesse andare a parare.

"Oggi è mercoledì 18 settembre", precisò lui. "E che giorno sarà fra poco meno di mezz'ora?".

Un sorriso si formò fra le labbra della ragazza, la quale cominciò a chiedersi in silenzio come avesse potuto dimenticarsene. "Il mio compleanno".

Draco annuì in segno di conferma e le mise un braccio sulle spalle, incitandola a spostare lo sguardo sulle stelle insieme a lui. "Ho passato gli ultimi cinque anni ad offenderti, ad umiliarti, tentando di farti vergognare delle tue origini. Eppure mi hai talmente sorpreso quando hai accettato di darmi una mano che io stesso faticavo a crederci. Ho cominciato ad avere qualche speranza riguardo mia madre, e solo per merito tuo. Giorno dopo giorno, ho rivalutato attentamente le mie convinzioni sui Mezzongue e ho capito di aver sbagliato a riservarti quel trattamento". Si fermò ridacchiando, poi riprese: "Certo, la tua amicizia con Potter non ha aiutato fin dal primo anno, ma ormai poco me ne importava".

Draco la fece sedere insieme a lui sui cuscini per terra, così da poter osservare il cielo senza stare scomodi, ma Hermione era così attenta al suo discorso da rifiutarsi di guardare altro che non fosse il suo viso.

"Ho iniziato a sentire il bisogno di farmi perdonare, di convincerti a cambiare idea sul mio conto, perché ho sempre ottenuto ciò che volevo senza alcuna difficoltà e l'improvvisa malattia di mia madre mi ha fatto capire che non tutto mi è dovuto, neanche tu. Avresti potuto benissimo rifiutare ed io non avrei potuto farci nulla".

Hermione rimase volontariamente in silenzio, finché il suo cuore non iniziò a battere con una tale velocità da farle temere che addirittura Draco potesse sentirlo.

Per fortuna, il ragazzo riprese: "Sono stato fortunato ad averti incontrato, Granger, e lo sarò ulteriormente quando mia madre sarà guarita". Si girò verso di lei per poterla guardare, sorprendendosi del fatto Hermione lo avesse già fatto ancor prima di lui. Le spostò un ricciolo da una guancia, ma stavolta lei non si oppose. "Eppure, ho temuto che McLaggen potesse portarti via da me, che potesse convincerti a non aiutarmi più. Gli ho intimato di starti alla larga".

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