Capitolo 14

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ALEC

Essere consapevole di stare dormendo a pochi passi da una ragazza tutto pepe con un corpo da urlo e con un sorriso mozzafiato, mi fece girare e rigirare nel materassino per tutte le notti che passammo nella stanza di Paige.

Capodanno era alle porte, il 31 dicembre era ufficialmente cominciato ed io ero ancora sveglio nonostante l'orologio segnasse quasi l'una e tutti stessero già dormendo. Alzai lo sguardo verso il letto al mio fianco per trovarci Paige dormiente, con una mano fuori dal materasso e l'altra stretta al petto. Guardai il suo viso incorniciato da quei capelli setosi del colore del cioccolato e le ciglia lunghe e folte che si appoggiavano sulle guance da bambina. La bocca semiaperta mostrava un paio di denti bianchi e dritti, il naso piccolo e leggermente a punta. Aveva un visino dolce, che contrastava nettamente il suo carattere acido che, a dire la verità, si era anch'esso addolcito con il tempo.

Sapevo che ci nascondeva qualcosa e, scartata l'idea dei genitori molesti -perché potevano essere considerati tutto fuorché molesti- non sapevo più a cosa pensare.

Fu il rumore della pioggia che cominciò a ticchettare sui vetri delle finestre e sul tetto che mi fece smettere di pensare. Inizialmente fu un rumore poco udibile, ma tempo qualche secondo e cominciò un vero e proprio temporale, con tanto di fulmini e tuoni.

Paige storse il naso e strizzò gli occhi, poi sussultò e si svegliò. Fu allora che mi chiesi 'fingo di dormire o colgo l'occasione e le parlo'? ma non feci in tempo a rispondere alla domanda che la sentii parlare.

«Che cosa ci fai tu sveglio?» mormorò guardandomi storta, biascicando le parole per la stanchezza.

«Non riuscivo a dormire.» risposi scrollando le spalle.

Mi misi a sedere e riuscii finalmente ad avere lo sguardo alla stessa altezza del suo, lei non si mosse.

Stavo per cominciare a parlare ma venni preceduto da uno scricchiolio che mi fece voltare verso le scale. Il buio che le inghiottiva non mostrava nulla, così tornai a guardare Paige «L'hai sentito anche tu?» le chiesi avvicinandomi lentamente, così che lei non se ne accorgesse neanche.

Paige annuì leggermente e si voltò a guardare le scale «Sono Peter e Pacey: hanno paura dei temporali e dormono con me quando ce n'è uno.» spiegò, proprio mentre il rumore di un tuono rimbombò nella stanza, costringendo i due bambini che si nascondevano dietro al corrimano in legno a correre nel letto, saltando Chad.

Guardai ancora una volta come quei due bambini riuscirono a farla sorridere così facilmente, mentre io per poco non mi ruppi l'osso del collo per riuscirci. Al solo pensiero, però, mi crebbe un sorriso.

«Non è nulla, passerà.» li rassicurò lei, accarezzando loro la folta chioma bionda.

«Ci canti la canzone?» domandò uno dei due, dopodiché tirò su con il naso e si stropicciò gli occhi colmi di lacrime.

«Ora?» chiese Paige, visibilmente imbarazzata dalla situazione.

Peter e Pacey le si stesero a fianco e fecero in modo che lei li raggiungesse, poi si aggrapparono a lei e non la lasciarono più.

L'amica di Paige, Kayla, fu costretta a spostarsi più verso il bordo del letto per far sì che i bambini ci stessero.

A sovrastare quel gran casino che si abbatteva sulla casa, fu una voce chiara e melodiosa, che intonava una melodia a me sconosciuta, una "ninna nanna" per i suoi fratellini. Stetti in silenzio ad ascoltarla affascinato fino a che non la terminò, dando un bacio sulla fronte ai due bambini ormai addormentati. Poco dopo la vidi alzarsi piano e raggiungere la sponda del letto, scese lentamente e scavalcò le mie gambe, successivamente quelle di Aiden e raggiunse il parquet che portava alle scale. Si sistemò i capelli e scese, ed ovviamente io la raggiunsi in poco tempo.

SORRIDIMIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora