Capitolo 8

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PAIGE

Credo che svegliarsi alle sette del mattino dopo la serata passata nella stanza di Alec ed Aiden sia stata una delle cose più complicate della mia vita. Non appena passai davanti allo specchio notai le occhiaie che circondavano gli occhi stanchi, ma per quanto avessi voluto restare a dormire, non riuscivo a starmene ferma dall'emozione.

Mia entrò in stanza già vestita e truccata, si stava asciugando i capelli con un telo rosa quando mi vide.

«Forza! Non possiamo fare tardi in nostro primo giorno!» esclamò, facendomi sbuffare.

Quella frase non mi era mai andata a genio, insomma: il primo giorno non puoi fare tardi ma gli altri sì?

Decisi di lasciare perdere e misi un paio di jeans neri con sopra un maglioncino abbastanza largo color grigio topo. Rimisi gli anelli e sbadigliai, strofinando una mano sugli occhi.

«Abbiamo nove minuti esatti, prima di vederci di sotto per fare colazione con gli altri.» mi ricordò, mettendomi ansia.

«Gli altri?» chiesi mezza intontita, mentre mi districavo i nodi nei capelli con le dita.

«Tay, Renae, Brad, Alec, Aiden, Chad ed Elias. Sempre loro. Sette minuti.»

Qualcosa doveva cambiare, altrimenti non avrei passato con lei un minuto di più...

«Calmati, ce la faremo.» bisbigliai mettendo del correttore sotto gli occhi e del mascara sulle ciglia.

«Comunque, mentre tu dormivi, ho controllato i tuoi corsi...» disse guardandomi insistentemente.

«Viva la privacy...»

«Sì, be', ho scoperto che a parte musica, abbiamo tutti gli orari uguali, quindi potremmo andare insieme, che ne dici?»

Rimisi il mascara nel beauty e mi sforzai di sembrare sveglia, con scarsi risultati. Arricciai il naso e mi decisi ad annuire alla sua proposta rendendola, a quanto pare, una delle ragazze più felici della Terra.

Io ero ancora più addormentata che sveglia e lei aveva tutte le energie di mettersi a salterellare per la stanza. Avrei tanto voluto essere come lei in quel momento.

«Dai, sono pronta.» dissi con poca convinzione, che però lei non notò.

Presi la borsa dove misi il portafoglio, alcuni libri e, mio malgrado, anche gli occhiali. Ho sempre odiato mettere gli occhiali in mezzo alle persone, mi sentivo ridicola, ma non potevo fare altrimenti dato che mi veniva un gran mal di testa a leggere senza...

Uscimmo dalla stanza e di seguito anche dal dormitorio, così ne approfittai e diedi una rapida occhiata alla palazzina situata esattamente davanti alla nostra, dove si trovavano i dormitori dei ragazzi. Ripensai alla scorsa serata ma subito scossi la testa e seguii Mia, lei con una marcia in più, io che a malapena mi reggevo in piedi.

Alle sette e venti del mattino, mi ritrovai catapultata nel caos di quel minuscolo bar del campus, dove gli studenti andavano e venivano, correvano, si salutavano e parlavano.

E poi c'ero io che mi sforzavo di camminare da persona normale e non strisciare come uno zombie affamato di cervelli umani.

«Buongiorno!» quasi gridò la mia compagna di stanza non appena vide gli altri, già comodamente seduti al tavolo.

Ci avvicinammo, e stavo per sedermi accanto a Chad, ma Mia mi anticipò facendomi sbilanciare e costringendomi a sedermi accanto ad Alec.

«Buongiorno, Mousse.» mormorò sorridente.

Sorrideva anche alle sette e venti del mattino, incredibile.

Accennai un saluto con il capo, prima di appoggiarvici la mano sotto a sostenerlo.

SORRIDIMIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora