Cap. 11

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Papillon era titubante nel dare un'altra opportunità a Volpina, soprattutto ora che, come diceva lei, stava per ottenere i Miraculous di Ladybug e Chat Noir.

Ma questo era anche il motivo che lo spingeva ad andare fino in fondo ed a dare un po' di fiducia nella ragazza.

Per fortuna, grazie al fatto che era sotto l'influsso di un suo akuma, sapeva dov'era e cosa stava facendo ogni volta che si trasformava in Papillon.

Questa volta, forse, sarebbe riuscito davvero a strappare il potere assoluto dalle mani di due giovani che non sapevano nemmeno della sua esistenza.

«Ci siamo quasi, mia cara.» disse ad alta voce, accarezzando con l'indice la parte superiore del suo bastone. «Presto ti farò tornare da me.»


Marinette inspirò, stirandosi e tastando con la mano il materasso dove, la sera precedente, si era addormentato Adrien, ma non sentì nessun corpo caldo e nessuna battuta.

Aprì gli occhi, mettendosi a sedere e sporgendosi leggermente dal letto per vedere se fosse ancora nella sua stanza, ma nessuna traccia del ragazzo; a quel punto, inspirò una seconda volta, ignorando l'aria afosa d'estate e decidendo di alzarsi per passare la mattinata con i suoi genitori, per poi rimettersi a dormire.

La sera precedente era rimasta sveglia fino alle tre perché non continuava a zittire Adrien: lei voleva dormire, ma il biondo continuava a fare battute pessime o rumori molesti –come pernacchie o altri suoni che, in quel momento, non ricordava– e tentava di stuzzicarla con frasi seducenti.

Solo dopo avergli "gentilmente" detto che se avesse continuato lo avrebbe soffocato con un cuscino era finalmente riuscita ad addormentarsi abbracciata a lui, sognando i suoi abiti che sfilavano sulla passerella della sfilata.

La ragazza assonnata scese dal letto, stando attenta a non cadere dalle scale, sbadigliando: «Buon giorno Tikki.»
«Buon giorno Marinette.» rispose il kwami, volando da lei. «Chat, cioè Adrien se ne andato verso le cinque. Ha mormorato a Plagg che doveva andare perché oggi aveva le prove della sfilata, quella in cui partecipano anche i tuoi vestiti.» spiegò, seguendo la portatrice fino al piano inferiore, accompagnandola a fare colazione; non rischiava di essere vista perché a quell'ora i genitori della ragazza stavano lavorando in pasticceria, quindi poteva mangiare tutti i biscotti che voleva.

La corvina preparò la colazione: succo di frutta e una brioche che suo padre aveva lasciato apposta per lei, dando a Tikki qualche biscotto, per poi parlare con lo spiritello, cercando di rimanere sveglia.

«Povero Adrien... Stanotte ha dormito solo due ore.» ridacchiò Marinette, sedendosi al suo solito posto. «Ma infondo se l'è cercata: imparava a stare zitto.» sbadigliò, stropicciandosi gli occhi che faticavano a rimanere aperti.
«Ieri sera ho sentito le battute di Adrien: certo che sono proprio degne di Chat Noir.» ridacchiò la piccola divinità, rosicchiando un dolce.
«Tu non ne hai idea.» rispose la sua portatrice, sorseggiando un po' di succo. «Dovrei mettergli una restrizione: un euro per tutte le battute pessime che fa. Mi sa che riuscirò a comprare un forno nuovo per la pasticceria in meno di due mesi.» aggiunse, immaginando un possibile conto e pensando che sarebbe realmente possibile.
«Lo credo anch'io.» ridacchiò la coccinella, tornando al biscotto.
«Che avete combinato tu e Plagg sul terrazzo?» domandò di punto in bianco la corvina, facendo quasi soffocare il piccolo kwami, che tossì.
«A-Assolutamente niente. Abbiamo parlato e basta.» squittì, ricevendo dalla ragazza uno sguardo divertito, come a dirle "Ne sei sicura?"
«Giuro che non abbiamo fatto nulla!» esclamò Tikki, librandosi in volo, lasciando metà del suo secondo biscotto poggiato nel piatto.
«Ah certo, perché ora "parlare" significa "sbaciucchiarsi al chiaro di luna".» la punzecchiò Marinette, azzannando il croissant ripieno di marmellata all'albicocca e notando la luce rossa diventare più intensa attorno al corpicino della sua compagna.
«Ma tu te le inventi le cose!» disse offesa, voltandosi per dare le spalle alla ragazza. «Io e Plagg siamo amici e compagni di squadra, come te e Chat Noir.»
Marinette si pulì la bocca dalla marmellata, continuando a punzecchiarla: «Sì, peccato che io e Chat Noir siamo fidanzati da un po' ormai.»
Fu la volta del kwami a sorridere: «Ma non Ladybug e Chat Noir.»
«Touché.» rispose la corvina dopo aver passato qualche secondo a pensarci.


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