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"C'è una ragione per cui mi hai chiamato?" Sospirai, chiudendo il portamine dentro al libro di testo e appoggiandomi allo schienale per posizionare il telefono contro il muro di fronte a me. Con le dita sporche di grafite tolsi delicatamente gli occhiali, rivelando il segno che avevano lasciato quest'ultimi. Il fatto non mi infastidì considerando il mio stato attuale; i capelli erano legati in una nodosa e disordinata crocchia che non sembrava per niente come quelle stronzate di acconciature su Pinterest, il trucco si era sciolto durante la doccia che avevo fatto un paio di ore prima, ed ero vestita con dei pantaloni da ginnastica grigi davvero alla moda e una maglietta di mio padre. Sinceramente sembravo stressata tanto quanto lo ero.

"Ho chiamato perchè volevo vedere il tuo splendido viso," sorrise, masticando dal nervoso l'interno della guancia.

Sbattei le palpebre, il viso inespressivo mai esitante."Luke, ti voglio bene e tutto ma ho degli esami domani e devo continuare a studiare."

La fronte aggrottata di Michael apparì sottosopra sullo schermo del telefono, chiaramente esaminando la mia disgustosa immagine. "Frate, sembra esausta," sussurrò, probabilmente inconsapevole del fatto che io potessi ancora sentirlo. "Chiamala un altro giorno."

"No, va bene," gli rassicurai e presi la bottiglietta di acqua fresca sulla scrivania quasi sommersa da pressappoco 14 bottiglie di plastica vuote che ingombravano lo spazio di lavoro. "Stavo per prendere una pausa di venti minuti in ogni caso. Parlerò con voi per venti minuti e poi ritorno a studiare."

Luke sorrise e appoggiò attentamente il telefono in un punto dove potei facilmente vedere il suo intero salotto. "Avete sentito, ragazzi?" gridò, spaventandomi. "Abbiamo solo venti minuti per decorare l'intera casa."

Gli altri tre entrarono nell'inquadratura, ognuno trasportando una scatola di cartone etichettata con la scritta "NATALE". Luke indietreggiò fino a quando non riuscii a vedere tutto il suo corpo, poi aprì le braccia e agitò le mani, facendomi portare il palmo della mano sulla fronte e gemere.

"Pensavo che tu ci potessi motivare!" esclamò, mettendosi con forza ed entusiasmo un cappello da Babbo Natale sopra ai suoi capelli ribelli. Ashton fece lo stesso, salutandomi da infondo la stanza. Calum e Michael erano spariti da qualche parte, anche se il loro battibecco era ancora molto udibile. Luke batté le mani e aprì una scatola. "Il tempo inizia da adesso!"

In un batter d'occhio, la loro casa si rianimò con movimento e risate. Il mio stress scomparì pian piano che restai lì a guardare in divertimento e in un pizzico di adorazione. Ogni ragazzo correva da una parte all'altra, recuperando gli ornamenti dalle scatole e appendendo piccole ed economiche ghirlande ogni due millimetri di muro. Mi ritrovai a sorridere mentre mi rannicchiai sulla sedia della scrivania, fissando il piccolo schermo davanti a me. Erano così...gioiosi.

"Michael, sei un fottuto idiota. Quello è un uovo, non una decorazione."

"È una decorazione fatta da un uovo vuoto, idiota ignorante."

"Ragazzi," esclamò Luke, accendendo una candela rossa sul caminetto (il quale sembrava ridondante a mio parere ma non gli volevo dire niente), "controllate il vostro cazzo di linguaggio!"

E così incominciò un baccano, che fece diventare il loro correre-e-decorare in un casino unico dal momento che si stavano insultando a vicenda. Un allarme li interruppe dopo un paio di secondi, facendo ritornare la casa in un silenzio tombale. Occhiate furono scambiate fino a quando il viso di Michael non si illuminò visibilmente dalla felicità.

"I biscotti sono pronti!"

L'incessante brusio delle loro voci mi arrivò alle orecchie ancora una volta, tuttavia era difficile capirli considerando il fatto che si stavano urlando addosso. Il telefono di Luke fu spostato per farmi vedere la piccola cucina dove vi era presente un tegame di miserabili biscotti di Natale, evidentemente bruciati all'estremità. Della glassa di diversi colori e una grande varietà di zuccherini occuparono il bancone, tutto immediatamente interrotto da Calum che si mise in bocca una cucchiaiata di glassa alla vaniglia.

Una colpo alla porta mi riportò alla realtà. Mia sorella aprì la porta e fece capolino. "Come sta andando lo studio?" si fermò, molto probabilmente confusa dal suono delle urla provenienti dal mio iPhone. "Stai guardando un video?"

"Sono su FaceTime," risposi, ignorando l'odioso interrogatorio dei ragazzi.

Adrianna incedé cautamente, analizzando lo schermo, dove tutti e quattro i ragazzi mostrarono solo le sopracciglia. Risero fra di loro ma non osarono mostrare la faccia.

"Ma che diavolo," disse confusa, avvicinandosi come se l'aiutasse a vederli. "Chi sono?"

"Dei miei amici."

Annuì senza aspettare che si presentassero, arruffando il mio disastroso chignon prima di ridacchiare e uscire dalla stanza.

Prima che i ragazzi potessero decorare i biscotti, un altro allarme suonò. Luke aggrottò le sopracciglia, scrutandomi. "Sono i venti minuti. Sono passati così velocemente!"

Sospirai, tirandomi su a sedere e mettendo la testa tra le mani. "Non voglio ma devo andare, punk."

"Aspetta!" esclamò, "Ci siamo dimenticati di una cosa."

Corse in un punto dietro l'inquadratura, facendo si che riuscissi a guardare in faccia gli altri tre mentre lui scavò tra le scatole nel salotto.

Luke riapparì con qualcosa dietro la schiena e un sorriso malizioso che illuminava la sua faccia innocente. "Vischio," dichiarò, tirando fuori un patetico pezzo di finto vischio legato ad un millimetro di filo ed esponendomelo. "Ora ci dobbiamo baciare."

"Non possiamo, idiota."

"Allora sei in debito con me."

Risi, tirando indietro la testa. "Si, certo. Ti voglio bene, ciao."

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voglio un'amicizia come quella tra deadshot e harley quinn

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