Capitolo 10

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CHRISTIAN'S POV.

Stavo quasi per baciare Anastasia. Oh, perché si è tirata indietro? Perché? Forse lei non lo voleva. Non devo affrettare i tempi, ecco. In fondo, ha ragione. Soltanto ieri ci siamo riconciliati ed io, da stupido, affretto tutto e lei non vuole vedermi più! Beh, dovrei smetterla di farmi dei film mentali. Suona la campanella e finalmente si esce, non ne potevo più della lezione di storia. Corro verso l'aula di Anastasia e aspetto che esca, poi la prendo per un braccio e la porto verso un angolo.
«Sei impazzito?!» chiede allarmata.
Io scoppio al ridere per la faccia che ha appena fatto. «No, tutto normale. Volevo chiederti scusa per... per prima, quando ho provato a baciarti, sai.»
Lei alza gli occhi al cielo. «Christian, io non so quante volte devo dirtelo ma io...» prende un respiro profondo. «Io non sono come le altre zoccolette che ti corrono dietro, non mi metto a strofinarmi su ogni ragazzo carino che passa, non sono sfacciata. Io sono semplicemente Anastasia. E ne vado particolarmente fiera. E poi, se dovesse esserci qualcosa tra di noi, non dico che ci sia, non affretterei così i tempi. Capiscimi, Chris.» dice velocemente
Chris. Odiavo quando mi chiamava così.

«Ciao, come ti chiami?» chiede una bambina con due treccine color marrone, una su ogni lato, legate ognuno da un fiocco rosa. Ha degli occhi azzurri e sono molto belli, brillano alla luce del sole.
«Christian Grey, e tu?»
«Anastasia Steele.» La bambina mi offre delle caramelle che accetto e poi mi sorride. Le mancano alcuni denti. «Posso chiamarti Chris?»
«No!» sbotto facendo il broncio, cercando di farla spaventare. In realtà a me Chris non piace. Lei non si spaventa e continua a sorridermi.
«Hai ragione, Christian è un nome così bello per essere abbreviato.» mi sorride e si siede a terra per giocare con me e le mie macchinine.

Le sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «No, hai ragione. Tu sei diversa dalle altre, Ana. Tu sei unica. Non credo, anzi sono sicuro, che nessuno sia uguale a te. Ed è per questo che ti ho voluta bene sin dal primo istante del "Ciao, come ti chiami?"» imito la sua voce da bambina e lei sorride. «Eri così antipatica da piccola e anche adesso lo sei.»
Fa il broncio ed io rido. Mi avvicino per darle un bacio sulla guancia e la vedo irrigidirsi per poi rilassarsi quando sa che il bacio è da un'altra parte. Perché ha paura?
«Posso chiederti una cosa?»
«Ormai che siamo qui.» dice acida.
Scuoto la testa. «Ti sei appena irrigidita, perché?»
Alza le spalle in risposta.
Sospiro alzando gli occhi al cielo. «Ana, lo sai, rispondimi.»
«Ho paura che potresti andartene e lasciarmi qui, confusa, come con le altre.»
«Ma tu lo sai che non è vero! Insomma, mi conosci...»
«Non del tutto. Sono passati tanti anni Christian. È come se ti avessi appena conosciuto. Sei cambiato, sei un'altra persona e non so se posso fidarmi ancora.» dice piano.
«Sono sempre lo stesso.»
Lei alza una mano per accarezzarmi i capelli e la fa scorrere fino alla mia guancia, dove inclino la testa per appoggiarla alla sua mano. Sembra accigliata dal gesto e con una carezza toglie la mano. «Diamoci del tempo.» bisbiglia e va via. Questa donna mi farà impazzire, ne sono sicuro. Almeno non è un no, ma nemmeno un si. Forse ha ragione, dovremmo darci veramente del tempo. Dovrei ringraziare di essere svenuto l'altra sera, se no non saremo di nuovo così.

Greedy.Where stories live. Discover now