«Mari, va tutto bene?» domandò il biondo, entrando piano nella stanza, senza sciogliere l'abbraccio.
«No... Oggi è venuta Lila e... ha detto che ha scoperto la tua identità.»

Il ragazzo sgranò gli occhi, allontanandosi da Marinette, ma tenendole le mani sulle spalle: «È impossibile. Sai che la sua specialità è mentire.»
«E come fa ad averci azzeccato al primo tentativo? Poteva scegliere qualunque altro ragazzo.» alzò la voce, sconvolta.
«Perché è gelosa di ciò che siamo e voleva vedere che effetto aveva si di te.» sentenziò il biondo, cercando di tranquillizzarla. «Lei non sa chi sono.»
«No! Lei lo sa!» sbottò, iniziando a singhiozzare. «Lila sa chi sei! Ti ha spiato ed ora sa chi sei! Adrien, sono così preoccupata per te. Lo sa!» pianse, stringendolo a sé.

Il felino le accarezzò la testa e le diede un bacio sulla fronte, volendo tranquillizzarla.

Ora anche lui era sconvolto, sapeva che gli doveva il vero: Marinette non gli mentiva mai, figuriamoci inventare una bugia su queste cose!

Se Lila sapeva chi era, anche se titubante, ci credeva.

«Adrien...» biascicò lei, alzando lo sguardo. «Dimmi che non ti succederà nulla di brutto, ti prego.»

Aveva gli occhi gonfi e rossi dal pianto, le guance bagnate e arrossate ed il labbro inferiore le tremava; si vedeva dai suoi occhi che diceva la verità e quanto fosse spaventata.

«Non ti preoccupare per me, Principessa. Piuttosto, sei tu quella che ora rischia maggiormente.» sussurrò, baciandole la guancia, per poi poggiare la fronte contro la sua. «Io sarò sempre pronto a proteggerti, sono o non sono il tuo cavaliere dall'armatuta scintillante?» sorrise, accarezzandole i lati del viso, asciugando le lacrime che aveva versato fino a poco fa, guardandola negli occhi.

Marinette ricambiò lo sguardo e, subito dopo, lo baciò; il ragazzo restituì il gesto, accarezzandole delicatamente le guance con il pollice, tenendo il viso della corvina come con una coppa di cristallo, mentre lei teneva le mani sul suo petto.

I due si staccarono per riprendere fiato, dando l'opportunità al biondo di annullare la trasformazione e tornare ad essere Adrien.

«Puoi rimanere qui stasera? Almeno finché non mi addormento...» domandò, quasi pregandolo, giocando nervosamente con le dita.
«Certamente. La aspetto nel tuo morbido giaciglio mentre si prepara per la notte, Principessa.» sussurrò lui, baciandole il dorso della mano prima di salire le scale che portavano al letto.

Dopo che Marinette si sciolse i capelli e si fu cambiata, salì anche lei, accoccolandosi nel petto del ragazzo, poggiando una mano sul torace, all'altezza del cuore, stringendogli leggermente la maglietta come a non volerlo lasciare andare, e godendo del calore del suo corpo.

Forse erano le ultime volte che ne aveva occasione, siccome avrebbero dovuto scontrarsi con Lila.

Al solo pensiero la ragazza inspirò, stringendo ulteriormente il torace di Adrien, trattenendo le lacrime che le pungevano gli occhi, mentre lui le accarezzava dolcemente a testa, spazzolandole i capelli per tranquillizzarla.

Intanto, sulla terrazza, Tikki e Plagg erano seduti abbastanza lontani dalla botola, in modo tale che il custode del gatto nero non sapesse dell'esistenza di un altro kwami.

«È vero quello che dice Marinette?» domandò lo spiritello nero, ignorando per la prima volta il Camembert che la corvina aveva preparato apposta per lui.
Tikki annuì, abbracciando il suo corpicino con le braccia minuscole, in cerca di conforto. «L'abbiamo seguita fino a casa sua e abbiamo scoperto che l'identità di Chat Noir non è l'unica ad essere stata rilevata...»
«Anche quella di Ladybug?!» esclamò sconvolto, facendola annuire un'altra volta.
«Sta accadendo come a Salem...» aggiunse spaventata, dopo qualche secondo di silenzio.

Era stato un periodo molto buio e difficile per parecchie donne dell'epoca: dal 1647 al 1688 si era attuata la più grande caccia alle streghe del Nuovo Mondo.

In quegli anni, Tikki e Plagg erano al servizio di due giovani –poco più che adolescenti– dello stesso villaggio, che si conoscevano a malapena, ma come da tradizione Chat Noir era innamorato di Ladybug; all'epoca erano due contadini e si facevano chiamare Red Lady e Black Cat.

Avevano combattuto per anni, mantenendo segrete le loro identità e aiutando la comunità contro i malfattori e i forestieri che portavano solo guai, che rapinavano e soggiogavano le persone.

Un giorno, Black Cat scoprì l'identità della sua partner e decise di corteggiarla anche nella vita privata, riuscendo a conquistarla; ma un'altra giovane era innamorata dello stesso ragazzo e quando scoprì che colei che gli aveva rubato l'uomo era Red Lady le cose si complicarono: il giorno successivo, nella dimora della giovane donna fecero irruzione un gruppo di contadini –di cui era loro conoscente e amica–, che l'accusavano di eresia, di essere una strega, e la condannarono al rogo.

Il giovane, quando venne a conoscenza della notizia fece di tutto pur di arrivare in tempo sul luogo del processo per fermarlo, per dir loro che stavano sbagliando; si trasformò in Black Cat per andare più veloce, pronto a combattere contro un esercito intero di persone innocenti, troppo ignoranti per capire che gli erano stare inculcate frasi false sull'esistenza delle streghe, ma quando raggiunse la piazza fu troppo tardi: la sua amata era già legata al palo, circondata dalla paglia e dalle foglie secche, mentre il sacerdote della comunità leggeva un passo della Bibbia in latino ed il boia stava per lanciare la fiaccola sul quel palco costruito dal terrore e dalle credenze delle persone.

La ragazza, spogliata dai suoi abiti mondani e vestita di stracci sporchi e logori, appena lo vide, gli sorrise dolcemente, facendo scivolare delle lacrime di dolore lungo le guance e guardandolo come a chiedergli perdono, mentre mimava con le labbra "Proteggi Tikki".

Poi, una luce color arancio avvampò al posto della figura della ragazza, lasciando il povero Black Cat stordito dalle urla di dolore dell'amata, sovrastate dalle sue.

I ricordi riaffioravano nelle menti dei due kwami, circondati dalla quiete della notte.

«Non accadrà come allora.» dichiarò Plagg, dopo svariati minuti di silenzio. «È già una fortuna che tu, quella volta, ne sei uscita illesa, ma non succederà come ad Annah e Chad.»
Tikki ridacchiò tristemente, guardando il suo compagno con gli occhi lucidi: «Ti sei ricordato i loro nomi.»
Il felino le cinse le spalle, facendola poggiare contro di lui, per poi alzare gli occhi verso la luna piena, fermando le lacrime che gli pungevano gli occhi verdi.

«Non li ho mai dimenticati.»


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Buonsalve(?) gente :3

Chiedo venia per il ritardo, ma con il grest sono immersa, letteralmente, dai bambini ed il tempo mi è tiranno ^^'

Ho possibilità di scrivere mentre torno dalle gite (sul pullman) o di sera (quando sono a casa) ma ogni volta collasso su una superficie morbida (solitamente il mio letto o i sedili del pullman LOL) ^^'

Beh, che dire, un capitolo abbastanza triste xD

Credo che Tikki e Plagg stiano ricordando troppe cose brutte in questo periodo, ma siccome non sono ancora soddisfatta del loro umore già distrutto, andrò avanti finché non sarò soddisfatta e sarà venuto loro un crollo emotivo xD

Ok, forse non fino a quel punto ;P

Cooooomunque, questo era il capitolo 10, spero vi sia piaciuto :)

Le cose si faranno abbastanza difficili d'ora in poi MUAHAHAHAHA *risata malvagia alla Papillon*

Alla prossima, Miraculeurs :D

FrancescaAbeni

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