Conflitto

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Al mio risveglio mi ritrovai in una cantina buia ed incatenato; davanti a me seduto c'era il signor Venero Ferro intento a fumare un sigaro, dietro di lui c'erano all'incirca quattro uomini armati di pistola che custodivano gelosamente nei propri foderi, la stanza era piuttosto grande e umida; basti pensare che si sentiva gocciolare dell'acqua dal tetto.

-Bene, bene, bene, vi siete svegliato finalmente signor conte; spero abbiate fatto una bella dormita.

Io alzando la testa dissi.

-Quindi, ci sei tu dietro a tutto questo, Venero Ferro.-

Lui togliendosi quel sigaro dalla bocca e gettando fuori una grandissima quantità di fumo dalla bocca disse con un sorriso maligno sul volto.

-Hey, Little Arcangelo, lo sai che per gente come me che viene dall'Italia lavorare in questo paese è molto difficile per colpa di quelli come te; sai come patiamo noi la fame; noi non facciamo altro che pensare a lavorare per guadagnarci del cibo mentre voi inglesi non avete altro tè nel cervello.-

Ad un tratto si fermò e si accasciò davanti a me per poi continuare a dire.

-Lo sai che anche se la gente come noi vi fa fare tanti soldi, devono sforzarsi per pensare, con i loro cervelli imbevuti di tè; ecco perché mi occupo di droga.-

Io rivolgendo lo sguardo verso il basso dissi.

-Secondo il codice farmaceutico del '68, l'oppio si trova fra tutti quelli della lista dei veleni, fu deciso dalla Regina, non pemettere la diffusione di droghe e non lasciarlo fare agli spacciatori.-

Lui mettendosi una mano sulla testa esclamò.

-Ah, ecco perchè gli inglesi sono così fastidiosi: La Regina, La Regina !; Dannazzione esiste solo la Regina per voi!.-

Ad un tratto cominciò a parlare su come avrebbe fatto fallire la mia famiglia e mote altre cose sul mio conto; ma io stanco delle sue parole lo interruppi dicendo.

-Se non tornerò, ho dato ordine al mio magiordomo di consegnare tutti i miei beni al governo.-

Lui un po scosso dalle mie parole restò in silenzio lasciandomi spazzio per parlare e continuare a dire.

-Perdonatemi, ma non adrò d'accordo con un topo di fogna.-

Lui balzò in piedi e subito mi puntò la sua pistola contro, e poi rivolgendosi con voce rabbiosa disse.

-Non sottovalutare gli adulti, moccioso; sappi che molti dei miei uomini si trovano nella tua residenza, se ci tieni ai tuoi servitori dimmi dive si trova la chiave e tutti i tuoi beni.!-

Io chinando il capo verso una spalla e facendo uno sguardo dolce dissi con voce gentile.

-Che tenero quando i tuoi pupazzetti fanno ciò che gli ordini.-

Fosse stato meglio che non lo avessi provocato; lui infuriato dalle mie parole si scagliò contro di me dandomi un pugno sulla guacia destra facendomi cadere a terra e facendomi gemere dal dolore.

Ad un tratto getto il sigaro li per terra e lo pesto e poi rivolgendosi ad uno dei suoi uomini disse.

-Di agli uomini che sono alla villa di fare inruzzione e di uccidere tutti, nessuno escluso.-

Ma non appena diede l'ordine scese un altro suo scagnozzo dal piano superiore con una lettera; il signor Venero la apri, e non appena la lesse con sguardo sconvolto e con voce sbraitante urlò.

-Di a tutti di prepararsi, lui è qui, il maggiordomo è qui, è venuto a riprendersi il suo padrone; sorvegliate le mura; nn lasciate che entri un singolo topo, non lasciate che passi nulla!-

Nero corvino.Where stories live. Discover now