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Non c'è più alcun bisogno di indagare e cercare prove: Sam è uno dei principali sospettati, quella delle difficoltà economiche potrebbe essere una scusa. O, forse, un movente.
Non possiamo certamente accusarlo di essere l'assassino di Dana, almeno finché non troveremo una prova schiacciante che potrà incastrarlo, ma almeno so di dover restare alla larga da lui.

Sono già passate un paio di settimane. Faccio finta che Sam e Violet non esistano, e loro ricambiano. Da quel giorno in cui ho sentito la loro conversazione fanno qualsiasi cosa pur di evitarmi, forse spaventati che io possa scoprire dell'altro su di loro. Mi sono concentrata sullo studio, sull'alzare i voti con fatica.

Mi prendo cura di Bree, o almeno ci provo. Studio i suoi spostamenti e le sue assenze che si fanno sempre più frequenti. È sempre in giro, non mi dice mai cosa fa, oppure con chi esce. Quando rientra, invece, si mette subito a dormire senza rivolgermi la parola.
Al mattino, poi, torna di buon umore e mi parla come se fosse tutto normale. Il tutto succede ogni giorno, un circolo vizioso da cui non so come farla uscire. E non so nemmeno come uscirne io, a essere sincera.

Sebbene la mia vita stia avanzando in modo piuttosto tranquillo, non riesco mai a staccare la spina completamente. Gli ultimi mesi sono stati troppo intensi e non trovo il modo di togliermi di dosso la perenne sensazione di inquietudine con cui convivo. La morte di Dana, che si è rivelato un complesso omicidio. La scomparsa di Kate, ancora un mistero. La morte di Joy, la mia piccola amica, alla quale penso ogni singolo giorno. Sam e Violet, di cui pensavo di potermi fidare, che si sono rivelati i principali sospettati.

Sono in mensa con Bree, entrambe stiamo mangiando in silenzio e con i capi chini sui nostri piatti, quando qualcuno si siede davanti a noi. È Mary, la ragazza nuova.
Accenna un sorriso dolce, saluta sia me che la mia amica. Ho avuto modo di conoscerla meglio rispetto alla sorella minore in queste ultime settimane e si è rivelata una presenza piacevole. È una ragazza tranquilla, riservata, che ha sempre qualcosa di saggio da dire.

«Ciao, ragazze. Mi dispiace disturbarvi nel bel mezzo del vostro pranzo, ma, Aimee, ho bisogno di parlarti di Dylan» dice. Gioca nervosamente con una ciocca dei suoi capelli scuri e si mordicchia il labbro, arrossendo all'improvviso. Lo fa sempre quando nomina il mio amico, è cotta di lui.

«Di cosa si tratta? Ha combinato qualcosa?» chiedo.

«No, nulla di tutto questo» balbetta. «Solo... Si è lasciato con Ellie. È venuta lei a parlarmi e dirmelo, mi ha accusata di essere la responsabile. Secondo lei le cose si sono messe male poco dopo il mio arrivo. Tu cosa ne pensi?»

«Che l'avevo previsto» ammetto. Lascio cadere la forchetta sul piatto e sospiro. «Non è colpa tua, Mary, davvero. Però il modo in cui vi guardate... Vi siete lasciati secoli fa, certo, ma c'è qualcosa in sospeso e dovete parlarne. Prima di ferire qualcun altro.»

Annuisce. «Hai ragione.»

«A proposito, perché vi siete lasciati?» chiede Bree.

Mary sembra colta alla sprovvista dalla domanda, abbassa immediatamente lo sguardo. Lo fa ogni volta che qualcuno le chiede qualcosa di scomodo. «La mia famiglia ha tradizioni e origini particolari» spiega. «Ci siamo lasciati per una sciocchezza, ma al tempo sembrava un ostacolo insuperabile. Forse è stato meglio così, non saprei.»

«Cambiamo argomento!» Bree batte le mani, attirando la nostra attenzione. Questi suoi picchi di energia, che la colgono all'improvviso, iniziano a preoccuparmi. A parer suo è colpa della troppa caffeina che beve. Estrae un volantino dalla borsa e lo appoggia sul tavolo. «Ci sarete alla festa di Natale?»

Inarco un sopracciglio. «Festa di Natale?» ripeto.

Allunga il foglio verso di me.

Il Natale, qui alla Haldell, è imperdibile!
Corri subito a comprare qualcosa di rosso e vieni alla nostra imperdibile festa!
Il 24 dicembre alle 16:00.
Ti aspettiamo!
Non vorrai perderti le Luci?

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