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«Quindi il colpevole è Sam» dice Winter.

Cammino con il telefono incastrato fra la spalla e l'orecchio e con passo svelto cerco di raggiungere l'auditorium.
L'assemblea d'istituto cade una volta al mese ed è organizzata dagli insegnanti. È l'unico giorno, tra l'altro, in cui vediamo il preside fuori dal suo ufficio. Vengono organizzate le gite, gli eventi più importanti e anche consegnati i premi agli alunni migliori.
A volte tornano anche quelli ormai laureati per discutere del futuro brillante che hanno ottenuto grazie agli studi alla Haldell.

I corridoi della scuola sono deserti, tutti gli studenti devono essere già all'assemblea. Tutti, ovviamente, tranne me, che sono rimasta addormentata dopo l'ennesima notte insonne. Non riesco a togliermi dalla testa la rivelazione di Tom, il modo in cui, quando ha pronunciato il nome di Sam, il mondo si è fermato. Ho trattenuto il fiato per forse un minuto, come se qualcuno mi avesse tirato un pugno nella pancia. Come se mi avessero scavato dentro.

«Non possiamo esserne certe, Winter. Potrebbe aver comprato la droga per venderla a qualcuno, e magari quel qualcuno è colui che l'ha data a Bree. Potrebbe non essere colpa sua» ipotizzo.

È da ieri sera che il mio cervello formula mille ipotesi, che cerca anche solo un minimo dettaglio che potrebbe scagionare Sam. Ho passato la notte ripensando a tutte le parole che mi ha detto, a tutti i suoi gesti, a convincermi che non sia lui l'assassino che stiamo cercando. Eppure i fatti parlano chiaro: mi ha sempre tenuto nascosta questa cosa, e un motivo c'è ed è anche chiaro.

Perché? Per quale motivo si è finto mio amico? Perché aiutarmi nelle indagini? È sempre stato un suo subdolo piano? Ripenso a quando ci siamo baciati, a quando mi ha aperto il suo cuore: mi sento un'idiota. Mi ha usata, mi ha presa in giro, manipolata come gli faceva più comodo. Sono stata l'ennesima stupida che si è illusa di trovare del buono in una persona che non merita nemmeno un briciolo di pietà.

«Possiamo cambiare argomento?» mormoro, ricacciando indietro le lacrime.

Winter non capisce. Non comprende come io possa ancora difenderlo, ma in fondo sa che per me non è facile. Comprende come mi sento, questo forse è tutto ciò che conta e che mi dimostra che di lei, almeno, mi posso fidare. Non ho nemmeno ancora avuto il coraggio di confessare a Bree cos'ho scoperto. Non sono andata dalla polizia.

Non lo sa nessuno, solo Winter.

«Sai già cosa fare a Natale?» chiede la mia amica.

«No, sono indecisa. Non so se restare qui o raggiungere la mia famiglia a Forks» spiego. «Anche se l'idea di passare due settimane con mio padre non mi alletta molto, a essere sincera.»

«Non puoi andartene!» esclama, talmente forte che sono costretta ad allontanare il cellulare dall'orecchio. «Ti perderesti la festa di Natale sulla neve, sarebbe anche la tua prima volta! Non puoi mancare.»

Aggrotto la fronte. «Ad Hauntown nevica?»

«Il clima è sempre caldo durante l'anno, ma a dicembre nevica sempre. Hauntown innevata è uno spettacolo mozzafiato.»

Mi guardo attorno, completamente persa: devo aver sbagliato strada. Sbuffo e faccio dietrofront, cercando un qualche segnale che mi indichi dove si trova l'auditorium. «Ci penserò, ho ancora molto tempo per decidere.»

Imbocco uno dei numerosi corridoi della Haldell, dove due persone attirano la mia attenzione. La voce di Winter si fa più lontana non appena riconosco Sam e Violet. Mi si taglia immediatamente lo stomaco. Cosa ci fanno loro qui e perché non sono all'assemblea? Li guardo entrare, ignari della mia presenza, in una delle aule.

Ho un pessimo presentimento. Ripenso a Violet, la mia compagna di stanza nonché grande amica di Sam. La stessa che per mesi mi ha sempre ripetuto di tenere il naso fuori dal caso di Dana, di farmi gli affari miei o sarei finita nei guai. Forse tutti quei discorsi non li ha mai fatti per proteggere me, ma Sam. Gli stava coprendo le spalle. Non voglio credere che anche lei sia una bugiarda, che in qualche modo sia coinvolta. Eppure Joy me l'aveva lasciato intendere nei suoi fascicoli.

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