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Becky si svegliò presto quel giorno. Faceva caldo, si, ma non era per quello. Guardò il telefono per vedere la data. Aveva ragione.

Si alzò con fatica dal letto, per farsi una doccia rilassante, medicarsi il tatuaggio e poi vestirsi.

Indossò un vestitino nero corto, e ai piedi un paio di stivaletti dello stesso colore. Non si truccava quasi mai, e non lo fece neanche quel giorno, ma rimase davanti allo specchio per un po'.

Con il tempo la cicatrice che aveva sul viso era diventata meno evidente, ma comunque visibile. La sfiorò con le dita, ma non provò dolore.

Non ricordava molto di quello che era successo, a parte quello che le era stato detto, ma ricordava lo sguardo che aveva Chloe ogni volta che la vedeva. Come se si sentisse in colpa. Ma non era colpa sua. Non era mai stata colpa sua.

"Becky?" sentì qualcuno bussare alla porta e questo la riportò alla realtà.

"Avanti." si girò, dando ora le spalle allo specchio. Era Luke.

"Sono veduto a vedere se eri pro..." si fermò un momento e sgranò gli occhi "E quello che diavolo è?"

Becky si era già quasi dimenticata del tatuaggio, ma ovviamente Luke lo aveva visto. Non che fosse un segreto, aveva diciannove anni, faceva ciò che voleva, solo che lui non lo sapeva.

Involontariamente, si toccò il collo e sorrise. Luke stava ancora aspettando una risposta, ma lei gli fece segno di avvicinarsi e così fece.

"Non so se lo ricordi, o se lo sai, ma Chloe, mia sorella, mi diceva sempre di volermi bene fino alla luna. Perciò questo tatuaggio." alzò le spalle e Luke sorrise.

"Ti manca ancora?" la sua voce tremava, come se stesse nascondendo qualcosa, cosa vera tra l'altro, ma Becky non ci fece molto caso.

"Tutto il tempo. Ma tu mi hai detto che se ne è andata perché potessi avere un futuro. E anche se all'inizio non potevo capire come fosse possibile tutto ciò; come potesse essere stata capace di farlo, ora capisco. Anche io, se avessi una sorella più piccola, farei questo mondo e quell'altro per lei."

Luke non sapeva cosa dire. Si limitò ad abbracciarla forte.

"A te manca mai?" chiese lei, interrompendo il silenzio.

"Tutto il tempo." rispose lui sinceramente.

"Ricordo quando stavate insieme. Ricordo quando nessuno dei due voleva ammettere che vi amavate." rise lei di gusto, trasportando anche il biondo "Eravate davvero tanto buffi. Ma io e Baily avevamo sempre creduto che sareste rimasti insieme per sempre."

"Lo credevo anche io. In effetti è quello che credono tutti quando si è innamorati." fece una piccola pausa "Riusciresti ad immagine un futuro senza Will nella tua vita?"

Becky rimase stupita da quella domanda. Non se la sarebbe mai aspettata. Ci impiegò alcuni secondi per rispondere, ma solo perché in effetti non ci aveva mai pensato. Scosse quindi la testa. Ovvio che non poteva immaginare un futuro senza Will.

"Immaginavo. È così che ho capito che ero innamorato di lei. Sono stato con altre ragazze, ovvio, sia prima che dopo, ma quando pensavo ad un futuro senza di loro, non mi mancava il fiato, non mi faceva male lo stomaco. Con tua sorella sì, invece."

"Se dovesse tornare adesso?" quella domanda le uscì spontanea, e quasi si sentì in colpa per averla chiesta.

"Adesso sarebbe complicato." Becky annuì triste, e Luke cercò di risollevarle il morale "Immagina se dovessimo essere tutti qui e io dicessi qualcosa tipo 'Hey Chloe ti aspetto in camera' e al suo posto trovassi mia figlia." Luke scosse la testa divertito e Becky scoppiò a ridere.

"Oddio no! Perché lo hai detto?" non riuscivano a smettere più di ridere.

"Cosa c'è da ridere?" chiese Andy, entrando in camera.

"Niente di speciale. Roba da ragazzi." disse Luke alzandosi dal letto, seguito dalla ragazza.

"Sì solo che tu non sei più un ragazzo." rispose il padre, per poi rivolgersi a Becky, che non aveva smesso di ridere "Tu sei bellissima."

"Grazie." gli sorrise prima di abbracciarlo.

Ricordava bene la prima volta che aveva parlato con lui. Le era sembrato un tipo freddo, come se non le importasse niente di lei.

Era stato dodici anni fa, quando Luke l'aveva portata a casa sua, dopo che Chloe era scomparsa. Becky era stretta alla mano di sua madre, che si era trasferita con lei in quella casa.

Liz le accolse subito, e Luke le aiutò a sistemarsi nelle varie stanze. Quel giorno Becky scoprì anche che sua madre lavorava per loro.

E poi c'era Andy. Se ne stava seduto sul divano a guardare una qualche partita in televisione, mentre beveva una birra, quando arrivarono.

Luke portò la bambina per presentarla al padre, che era impassibile. Certo, Andy sapeva la storia, ma non gli importava molto della bambina. Sapeva che suo figlio sarebbe stato al sicuro e questo era l'importante.

Luke insistette affinché guardò la bambina, che era ancora spaventata. Così alla fine lo fece, e non riusciva a levare lo sguardo dalla cicatrice.

Luke glielo fece notare, ma l'unica cosa che ottenne dal padre fu una sua richiesta di sapere come se l'era procurata. Becky scoppiò a piangere e Luke la portò via, in braccio, dicendo cose poco carine.

La bambina aveva deciso che da quel giorno lo avrebbe odiato.

Ma non era vero. Perché con il passare del tempo, i due si erano avvicinati parecchio. Andy le voleva bene e così anche Becky. E quella cicatrice ora era come invisibile.

"È ora di andare." disse, infine Andy, uscendo dalla porta.

I due ragazzi rimasero da soli ancora pochi secondi prima di uscire, ma furono abbastanza perché Luke sentisse quello che aveva da dire Becky.

"Ogni giorno, oggi, mi sembra di rivivere la sua morte. E questo mi uccide."

ManhattanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora