Capitolo 9: Lee Chan

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«Scusi, signora Jung, io non volevo...» parlo allora con voce spezzata, azzardandomi ad appoggiarle una mano sulla spalla e a guardarla con fare comprensivo, come potrebbe fare una madre con il proprio figlio.

Anzi, proprio come faceva mia madre con me, quando ero piccolo e mi mettevo a piangere se gli amici mi rubavano i giocattoli.

Ah... Mia madre, quanto mi manca. Non so come ho fatto a tirare avanti senza di lei per tutti questi anni, ottenendo per di più risultati molto soddisfacenti dalla vita, tuttavia non passa un giorno in cui io non pensi a lei.

Perché la mamma... beh, anche se non c'è più, è sempre la mamma.

Improvvisamente sento la signora Jung che mi stringe in un forte abbraccio, lasciandomi a dir poco spiazzato e ponendo fine a tutte queste mie riflessioni.

Un abbraccio insolitamente caldo, pieno di affetto.

«A-aveva 16 anni, proprio come te, caro Chan. Fino ai 14-15 anni era sempre stato il prototipo del bravo ragazzo, studiava molto, era bravo nello sport, e beh... sì, sai, insomma, era il figlio che una mamma come me avrebbe sempre desiderato. Ma sai, poi con l'arrivo nella sua classe di un ragazzo che faceva parte di brutti circoli, un tipo piuttosto scatenato per la sua età, tutto ragazze e night club, anche mio figlio pian piano ne fu contagiato e prese ahimè quella strada. Io sapevo che cosa stava passando, quindi alla sera gli dicevo sempre "Songmin, stai attento, non ti fidare. Non andare a cacciarti nei guai". Ma lui, imperterrito, non badava affatto ai miei avvertimenti da madre, e d'altronde come potevo pretendere che lo facesse? Ormai era entrato in un così brutto giro, e io lo sapevo bene. Però, pur tentando di tirarlo fuori, non ci sono mai riuscita. Suo padre, poi, non faceva che peggiorare la situazione: si mostrava sempre menefreghista e mi lasciava fare tutto da sola, ma invano. E così, tutto è successo in pochi mesi: una delle tante uscite in discoteca, l'assunzione di solo Dio sa cosa, il coma, e poi... e poi...» mi racconta la signora con una voce carica di dolore, tenendosi ancora avvinghiatissima a me e impedendomi quasi di respirare.

Cavoli... Dire che sono sconvolto da tutto questo racconto sarebbe dire poco.

Non immaginavo affatto che la signora Jung, pur avendo ormai quasi 50 anni ed essendo all'apparenza tutta frinzili e fronzoli, avesse alle spalle un passato così oscuro a causa della morte del suo caro figliolo.

Ma, ora che ho finalmente capito il perché di tutti questi suoi comportamenti amorevoli nei miei confronti, la vedo con occhi completamenti diversi. In pochi minuti è cambiato tutto, nella mia mente.

Già, perché fin dall'inizio non avevo idea del fatto che anche all'infermiera Jung potesse essere successo qualcosa di brutto, proprio come a me.

E io che credevo di avere avuto tante sfighe nella mia vita...! E invece, a quanto pare, non è affatto così. C'è sempre chi sta peggio di noi, ma spesso tendo a non ricordarmelo.

Per questo ora mi rendo conto che lamentarmi per colpa del mio stupido naso non è niente, confrontandolo alla sua grave perdita e a tutto ciò che l'infermiera Jung ha passato anni addietro, e per cui secondo me soffre tanto ancora oggi.

Perché tutta questa mia foga, tutta questa mia iperattività nel vivere e nel cercare di cogliere tutte le opportunità al balzo, forse, in realtà, non è propriamente ciò che mi realizzerà appieno nella vita.

Già... Ho sempre dato per scontato che mi fosse tutto dovuto, nonostante la precoce morte di mia madre.

Ho sempre contato molto, anzi troppo, su me stesso, credendo spesso che ottenere i successi nella vita fosse l'unica cosa importante, ma mi sbagliavo. Eccome se mi sbagliavo.

Sono stato veramente uno stupido. E me ne rendo conto solo ora.

Ho anteposto i miei interessi inutili a qualcosa di ben più grande.

Forse dovrei veramente smettere di pensare solo alle apparenze e alla mia carriera, forse ciò che sta facendo mia sorella per me non è poi così importante.

Sostituirmi nella carriera da idol. Perché?

Oh... È stata una cosa così stupida. Che razza di idea mi è passata per la testa, volendo mettere nei guai sia lei che me?

Forse dovrei scusarmi con lei e permetterle di tornare di nuovo qui, a casa nostra, in Corea, come Lee Yoonji, smettendo questa stupida farsa. Perché in fondo so benissimo che ciò che lei sta facendo, nonostante non le piaccia affatto, lo fa proprio solo per vedermi felice.

Perché lei, a differenza mia, pur non dimostrandolo affatto, in realtà ha sempre tenuto a me più di ogni altra cosa. Senza badare troppo ai successi, alla competizione, ai soldi, alla fama... a tutte cose inutili.

E solo ora mi sono reso conto di quanto io sia stato egoista in tutto questo tempo: già... perché in realtà io sono già felice, e lo sono sempre stato, con la mia famiglia al mio fianco, senza bisogno di altro.

Per questo penso proprio che la mia stupida carriera di idol possa anche andare a farsi benedire, a questo punto.

13 Boys, 1 Heart ❥SEVENTEENWhere stories live. Discover now