Sbuffo e scendo dagli spalti. La raggiungo con difficoltà, schivando tutti gli studenti che barcollano, ballano o che ricoprono il pavimento di goccioline. Non appena Joy si accorge che la sto raggiungendo, sgattaiola fuori dall'edificio. Sento i suoi passi lungo il corridoio buio e silenzioso e mi vengono i brividi. Sembra la scena di un film dell'orrore. Dall'altro lato, però, mi sto innervosendo: di sicuro l'obiettivo della serata non era quello di giocare a nascondino con una ragazzina.

La trovo seduta su una panchina, sta guardando le stelle. Si tiene le gambe strette al petto. «Deduco che la visita alla spiaggia non sia andata poi così bene» dice.

Porto la mano al labbro. La ferita ormai è quasi del tutto scomparsa, ma la paura no. Soltanto ripensare a quel momento mi fa venire i brividi. «Joy, cosa ci fai qui a quest'ora? È tardi» ribatto, ignorando il suo tentativo di parlare di quella dannata spiaggia. Spiaggia che mi ha detto lei di raggiungere, tra l'altro.

«Voglio aiutarti nelle indagini» risponde.

«Prima di tutto, non sto facendo nessuna indagine. Non sono una poliziotta. Seconda cosa, anche se decidessi di approfondire meglio ciò che è accaduto a Dana, non chiederei mai aiuto a te. Non se ne parla, è troppo pericoloso e tu sei solo una bambina.»

Si mette a ridere. «Non mi accadrà nulla!» esclama.

Continua a non guardarmi in faccia, i suoi occhi sono puntati sulle stelle come se fosse ipnotizzata, e io sospiro.
È solo una ragazzina, come pensa di poter sopravvivere contro un assassino? Sta cercando di giocare con qualcuno di molto pericoloso, finirà per farsi ammazzare in questo modo o, nel migliore dei casi, finirà nei guai. Mi ricorda molto mia sorella Jennifer, sono entrambe minute e curiose. Mi dispiacerebbe se dovesse accaderle qualcosa e sento il bisogno di proteggerla.

Tento di parlare, ma mi interrompe prontamente. «Voglio mostrarti una cosa, seguimi.»

Si alza e inizia a camminare. Non è difficile capire dove mi sta portando dato che faccio questa strada praticamente ogni giorno per andare a trovare mia sorella.
Il mio cuore, per un momento, si ferma. Se Joy finisse nei guai, potrebbe accadere lo stesso a mia sorella. Sono compagne di stanza, in fondo, e Jenn non sa mai farsi gli affari suoi. Se Joy decidesse di indagare su questo misterioso assassino, il primo posto in cui lui potrebbe andarla a cercare è la sua stanza. Non sarebbe difficile per lui accedervi se è uno studente della Haldell. E se mia sorella si trovasse in stanza proprio in quel momento non avrebbe scampo.

La porta è stata decorata con disegni di libri e di candele, il che mi incuriosisce. So che non è stata mia sorella, non è il suo stile, deduco quindi sia stata Joy. Avranno un significato preciso?

Non appena entro nella stanza, mia sorella mi saluta con un forte abbraccio. Sento che mi parla, ma la sua voce non mi arriva. Tengo lo sguardo puntato su Joy, una mina vagante. La guardo estrarre un raccoglitore blu da sotto al letto, che allunga verso di me. Mi sento isolata dal resto del mondo, la paura mi attanaglia. Ho paura per Jennifer, ho paura finisca nei guai. Non me lo perdonerei mai.

Prendo il raccoglitore e inizio a sfogliarlo. È colmo di fogli e buste. La prima pagina è un indice con i nomi di tutti gli studenti della Haldell in ordine alfabetico.

Sotto la "R" ci sono anche io, con vicino il numero di una pagina. Quando la leggo, mi vengono i brividi: c'è uno spazio vuoto, probabilmente dove dovrebbe essere quella foto che mi ha chiesto in cambio delle informazioni su East Coast Rover e che non le ho mai fornito.
Non sembra essere stato un problema per Joy, però, perché sotto ci sono una serie di altre foto: io all'appuntamento con Sam, io insieme a Violet e Jena in mensa, io mentre studio insieme a Bree.

Quando diamine le ha fatte e come ho fatto a non accorgermene?

«Joy...» La voce mi esce spezzata, la gola è secca e serrata per l'inquietudine che mi paralizza tutto il corpo. Sono costretta a schiarirmi la voce prima di parlare di nuovo. «Cos'è tutto questo?»

«Joy è gli occhi e le orecchie della scuola. Lo fa da quando è scomparsa quella ragazza, Dana. Non è forte?» chiede mia sorella.

Sgrano gli occhi. Queste parole da parte di mia sorella mi sconvolgono, come può parlarne con così tanta tranquillità? Quello di Joy è vero e proprio stalking, non è niente di sano e nemmeno qualcosa da ammirare. Il fatto che mia sorella sappia di tutto questo è ancora più sconvolgente, vuol dire che Joy la sta lentamente trascinando con sé.
Parla di Dana e della sua scomparsa, è a conoscenza delle indagini della sua compagna di stanza... Dovrei chiedere al preside di cambiarla di stanza, oppure avvisare mio padre.
Più tempo passerà con lei, più mia sorella inizierà a condividere i suoi stessi interessi e potrebbe finire male.

«Ho paura possa accadere la stessa cosa che è successa a Dana a qualcun altro, così tengo tutti sotto controllo. Mi assicuro siate vivi la mattina e la sera e, nel caso qualcuno mancasse alla conta, saprò dov'era l'ultima volta e con chi. Sarebbe facile trovare il colpevole, in questo modo. Un gioco da ragazzi. Un passo falso e Dana avrà giustizia e tutti saranno salvi.»

«Joy, non è una cosa sana, devi finirla.»

«No» ribatte, con le lacrime agli occhi. «Mia cugina viene alla Haldell, era amica di Dana. Potrebbe essere lei la prossima.»

«Secondo te è vero?» interviene mia sorella, rivolgendosi a me. «Dana è stata uccisa?»
«Non lo so» balbetto, in difficoltà.

Joy mi strappa il raccoglitore dalle mani ed estrae due buste. Me le passa e nasconde nuovamente il suo archivio personale sotto al letto. «Riguarda Violet Power, la tua compagna di stanza. È il suo fascicolo.»

La guardo e mi si stringe il cuore. Ecco cosa ha causato la morte di Dana: tutti sanno che si è trattato di un omicidio, ma nessuno ha il coraggio di ammetterlo.
Fa paura.
Fa paura pensare che ci sia un assassino a piede libero, magari qualcuno che la vittima conosceva. Magari il nostro compagno di stanza o di banco.
È questo che fa la paura: ci consuma, ci annebbia il cervello, ci toglie la lucidità.

La paura ha reso una tredicenne estremamente paranoica. Una ragazzina che ha tutta la vita davanti, ma che sente di poter morire da un momento all'altro o perdere qualcuno che ama. Ha paura per sé e per gli altri. Le è stata strappata l'innocenza.

Guardo mia sorella, penso che anche lei potrebbe sentirsi allo stesso modo. Mi sono sempre ripromessa di proteggerla, ma alla Haldell è impossibile. Non con un pazzo a piede libero.

Queste paure devono finire e sarò io a farle terminare.

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